Thursday, November 22, 2018

N.48 NS (Nuova Serie) - 23 novembre Venerdì - S. Clemente I Papa e m. - pensiamo positivo -

N° 48 NS (Nuova Serie) Venerdì 23 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.


1980: Terremoto in Irpinia
Detto di frati francescani:Se il corvo scende alla valle - accendi il fuoco e prepara lo scialle
Seneca:  Qui timide rogat - docet negare  Chi domanda timorosamente - insegna a rifiutare

Recordatio  Diari 1944 - 45 Il passato si riaffaccia
Nonostante il nuovo corso degli eventi restano sempre affollate le cucine dei circoli San Pietro, ove eravamo ricorsi in molti.  E’ chiaro che permane uno stato d’indigenza notevole. La guerra si è allontanata da Roma, ora gli scontri si svolgono nelle zone centro-nord, specie toscane ed emiliane, mentre i tedeschi rafforzano la Linea gotica, la Cassino del nord.  Alcuni amici che hanno passato le linee ci informano di quanto avviene nella Repubblica, ci parlano dello shock per la perdita di Roma, dei franchi tiratori fiorentini finiti in buona parte fucilati, delle barbarie compiute dalle bande comuniste e slave in Italia e nelle zone confinarie. Per loro non è da escludersi un capovolgimento della situazione a seguito di armi segrete che saranno presto utilizzate, in confronto alle quali i missili V1 e V2 si dimostreranno gingilli; danno poi come non impossibile una pace separata con l’URSS o, inversamente, l’attacco all’URSS da parte di alleati e tedeschi, con un clamoroso cambio di fronte. La buona fede è encomiabile. Non se ne avvedono ma dicono un mare di sciocchezze. Noi che abbiamo visto chi, come e quanti sono gli alleati, siamo più realisti e non ci facciamo illusioni. Ad ogni modo accettiamo di restare legati al Duce più per l’ideale che per altro. Decidiamo così in pochi, con scarso entusiasmo, di costituire dei gruppi pro RSI. Nel mio nucleo ci inventeremo la denominazione S.A.R., Squadre Azione Repubblicane, copiando il nome dalle più note S.A.M. Squadre Azioni Mussolini, già attive nel centro-sud, delle quali alcuni membri sono stati da poco fucilati dagli americani, riprendendo il tutto in un macabro spettacolo ove si vedono degli scalcagnati ragazzi uccisi da paghi signori della guerra. Cosa poi noi si debba combinare non lo sappiamo, comunque nulla di decisivo. Di servizi informativi non ce n’è bisogno, poiché gli americani, nella loro opulenza, fanno tutto alla luce del sole, per non dire poi dell’inutilità di eventuali sabotaggi. Eppure prima che tutto finisca passerò le linee e svolgerò un paio di missioni a Milano, una nostra e una per conto dei preti. Per il nostro ridotto daffare utilizziamo un locale di rifugio antiaereo. Organizzo un’efficiente mini stamperia, acquistando nel mercato parallelo di Porta Maggiore, tipo il Porta Portese odierno, una cassetta di caratteri e alcune barre da composizione USA, altri procurano delle risme di carta, tamponi e tubi d’inchiostro, prelevandoli da un’ex sede del fascio occupata dal PCI, così stampiamo rustici manifestini inneggianti al Duce e alla RSI che di notte (siamo sempre senza illuminazione pubblica), gettiamo in strada. .....segue

Probabiliter  Avventure alla Tom Sawyer (da sconsigliare)
Una delle passioni della gioventù fu quella del dedicarmi ad una anomala speleologia, applicata al mondo sotterraneo romano. Pur se il Duce c’entra poco finirà per farci capolino. Nel luogo ove abitavo, circondato da aree fabbricabili che presto spariranno, erano presenti più “grotte” che noi ragazzini occupavamo nei tratti d’inizio per fare le stesse cose che avremmo potuto svolgere all’esterno o casa. Ma una grotta è affascinante, segreta, misteriosa. La zona più interessante era però quella della nostra scuola e sede GIL, limitrofa al parco dell’Appia antica. Qui erano numerosi i cunicoli che s’inoltravano nelle viscere del suolo, specie ex cave di pozzolana d’epoca romana, a volte utilizzate come catacombe, e usate anche successivamente sino a tempi recenti. Così un Sabato, durante le esercitazioni, con la guerra iniziata da poco e la psicosi delle “spie” (Taci! il nemico ti ascolta!) uno dei nostri, che viveva nei pressi, disse che sarebbe stato bene controllare un antro a lui vicino perché dalla finestra, verso notte, aveva notato qualcuno che entrava usando una luce tascabile misteriosa. Non l’avesse detto, in noi si scatenarono fibrillazioni multiple! Vedemmo spie e agenti nascosti, qualche deposito di armi, una centrale Radio - Telegrafica nemica. Decidemmo di vedere. La sera saremo da lui constatando che qualche movimento sospetto c’era e una luce non protetta tagliare l’oscurità. Allora il giorno dopo, domenica, dicendo alle famiglie che c’era riunione GIL, ci trovammo in loco con mezzi di fortuna per la ricognizione ipogea (una lampada a torcia, dei pezzi di candela, che con la guerra erano sempre in casa, due bicchieri per tenerle senza farle spegnere da spifferi). Facevamo gli spavaldi ma in effetti avevamo una strizza a non finire, era la prima volta che ci addentravamo seriamente in gallerie ignorando come sarebbe finita. Entrammo, eravamo in cinque e ci inoltrammo. In terra non c’erano segni passati di binari Decauville o altri, la luce della lampada era penosa, eppure dopo poco sembrò sufficiente. La galleria era unica, senza diramazioni. Accendemmo anche una candela in un bicchiere, poi l’imprevisto. Inaspettatamente sia la torcia, sia la candela, pur con la loro scarsa luce, non mostrarono più nulla in avanti, retro, lato.  Dove ci trovavamo? Attivammo un’altra candela e, tenendo le luci ferme, notammo di essere finiti al centro di una sala di smistamento ove sbucavano tre o quattro gallerie. Da dove venivamo? ci eravamo mossi, l’orientamento non esisteva, il buio, mistero, “fifa” accentuavano le nostre preoccupazioni. Fatto è che decidemmo di tornare imboccando una via sbagliata. Poco dopo superammo una frana della notte dei tempi e poi, già percepito prima, si fece sentire sempre più forte un rumore vorticoso. Era un torrente sotterraneo stretto ma di incredibile portata, che non avrei mai pensato potesse scorrere con tale impeto a pochi metri sotto il suolo. Ci guardammo, avanzammo sui bordi sino un vicino passaggio asciutto. Facemmo sosta e ragionammo; un paio di noi, che non volevamo portare, si misero a piagnucolare dicendo che una scolaresca si era persa per sempre nelle catacombe vicine (ciò era detto dagli anziani, non credo fosse vero). Ci imponemmo calma. Frattanto era passato del tempo e la tascabile diveniva più fioca. Buon per noi avevamo diverse candele. La poca luce mostrava la superficie della volta dalla quale pendevano stalagmiti e serpentelli aggrovigliati, erano le radici penculanti di qualche  pianta sovrastante. Per fortuna avevamo detto in casa di essere con la GIL (non in adunata, eravamo in “borghese”) ma una soluzione per uscire doveva venire. Provai con qualcosa che riuscì. Mi era parso di sentire un filo d’aria e allora presi una candela, senza il bicchiere di protezione e, alzandola, osservai la fiammella che si muoveva secondo il soffio che percepiva. Mi spostai e vibrò per uno spiffero più consistente. Ci spostammo di poco giungendo in un altro vano di smistamento col soffitto crollato e qualche apertura angusta che s’intravedeva, da li veniva l’aria. Il problema non era ancora risolto, decenni o secoli di abbandono avevano fatto si che il luogo, oltre di massi, fosse coperto da arbusti tanto fitti da far trapelare solo barlumi di chiarore. Però l’uscita era trovata. Vennero fuori dei coltellini, uno più consistente, un bastone e, dopo aver cercato un punto con rami meno folti, ci demmo da fare per aprire un varco riempiendoci di graffi. Ne venne così un buco largo un mezzo metro. Il primo di noi, il più “sottile” riuscì ad infilarsi e uscire. Ci disse che fuori non c’era nessuno, egli comunque ci avrebbe data una mano e, se necessario, chiesto aiuto. Con cautela feci uscire tutti spingendoli per piedi e sedere, incurante di qualche loro grido di dolore. Alfine uscii io con la coscienza a posto per essere stato l’ultimo a lasciare. Facemmo una visita alla GIL che quel tardo mattino era ancora aperta, ci riassettammo e tornammo a casa in condizioni pietose, faticando a ché i genitori non reclamassero col comandante per l’esercizio d’addestramento che ci avevano costretti a svolgere (ognuno dirà di essere finito in un cespuglio spinoso e poi, tutto sommato, credo di avere esagerato, saremmo stati malconci si, ma non a brandelli). Dopo alcuni giorni tornammo più attrezzati, la torcia con pila nuova, candele, un lume a petrolio. Ma sul tutto primeggiava un grosso gomitolo di filo di cotone da svolgere in terra, quale refe d’Arianna, che ci avrebbe sempre riportati fuori. La conclusione sarà che trovammo la fonte dei nostri sospetti. Presso l’entrata si apriva un passaggio sfuggitoci perché poco evidente per la vicinanza e noi non ancora usi al buio, con un giaciglio di qualche sbandato (non c’erano i “barboni”, disperati si) che poi incontrammo. Era della zona, lo conoscevamo un po’ tutti come “Romoletto” e i romani anziani potrebbero ricordarlo, soffriva di tic ricorrenti a seguito, si diceva, del morso d’una tarantola. Era lui che aveva stabilito in quel luogo il rifugio caldo d’inverno e fresco d’estate. Chiaro che lo lasciammo stare e l’aiutammo pure. Ricordo che per vari giorni gli portai uno sfilatino con verdura cotta che, assente in quel periodo mia madre, mio padre mi lasciava per il pranzo. I filoncini erano due e li divisi fra me e lui, seguendo un po’ di dieta inusuale per l’età e appetito. Suggerii pure al poveraccio di riempirsi con acqua. Noi invece in uno slargo vicino pensammo di creare un rifugio segreto, soprattutto per renderci importanti coi coetanei e le ragazze. Ci affiggemmo un poster del Duce, ci portammo qualche altra cosa ma ci andammo solo un paio di volte. Bastava sapere d’averlo. Pensammo pure di utilizzarlo quale base occulta qualora gli inglesi avessero occupata Roma (quando mai! se vincevamo dappertutto). Francamente allora e poi non seppi spiegarmi questo insieme di incoscienza, irrazionalità, superficialità. Restò il fatto positivo che ci mettemmo coraggio e decisione (avrei voluto vedere se ci fossimo persi sul serio chi sarebbe venuto a “salvarci”). Confermo d’aver detto di un fatto reale, non so quanto pericoloso (anzi, certamente pericoloso). E in seguito ce ne furono altri che lo ricalcarono, ma è inutile approfondire e ripetersi, sarebbe noioso e di poco interesse

Consideratio Remind odierno
Un tempo non remoto ci arrovellavamo coi primi cellulari e ingombranti PC ai quali tentavamo di spremere il massimo delle loro possibilità. Io, dopo una esperienza Commodore Vic 20, con cui giocavo a scacchi, passai al Commdore 64 con le sue appendici stampante grafica, plotter, penna e tavola grafica, tastierino e sintonizzatore musicale, memoria 256K, addirittura VIDEOTEL, un barlume delFace-Book che verrà. Poi il passaggio al Commodore 128 con memoria oltre 600K il quale mi faceva di tutto, specie col suo Word, Data Base, tavola numerica e plurimi accessori. Esso esprimeva uno dei massimi di noi  ragazzi e più attempati d'allora. Bene, sono sceso nel mio Museo Kompos-garage-cantina e il blocco 128 è salito di quattro piani e ha trovato alloggio sulla mia seconda scrivania. Una prova veloce già l'ho svolta e ho deciso, per alcuni cose non primarie, di socchiudere gli occhi, sognare, illudermi di regredire nel tempo pur se il mini telefonino Samsung, tecnologico cento volte di più, stia a rammentarmi di tenere i piedi nella ostica terra. Però sognare non è proibito, non ci danneggia, e io sogno.

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3 comments:

Francesco said...

Wind e in tiltö

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella, Ariel e tutti. Hai ragione, Francesco, sognare non costa nulla, anzi aiuta moltissimo: ti immagino, come hai detto, con gli occhi socchiusi, ad eliminare i segni solo visivi del passaggio di 30 e passa anni, sfiorare i tasti del Commodore, sentirne il "clack" plastico ad ogni battuta, e finanche sentire il caratteristico odore della tastiera , che anche io ho ancora nel naso... Nella 'Recordatio' di oggi citi le notizie che i tuoi amici che avevano passato le linee ti riportavano dal nord, fra cui quelle concernenti i massacri nell'Istria: proprio stasera - si deus keres - andrò a vedere il film "Rosso Istria", che narra proprio quei fatti seguendo la vita di Norma Cossetto, giovanissima istriana violentata, torturata, uccisa e infoibata dai titini solo per il fatto di essere italiana. Ti chiamerò e te ne parlerò, insieme ad un'altra cosa che ha commosso me pensando a te... Buon fine settimana a tutti!

Francesco said...

Buondì Rob, rispondd solo oggo in quanto ieri venerdi ho avuto tuttoi il giorno google in tilt per motivi tecnici di Wind. Per il Commodore 128 so bene che mi sewrvirà a poco e niente cos' come se avessi attivatyo il C64 o il Vic 2o, evitati in quanto arebbero reoppo sfigurato con la realtà odierna, eppure l'ho scelto fra il C64 e il VIC20 pur presenti. il 128 mi ha ocupata mezza scrivania fra tastierona, schermo originale lungo mezzo metro, memoria aggiuntive di 526K che allunca la consolle di un palmp, poi colegati Datassette, le due cassette del 1541 e 1581, aggiungo il Joystick e il mare di cavi da collegare e gestire. Questa la configurazione bese, c'è poi fa notare che il C128 emula anche il C64 così si aggiungeranno gli infiniti optional del C64. La mezza scrivania che prende l'hardware alla fin fine regclama per sue esignze ancgùhe l'altra mezza metà, che accoglierà optional C64 e contenitori di dischi per il 2 PC, contenitori di nastri non esclusi . Il 128 era un PC da grandi coi suoi due sistemi operarivi il Kernal e il CPM col suo elaboratore Z80 che lo parificavano ai PC MSDOS d'allora. Comunque, lo ripero, mi piace sognare e ciò è stato per me, materialmente, oltre che psicologicamente, un ritorno al furtuob-