Monday, October 1, 2018

Ottobre 02 2018 Martedì. n° 2714 + 8 NS  (nuova serie). 
Pensiamo positivo.

Recordatio  Segue: L'Umbria di mia madre 
Per questa mia scappatella non ricordo di avere ricevuto scapaccioni o sculacciate, penso che qualcuno me ne sia stato somministrato. Ugualmente non so come abbia potuto allontanarmi tanto per raggiungere una meta prefissata nella mente, il prato ove avevo giocato giorni prima con i cugini, ivi condotto da mia madre e qualche zia. Sono certo ad ogni modo che se non si fosse attivata la gazzarra per ritrovarmi me ne sarei tornato a casa senza fretta e timore. I miei interessi perugini sono più intensi e avvincenti di quelli romani. La casa dei nonni è tale un castello di fiabe. È una costruzione di secoli prima, all’interno mobili antichi, lampadari liberty, soprammobili colorati, merletti, bambole e oggetti originali. Essa occupa il secondo e il terzo piano, che è pure l'ultimo, di un vecchio fabbricato di abitazione (come altri del quartiere), con le finestre più alte che guardano sui tetti circostanti coperti di tegole, ove spuntano comignoli e ruotano galli metallici indicatori del vento e regolatori dei fumi. Vi sono due grandi stanze da letto, un ripostiglio buio, lungo e stretto, un salotto, un gabinetto rustico e vasto nel sottotetto, al solito senza vasca e bidet, una cucina-tinello con focolare, camino, acquaio, e una camera di disbrigo - ospiti. Nel ripostiglio giacciono cesti d’indumenti e oggetti dell'ottocento-primi novecento con cui noi bambini traffichiamo, soprattutto travestendoci con fantasia. Sono presenti strane strutture in vimini, impilate, le quali, mi spiegano, un tempo erano portate dalle donne sotto le gonne per ampliarle, come la moda voleva. Inutile dire che il tutto farebbe oggi la felicità di ogni antiquario; purtroppo alla morte dei nonni, avvenuta nel periodo difficile della seconda guerra mondiale e dopoguerra, tutto è andato disperso (nei medesimi tempi se ne andranno i nonni romani). Anche gli zii e zie vivono in edifici analoghi, con scale ripide e buie. Le case però sono piene di vita, allegria e oggetti interessanti. Come non ricordare una bici francese per ragazzi a ruota fissa, gomme piene, in legno, comprese le ruote (solo pedali, ingranaggi e catena metallici), sulla quale siamo più volte caduti? E la bici dei bersaglieri a ruota fissa e gomme piene? O il binocolo della guerra mondiale? E la cornetta di ottone dei bersaglieri? Poi, meraviglia, una vera macchina del cinema, con illuminazione ad arco voltaico, moderna per allora, di uno zio che in seguito mi regalerà sia la tromba, sia varie pellicole? In una di queste case c'è anche un orto ricavato in un’area sotto le mura cittadine, ove non si raccoglie mai nulla poiché noi piccoli mangiamo ogni cosa ancora acerba con la scusa di controllarne la maturazione. Le locuste non avrebbero fatto meglio.

Probabiliter 
Gossip - Attenzione alle apparenze
Ho già detto che diversi dipendenti della mia società di lavoro, soprattutto dirigenza intermedia e massima, me compreso, alloggiavano come Benefit nel palazzotto di Porta Maggiore già residenza suburbana dei nobili Albani coi loro cardinali e papi. Al mio piano era un giovane direttivo di fresca nomina, esperto in grani e materie prime. Al piano sottostante la Dirigenza massima, negli altri personale di vari livelli, comunque qualificato rispetto la media operaia e impiegatizia, rigorosamente esclusa nell’applicazione di un apartheid di fatto e diritto. Bene, il Dott. X, persona calda di corpo e sesso, transita con l’auto per la Piazza sottostante quando una signora di livello e di figura lo fissa e gli sorride provocantemente, almeno per lui. Non sia mai che un maschio resti indifferente. Il Dott. X recepisce il sorriso-avance, si accosta al marciapiedi e, usando il tu: …”nessun problema per la tariffa, andiamo a casa tua?” Il dramma è solo all’inizio, infatti: ”Dottore non mi riconosce? Sono la signora X, moglie del suo Direttore, abitiamo al piano sotto di lei e ci incontriamo spesso”. Al neo-dirigente prende un infarto e nel tentare di far qualcosa ingarbuglia la matassa dicendo che l’aveva riconosciuta subito e forse si era espresso male dalle intenzioni di rispetto e cortesia. La signora infatti, nel rientrare a piedi da una commissione, aveva ritenuto salutarlo vedendo che lui, in macchina e a qualche metro di distanza, l’aveva fissata con insistenza, come un segno di averla evidenziata. Solo che una signora non anziana, ben messa più del consueto, non era stata riconosciuta dal collega. Ne verrà che lei non parlerà molto del fatto mentre lui, nel tentativo di minimizzare la gaffe per la quale dava scontate conseguenze dure, ne parlerà fin troppo a mò giustificativo finché il suo Capo, bene o male, ne verrà a conoscenza e la scenata nei nostri uffici rimase proverbiale. Ovviamente al tutto si accompagnarono sorrisetti occulti di tutti, compreso il Direttore Top, noto viveur. Comunque per un bel po’ il Dottor X entrerà in quarantena di promozioni e riconoscimenti. Buttarlo fuori no, per questo provvedimento fu graziato. Ma repetita iuvant. Sempre il Dottor X tempo dopo si fece beccare dalla polizia in un luogo appartato dell’Eur, allora poco abitato, nella sua grossa auto, praticamente nudo, accompagnato con una sciantosa in atteggiamenti inequivocabili. Oggi a ciò non si fa più caso ma negli anni sessanta erano infrazioni pesanti che comportavano denunce e conseguenze fastidiose (era l’epoca in cui le ballerine TV le facevano danzare coi mutandoni). Ebbene il Dottor X verrà denunciato e a suo prò, onde sistemare il peggio, interverrà il solito Commissario in rapporti con la Società e il Capo Generale suo amico. Ebbene il Commissario, sentiti gli agenti, gli spiegherà due particolari, cioè che la pattuglia del buon costume aveva pur pensato di lasciar perdere, multa a parte, anche perché lui seminudo giunse a inginocchiarsi vergognosamente davanti loro pregandoli di non rovinarlo (soliti problemi per moglie e figli), però aveva pensato pure di offrire sottecchi ben cinquantamila lire al Capo dei tre, cifra importante, e il brigadiere l’aveva presa male, tanto da far seguire verbali e denuncia penale. Per questo il Dottor X poteva essere pure arrestato ma fortunatamente si riuscirono ad evitare conseguenze penali. Il tutto venne a sapersi sia tramite le segretarie e segretariette di Direzione, nonché per le solite giustificanti banali del Dottor X che parlava troppo. Anche la moglie ne verrà edotta e, almeno per quella volta, fingerà un perdono condizionato con pesante espiazione. Per la precisione il divorzio non c’era.
Consideratio
Finis pour parler sulle cose positive del Duce
 .........    Esiste poi la libertà politica? Io ne sono pessimista. Elezioni o meno la politica nazionale non si svolge, e forse non si è mai svolta, né si svolgerà, nell’ambito delle Camere legislative, bensì nelle sedi dei singoli partiti, Rotary, Lions, logge Massoniche, lobbies élitarie, Cancellerie estere, Chiese varie, mafie d’ogni nome, non di certo la sola siciliana. Non va ignorato che nell'Italia pseudo-liberale del 1914 avvenne uno dei nostri maggiori ribaltoni. Cambiammo l’alleanza con l’Austria-Germania con quella anglo-francese, nonché dichiarammo guerra agli ex alleati forzando la volontà contraria del nostro parlamento. Fu un colpo di Stato del Re democratico che il fascismo dittatoriale non avrebbe fatto meglio o non avrebbe proprio svolto. Si trattò cioè di un golpe liberale, presentato artificiosamente come la conclusione di un risorgimento che forse non c’era mai stato.. Sono poi da valutare altri punti. L'Italia del 1920 era essenzialmente contadina, povera, ben poco matura e avanzata, con un analfabetismo da paura, istruzione post-elementare per pochi, disoccupazione e indigenza, diritti sociali pressoché nulli per i ceti minori, importanza politica e sociale delle donne nulla, quindi non poteva beneficiare di una impostazione politica di tipo anglosassone, Usa, francese, o come la nostra in atto dall’ultimo dopoguerra a oggi. No, considerato tutto Mussolini non fu per me un dittatore, potrei definirlo un autocrate, specie negli ultimi anni di governo, pur se il termine non è esatto. Infatti sino al 39-40 egli ebbe l'accettazione e il consenso unanime degli italiani, salvo dissenzienze infime, oltre il dovere di rispondere, più o meno concretamente, alla Camera, al Senato, al Re, al Gran Consiglio, alla Chiesa, e non si può essere veri dittatori con tanti filtri, pur se alcuni alquanto labili. Averlo poi definito, da parte di molti avversari, quale capo di una organizzazione feroce e sanguinaria, questo no! Il regime, il Capo e i capi che per ventuno anni hanno governato l'Italia, può ben dirsi che, guerra a parte, non abbiano le mani lorde di sangue. Essi infatti, pur non sottacendo nulla sulla gravità dei singoli fatti, si sono trovati coinvolti in un numero di “eliminati” che si contano su alcune dita, non imputabili poi al Duce se non come responsabilità morale (mi riferisco a Matteotti e ai fratelli Rosselli, forse qualche altro sporadico caso, che però non mi risulta). Le dittature vere, cinesi, sovietiche, naziste, slave, sudamericane, ebbero sempre milioni di vittime, e furono eccidi organizzati, programmati, non sconsideratezze dei facinorosi di allora e di sempre. Con ciò non intendo accantonare la responsabilità fascista, non condannare i fatti, non riconoscere la solidarietà verso le vittime. Aggiungo che oggi, in pieno regime democratico, complice forse una parte della giustizia e dei partiti, di morti più o meno politici ve ne sono stati parecchi, di più dei tempi fascisti, con un accanimento persecutorio che mi limito a definire ingiusto e discutibile. Per quanto concerne la guerra 1940-43 io, lo ripeto, al Duce non l'ho mai perdonata, l'ha pagata cara lui e l'ha fatta pagare cara a tutti noi. Devo però considerare che, a parte l’imperdonabile sconsideratezza, egli poteva essere fermato dal Re, in grado di rifiutare la ratifica della dichiarazione bellica, e il Re non lo fece, poteva essere fermato dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, e ciò non avvenne, poteva essere fermato dal Senato, con i suoi Senatori inamovibili, ma non si bloccò nulla. Mi sorprende oltretutto l’assenza di un diniego da parte del Gran Consiglio, che sarebbe stato determinante. Persa comunque la guerra 1940-43, nonché lo strascico sino al 1945, non è che in seguito l’Italia, a proposito di altre guerre, sia rimasta fuori da scontri più o meno diretti e cruenti. Sono anni che abbiamo inviato e inviamo migliaia di soldati in Kosovo, Bosnia, Afghanistan, Irak, e cento altre parti, in azioni della cosiddetta pace, ove noi e gli altri paesi non abbiamo svolto affatto azioni di colomba. Se poi ci chiediamo se è bene che qualcosa del Duce torni oggi in auge rispondo: “assolutamente no come impostazione politica. L'Italia non è quella di sessanta anni fa'”. Le idee di esistenza e coesistenza non consentono più avventure al buio, giustificabili si e no, meglio no, solo in condizioni particolari di crisi e arretratezza generali. Aggiungo che il fascismo, sorto in epoca primordiale, si sarebbe evoluto, avrebbe assunto una forma di democraticità italica, popolare, tutta nostra, non quella anglo-USA o di altri, insomma si sarebbe certamente adeguato ai tempi. Quanto invece alla serietà di pensiero, concretezza, socialità, io mi auguro che esso torni, o provi, a riaffacciarsi nella nostra realtà odierna sommersa da pressappochismo, materialismo, lassismo, svilimento demografico e morale. Allora, conclusa questa “Premessa”, accenno ad alcune cose benfatte, le maggiori, dire di tutte sarebbe impossibile..

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