Thursday, November 29, 2018

n. 55 NS (Nuova Serie) - Novembre 30 Venerdì - S. Andrea - S. Maura - pensiamo positivo

N° 55 NS (Nuova Serie) Venerdì 30 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1466 Nasce a Oneglia l'Ammiraglio Andrea Doria

Detto francescano: L'state di Santa Caterina - dura dalla sera alla mattina

Tito Livio: Vincere scuis, Hannibal, victoria uti nescis - Sai vincere, Annibale, ma noin sai sfruttare la vittoria.

Recordatio - Diari  1944 - 1945
.......... Decido poi di affrontare un problema importante, anche se non lo è per i miei. Ho preso atto, infatti, che per le traversie passate, specie per una bellica che mi ha coinvolto seriamente nelle corde vocali, ho acquisito problemi fonetici debilitanti, con notevoli insicurezze personali e comportamentali. Trattasi della difficoltà, forse temporanea, a vocalizzare e esprimermi normalmente, ciò per un trauma all’epiglottide provocato dall’impatto con una funicella tesa e imprevista (l’ho trattato a parte), da cui derivano momenti di difficoltà che sovente mi bloccano, oltre angosce, specie notturne, che mi colpiscono con tracce di azioni, persone, presenze che vengono e vanno. Così, se possibile, intendo provare a curarmi. I tempi non sono facili per risolvere stati che esulano dalla medicina tradizionale e cercare invece una soluzione di natura psico-fisica. Procedo per tentativi, finché mi consigliano un noto psicologo e specialista foniatra. Mi tiene in cura più mesi nei quali posso apprezzare la sua competenza e pazienza. Costa molto ma non me ne cruccio e mi congratulo per i risultati raggiunti. Termino il ciclo di cure e sedute (seguite da controlli e supporti) con la voce tornata accettabilmente normale, sentendomi migliorato nella psiche, comportamento, maturità, con attenuazione anche allle turbe che mi colpiscono per eventi recenti. Mi rendo conto, a parte la riabilitazione di cui beneficio, che le difficoltà percepite erano aggravate oltre da eventi specifici, anche da tensioni interne inspiegabili e irrazionali. I risultati sono eccellenti. Oltre a riudire finalmente la mia voce, comunque molto modificata nel tono, mi trovo in grado di e ricompletare una personalità penalizzata dai fatti di guerra, completare gli studi, propormi come leader di lavoro e politica, coadiuvato ancora per poco purtroppo, dal mio amico professore. Non auguro di trovarsi in crisi di trauma, specie se bellico, in motivazioni esistenziali, dubbi, timori, sempre ciò sia percepito; non dico poi del panico incontrollato, è un impatto deleterio, funesto, in cui ci si vede di fronte la morte. Mi prefiggo che nel futuro mi dedicherò anch’io a un serio apprendimento della psiche (lo farò poi, in cinque anni di studi torinesi). La famiglia, alla quale riconosco di non avermi ostacolato, ritiene il trattamento non indispensabile, oneroso, non collegato a prescrizioni dei farmaci consueti (che danno o disturbo sia mai se per la cura non servono medicine?). Per loro lo psicologo e il foniatra è un imbonitore, uno pseudo specialista per ricchi; pur se avevano visto, e sottovalutato, il mio stato afonico, considerato risolvibile con silenzio, sciarpa, pasticche Valda o l’opera di San Biagio|.Torno ai problemi generali. L’anno corre e gli avvenimenti sono tanti. Roma ora non ha più il governatore, carica abolita, bensì un sindaco che è il principe Filippo Doria Panfili, detto Pippo Doria, oltre un proconsole USA, il colonnello Charles Poletti, d’origine italiana. Festeggiamo il Natale e l’inizio 1945 con qualche torta e bottiglia di spumante artigianale. L’inverno passa veloce, le feste pasquali sono dimesse, i fronti si rimettono in moto. Gli alleati superano la linea gotica e dilagano nella valle Padana. Le formazioni partigiane cercano e ottengono le facili vittorie dell’ultima ora. E’ la fine della Repubblica Sociale. Finisce anche per la Germania dopo poderose battaglie che coinvolgono masse enormi di uomini e mezzi. Americani e Russi, ora sul territorio tedesco, occuperanno presto Berlino. Mussolini è preso e ucciso nei dintorni di Como. Non posso descrivere ciò che ho provato, è come avessero ucciso mio padre. Con lui cade anche la sua compagna Claretta Petacci, di cui noi giovanissimi ignoravamo l’esistenza. In età matura avrò modo di conoscere la sorella Miriam e qualcuno della loro generazione, nonché Edda Mussolini, moglie del conte Ciano fucilato a Verona. Il maresciallo Graziani firma la resa della R.S.I. e viene fatto prigioniero dagli americani. Sono fucilati ministri, esponenti del regime, militari, civili, sospettati. Si svolge l’indegno spettacolo dei corpi appesi a un distributore di benzina a Milano.Si muore per un nonnulla, specie nei tribunali popolari, in indecorosi processi-farsa. Per fortuna giungeranno presto le Corti d’Assise le cui condanne a morte dovranno essere ratificate dalla Cassazione, ciò per dire che buona parte di esse non saranno eseguite. Iniziano nel nord e zone di confine i massacri d’italiani da parte di partigiani, comunisti, slavi, delinquenza, che dureranno mesi, anni. Ciò non avviene nel centro e sud salvo eccezioni. . .......... segue

Probabiliter Una “grazia” per me. Il caso? e se fosse un aiuto? 
Nella mia vita non breve quanto a “grazie” e protezioni ritengo di averne ricevute parecchie, forse per i santi scocciati da mia madre, per il suo Sant’Antonio, magari per il mio più laico Duce, non escluso un bel po’ di “sedere” (fattore C) che non mi ha mai abbandonato. Comunque per l’episodio che riporterò, sempre che di “grazia” si tratti, potrebbe esserci stato l’intervento di qualcuno che ho menzionato, deciso lì per lì, senza troppe preghiere preventive. Bene, siamo nel primo dopoguerra, difficile e pericoloso da non immaginare, senza però il timore di scontri guerreggiati e bombardamenti.  Molti di noi “ex” RSI, me compreso, siamo inclusi in qualche gruppo e gruppetto di “volontariato” particolare, solo per riferirci ai tempi odierni, che si dedicano a interventi assistenziali spesso speciali, anche molto, senza che manchino i rischi legati alla delinquenza, politica, associazioni e persone tinteggiate del rosso. Al nord e centro nord inoltre sono ancora in atto le sparizioni di tante persone pseudo-fasciste, o solo scomode che non verranno trovate più, oppure un giorno ne verrà fuori qualche traccia. A Roma un “superiore” mi affida un incarico per me importante, per lui forse no: ….“Franci, serve un intervento. Poco di speciale per te, primario per noi. Devi consegnare a Anzio una valigetta alla persona che incontrerai come ti verrà precisato. Per riconoscervi direte “Marleene” e “Rosamunda. L’appuntamento è nella piazza centrale con la fontana, ove è la Chiesa dei funerali a Maria Goretti che un giorno, vedrai, faranno santa … Devi mettere la massima attenzione perché dentro ci sono tanti soldi, dollari, l’equivalente di quindici milioni di lire (ci si acquistavano tre appartamentini. Io guadagnavo, e bene, 60-70.000 al mese). …”Non sono italiani ma della riserva che abbiamo per l’operazione sul parallelo del grano, che è scarso per noi ma nel mondo si butta. E’ una transazione di cui non deve risultare nulla, solo contanti, dollari, niente carte”.Non entro nei dettagli, specie per il mezzo cargo di grano in seguito scaricato con documenti ufficialmente corretti, che servirà a sfamare un bel po’ di gente. Parlo solo del miracolo che possa avermi coinvolto. Cautele consuete, ritiro la robusta ventiquattro  -  ore, speciale e chiusa a combinazione, mi trasferisco ad Anzio su un nostro “Dodge” che porta alimentari e altri colli, con due cristoni a bordo che mi faranno, se necessario, da boy  -  guard. Eccomi così nella piazza semideserta, dando l’idea di essere un giovane e anonimo commesso viaggiatore o un turista occasionale. E’ vicina l’ora dell’incontro, mi siedo per poco al tavolo di un bar, c’è sempre, con la valigetta accanto, da me ben guardata e tenuta, mentre i miei mi tengono d’occhio mentre scaricano in un magazzino all’angolo. Non viene alcun cameriere a vedere se desideri qualcosa. Mi alzo, vado all’interno, chiedo un cappuccio e mi siedo su uno sgabello prospiciente il banco, di quelli alti. Ho la valigetta collegata al polso sinistro ma non si vede, la manica del soprabito copre l’allaccio. Stando seduto così non posso tenerla, è scomodo e potrei dare nell’occhio, pur se siamo in pochi. Non dovrei farlo, ma la libero dal polso e la pongo a contatto della gamba. Ricevo il cappuccio, una brioche, conscio che non avrei dovuto prendere sia l’uno, sia l’altra. Poi sulla piazza noto un signore che si guarda attorno, mi giro, potrebbe essere il mio (ma non lo è). Termino la consumazione, lascio il dovuto, mi abbasso e riprendo la valigetta ma, Dio benedetto! è una nera, più o meno simile, ma è un’altra!  Mi prende un colpo. Non per modo di dire, mi prende un colpo sul serio, sento effettivamente il cuore bloccarsi e la bocca riempirsi di un fiotto di saliva elettrica e inattesa. Mi sento male, da morire, in un baleno provo tutte queste sensazioni e il locale mi gira attorno. Il barista si accorge che qualcosa non va’ e mi chiede se voglia un bicchiere d’acqua. Nemmeno mi avvedo di lui, sono disperato, gelido come un morto, il cuore è in fibrillazione. Automaticamente, senza rendermene conto, mi rivolgo anche al Sant’Antonio di mia madre e al Duce che non c’è più, ma so che mi protegge; li supplico, li imploro, li invoco, affinché mi aiutino e, se non possano, mi facciano crepare lì per lì, perché non ce la farei a superare il fatto. Il barista è preoccupato quando:  …”Che fortuna signore che lei è ancora qui, mi scuso ma devo aver preso la sua valigetta e non la mia. Ero accanto lei, esse sono state vicine qualche attimo e con la fretta di andar via non ho fatto caso allo scambio. Però l’ho notato quasi subito, questa oltretutto è più pesante, e sono tornato indietro. Non avevo traversato del tutto la piazza, pensi. Mi è andata bene; creda sarei stato mezzo rovinato se avessi perduto la mia, ci sono documenti e il lavoro di una settimana. Ma che fa? Ha gli occhi lucidi e mi abbraccia? guardi non è il caso. L’avrei comunque resa, come penso lei la mia, una volta aperta, a parte carte e altro, non dico soldi, qualcosa per rintracciarla ci sarà pur stata”..    Così tutto si sistemerà. Il discorso si riferisce a tre-quattro minuti di vita vissuta, non più. La missione proseguirà, ecco chi aspettavo, ci sussurrammo “Marleene” e “Rosamunda”, le due canzoni simbolo della guerra recente, mentre le mie gambe tremavano ancora. Non è necessario ne parli. Penso però che quel giorno il mio cuore ricevette uno dei primi di quei colpi che quaranta anni dopo mi metteranno un bel po’ al tappeto. Entro un attimo nella chiesa della piazza e sulla destra un Sant’Antonio mi guarda benevolo. Lo ringrazio del suo possibile intervento, ringrazio poi il Duce per ciò che possa avere o non avere fatto e dedico un pensiero pure allo sfacciato “sedere” che potrebbe avermi aiutato. Rientro a Roma col Dodge i cui addetti non s’erano accorti di nulla, e non riferisco alcunché. Sono però distrutto fisicamente e moralmente per la mia disattenzione e grossa leggerezza. Il fatto è accaduto realmente, non ho aggiunto nulla, non l’ho dimenticato, come potrei? Stavolta ho parlato poco del mio Capo in quanto nell’episodio lui non c’entra direttamente, indirettamente per il suo agire si.; l’operazione infatti era organizzata da livelli sempre neri, ma non del suo “nero” (come se il colore di tonache e gagliardetti possa esser diverso). Quindi potevo pur pensare a un suo coinvolgimento per il nostro daffare conseguente a un dopoguerra infame da superare. Ad ogni modo, oltre Sant'Antonio, ringraziai pure lui. Chissà non mi abbia veramente aiutato? 

Consideratio - Ancora natalità
Sono due giorni che in TV hanno parlato di decremento delle nascite con tendenza a svilupparsi ciò anche nelle coppie foranee. Alle solite giustificazioni reali o di comodo (impegni, lavoro, spese e altro) di altri presenti non ho potuto non pensare che l'Italia abbia uno dei sistemi di assistenza natalità fra i più avanzati mondiali, con periodi pre-parto, post-parto, ricoveri, assistenza finanziaria, sussidi e parecchio altro ben maggiori di altri paesi, fra i quali USA e ex URSS. Inoltre. per colei-colui che hanno propugnato un minimo di prolificità (specificato all'1,3% donna), se non l'assenza assoluto,  ho potuto impostare un calcolo sommario che, sia chiaro, non può costituire modello demografico. Bene, questi, col nucleo familiare delle solite tre persone (padre, madre un figlio tirato su dai nonni) si è risaliti ai bisnonni che ebbero identiche situazioni. Fermandoci a tre coppie ben conosciute fra loro (si poteva risalire oltre con lo stesso andazzo) si nota  che la presenza nel tempo di sei persone, tre generazioni, ce ne lasci ad oggi una soltanto. La previsione TV che fra qualche decennio saremo ridotti da circa 55 milioni a soli 18 milioni, con preminenza assoluta di anziani, la vedo esagerata in eccesso. La realtà sarà certo peggiore. 

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Wednesday, November 28, 2018

n. 54 NS (Nuova Serie) - Novembre 29 Giovedì - S. Saturnino e tutti i martiri francescani - pensiamo positivo -

N° 54 NS (Nuova Serie) Giovedì 29 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1803: Il fisico C. Doppler scopre il fenomeno denominato effetto Doppler

Detto francescano: Torrente gelato - amico non fidato

Fausto Melotti ... aA una condanna deve corrispondere una colpa che non conosciamo

Recordatio - Diari 1944 - 1945
.......... Passata l’euforia dell’ingresso alleato non possiamo non notare che l’inflazione galoppa, la moneta perde una parte notevole del valore; stipendi e salari si aggiornano in rincorsa continua con i prezzi che nel frattempo sono risaliti. E’ questa una realtà alla quale ci abitueremo e ostenteremo indifferenza. C’è ricchezza disordinata per pochi e una vasta indigenza generale. Comunque si vive come se la guerra non ci riguardasse più, senza coprifuoco e allarmi, ci si nutre e veste meglio. L’illuminazione pubblica è tornata, acqua ed elettricità non sono più ridotte, pur se avvengono interruzioni. Alcuni generi alimentari, fra i principali, vengono liberalizzati (non pane e pasta). I bar sono aperti fino a tardi con tavoli esterni e orchestrine che suonano motivi italiani e americani. In una di queste canta un ragazzo che farà il militare con me e diverrà uno dei migliori commentatori sportivi (Sandro Ciotti). Decido di riprendere gli studi. Trovo una buona scuola privata collegata a uno dei migliori istituti commerciali, il Quintino Sella. La direttrice mi consiglia di evitare gli esami di ammissione al terzo anno di ragioneria in quanto, data l’eccezionalità del momento, non sa se siano tenuti e chi potrebbe organizzarli. Aggiunge che essi, latino, parte della matematica e diritto, richiederebbero pur sempre un anno di applicazione e pertanto, vista la mia buona preparazione, mi propone di affrontare ex novo il superamento del primo biennio (decido di accettare, pur se devo ripetere varie materie) e passare così agli anni successivi. L’impegno è facilitato dagli studi precedenti seri e conclusivi, salvo il latino nell’ambito GIL, al quale dovrò dedicarmi meglio in quanto, pur avendone seguito il corso, sono conscio non abbia potuto ben completare il suo ciclo (né posso far valere l’attestato rilasciato). La scuola costa molto, altrettanto lo sono i testi difficili da trovare. Studiamo con luci fioche e con ciò che possono fare un paio di batterie d’auto adattate per illuminare più aule con lampade anemiche, perché la corrente sovente manca. In alcune emergenze usiamo candele e lampade a petrolio (anche mio padre, per ovviare alle interruzioni di luce, mi costruisce una lampada ricavata da un bossolo di proiettile antiaereo). Per frequentare le lezioni, che vanno dalle 17 alle 21, incompatibili col mio lavoro pomeridiano, ottengo di lavorare una settimana di mattina e due di notte, e ciò sarà per anni. Chi accetta la variante del mio pomeriggio con la sua notte ne è lieto, lo sono meno io che per venti giorni al mese dormirò poco solo di giorno, malgrado le attenzioni della mamma. Posso dire che da allora mi sia abituato a considerare la notte come un’amica ove immergermi quando gli altri giacciono nel loro mondo dei sogni. Ai primi di Luglio del 1945, con la guerra appena finita in Italia e in Europa (dopo un mese lo sarà in Giappone), sostengo gli esami del biennio. Durano due settimane e mi costringono a una delle fatiche mentali e fisiche più impegnative. Mi prendo le ferie disponibili e affronto una ventina di prove scritte e orali, cioè di tutte le materie; altro che le poche che si sosterranno negli anni futuri. Ottengo voti elevati, diversi otto, dei sette, nessun sei. Posso costatare che i miei studi commerciali siano serviti eccellentemente. Resta il nodo del latino, sul quale però non posso aspettarmi miracoli. Assistendo agli esami di altri mi convinco della presenza di carenze concrete ed allora comunico al preside l'intendimento di  sostenerlo in autunno. Non voglio gettarmi allo sbaraglio e ottenere magari una tolleranza compiacente e penosa. Decido ciò, anche se egli mi fa capire io possa contare sul sei, con l’accordo della commissione che ha apprezzato la mia posizione di operaio-studente. Ho così tre mesi da dedicare alla materia. Mi considerano strano ma non voglio mi si regali qualcosa che mi peserebbe poi (seguiterò questa linea rifiutando voti universitari inadeguati). Passo l’estate ripassando e integrando grammatica, prose, scegliendo il De Bello Gallico come base di esame. Mi aiuta un’insegnante la quale rinuncia a usufruire quasi a tutte le ferie. All’esame ottengo un sette, meritato e guadagnato sul campo. I promossi a Luglio sono pochi, a Settembre un po’ meglio, eppure sono tempi nei quali si studia sul serio. Le difficoltà del primo dopoguerra iniziano a evidenziarsi sulla scarsa preparazione di molti reduci di guerra (e i professori, per poco, che restano i severi di sempre). A fine Ottobre 45, presso la stessa scuola privata, inizio il secondo ciclo di ragioneria. La Direttrice, previo un controllo con cui accerta la mia preparazione, mi spinge a affrontare direttamente la maturità in quanto, al momento degli esami, saranno trascorsi per me i cinque anni richiesti dal ciclo medio. Sono preoccupato per la vastità del programma, convinto però che i passati apprendimenti mi abbiano lasciato traccia profonda Forti spese, come il solito. Mio padre, comprensivo come sempre, mi riduce il contributo che verso in famiglia, peraltro già modesto. Di quest’altro anno scolastico ne parlerò nel capitolo seguente. ...... segue

Probabiliter La storia a modo mio - Il Duce e i suoi tempi (1° di 2) 
In altra parte ho trattato del primo periodo dell’unità d’Italia. Parlo ora dell’opera di Benito Mussolini. Di lui esporrò il mio pensiero impegnando specie il mio lato irrazionale ed emotivo.
Dovessi seguire quello razionale potrei esternare, in aggiunta a quanto di positivo fatto, anche numerose riserve sul suo operato e impostazione ideologica che il tempo e il ragionamento mi hanno fatto acquisire partendo già dalla mia gioventù di balilla. Ovviamente nulla togliendo al mio rispetto per lui, che considerai un padre da accettare e amare e mi diede una solida speranza di vita giusta e migliore.  Egli veniva dalle terre già pontificie della Romagna, suo padre nacque con la Santa Sede, così nonni e precedenti. Genti e zone calde, riottose, da preoccupare la polizia e l’esercito d’allora. Il padre di Benito non era uno stinco di santo, o stakanovista nel lavoro, anche se lo raffigurarono come fabbro solerte e scrupoloso. Il gomito lo alzava, le mani pure e, da bravo romagnolo, di fastidi alle donne ne diede parecchi. Ci fu chi lo ritenne affetto da qualche malattia venerea. Fatto è che di lui se n’è parlato sempre poco. La madre di rospi dovette ingoiarne ed era lei che spesso sopperì alla famiglia. Anche grazie a quell’ambiente il Duce non crebbe certo complessato, svolse studi non eccelsi, fu socialista, sindacalista, agitatore, ebbe noie in Svizzera e nel Trentino austriaco, qualcuna dalla nostra polizia, fu contro la guerra in Libia poi, con quella mondiale, divenne interventista ritenendo, con Corridoni, Marinetti, altri, che ne sarebbe venuto il crollo del vecchio mondo, l’avvio della rivoluzione, l’affermazione del popolo. Fu direttore dell’Avanti, poi espulso dal Partito Socialista per le sue idee cambiate, e amico di Nenni che si ritroverà un giorno contro. Si innamorò dello Stato”Etico” di Hegel e delle idee e pensatori del socialismo e sindacalismo nazionali, rivoluzionari. Fondò il Popolo d’Italia, fu ferito in guerra. Angosciato dal dopoguerra decise di fondare il movimento fascista e tentare di fargli assumere la direzione del potere in Italia, nella quale credeva e vedeva la possibilità di unirla con un popolo amalgamato e cosciente. Che fece il Duce per riunire gli italiani? Il possibile e l’impossibile, solo che la sua azione, limitata a non molti anni, non ebbe il tempo per potersi consolidarsi e nel dopoguerra si tornò indietro, mancando uomini e idee alle nuove necessità. Pensiamo alla sua opera. Vennero varate mastodontiche opere che svilupparono il paese e mixarono la sua gente. Schiere di coloni veneti popolarono il Lazio bonificato, i lavoratori romagnoli fecero miracoli in parti degradate. Flussi notevoli si indirizzarono nelle terre atesine, giuliane, istriane.  Altri, organizzati e assistiti, si stabilirono nelle aree industriali del nord sempre più ampliate. Un fiume di lavoratori andò nelle terre libiche e dell’Africa Orientale Italiana, sino ad allora abbandonate e incolte, dando vita ad una generazione nuova come italianità e operosità. Ci si rimboccarono le maniche e sorsero le bonifiche interne, libiche, i colossali lavori africani. Il Duce puntò molto sui giovani, con indirizzi e disposizioni identiche da Calascibetta a Merano. Nacquero i Figli della Lupa, i Balilla, i Moschettieri, gli Avanguardisti, i Giovani Fascisti e tutti, ragazze compresi, si sentivano camerati. L’Esercito e la Milizia inglobavano milioni di italiani che tornavano a casa con la mente aperta  alle nuove realtà e socialità.   Si valorizzò l’economia interna, zolfo, sali, pesce, agricoltura sicula e del sud, carbone, ferro, metalli in Sardegna, Toscana, Venezia Giulia, metano nella Valle Padana, centrali elettriche montane, industria manifatturiera e trasformatrice in più parti d’Italia, agricoltura avanzata. S’iniziò a superare l’arcaico capitalismo familiare con gli interventi dell’IRI, Istituto Ricostruzione Industriale e IMI, Istituto Mobiliare Italiano, si accantonarono le vecchie Casse d’Assistenza accentrando gli interventi negli avveniristi INPS per la Previdenza Sociale, INAM per le malattie, INAIL per infortuni, e mille altre iniziative.  Gli Istituti Case Popolari riempirono l’Italia di abitazioni economiche e decenti. Sorse una Magistratura del lavoro che tutelò i lavoratori ben più di oggi, facendo cessare le piaghe degli scioperi e serrate. L’emigrazione si ridusse. La Scuola, moderna, seria, formò una classe di adulti fiduciosi e convinti di appartenere ad uno stato unico e forte, non più a uno dei tanti potentati industriali del nord, o protettorati ecclesiastici del centro,  o baronia del Sud. ...... segue

Consideratio
Sotto la mia abitazione passa ad angolo una via principale e una traversa destra con una corsia laterale di minor traffico, corrente fra due file di macchine in sosta, con perenne difficoltà a trovarvi un posto vuoto. Ebbene essa mi ha indotto a pensare sull'oggi, sullo ieri, su me, su altri su tutti. Infatti le auto che imboccano la stretta svolta lo fanno sempre a velocità azzardata pur se siano presenti immediate strisce di attraversamento pedonale. Non dico poi il rettilineo angusto, è percorso di norma a velocità folle, con quel che ne potrebbe conseguire. Già in passato l'incrocio sottostante, oggi sostituito da una provvidenziale rotonda, vedeva molti incidenti anche con feriti e morto, per le macchine che sfrecciavano sulla via principale come fossero in un derby automobilistico. Oggi, poco diverso, traversano la via come dovessero scappare da un qualche incendio o simile. Perché tanta fretta? peggiorata anche dall'uso di telefonini durante la guida?Frenesia mentale e esistenziale che poi si rinnova sulla vita, sul lavoro, in famiglia, in casa, in vacanza, coi figli, genitori, parenti. Ma è vita questa? Cosa rincorriamo senza poi raggiungerlo, come i cani levrieri d'un tempo e il coniglietto  dinanzi? Giungeranno di corsa pure alla meta finale e, forse, non troveranno pace nemmeno lì.

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Tuesday, November 27, 2018

n. 53 NS (Nuova Serie) - 28 novembre 2018 - SS Fausta e Giacomo della Marca - pensiamo positivo -

N° 53 NS (Nuova Serie) Mercoledì 28 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1954: Muore il Fisico e Premio Nobel Enrico Fermi

detto di frati francescani: molti rigagnoli fanno un grande fiume

Cicerone: Cedant arma Togae, concedas laurea linguae--  Le armi facciano posto alla toga, il trionfo militare all'eloquenza

Recordatio Diari 1944 - 1945, anni turbolenti, impegnativi
..........Torno al 44. Mio fratello è richiamato alle armi dal governo del re e questa volta si presenta. È assegnato a un’unità italiana che veste divise inglesi, ne sono scandalizzato! Per quanto ne sappia, il suo reparto opera nell’area emiliana e non dovrebbe essere impiegato in prima linea. A ogni modo Badoglio e il re non perdono l’occasione di mostrarsi attivi nei nuovi panni di antitedeschi, così trovano il modo di far morire un discreto numero di nostri soldati, dichiarati cobelligeranti (termine oscuro, per ricordarci che con gli alleati non c’entriamo), mandandoli ad assaltare qualche inutile altura campana. Come non bastassero i morti della guerra precedente! Cosa poi si saranno raccontati i caduti di prima e dopo lo sa Iddio. Gli alleati sono fermi sulla linea gotica e per tutto l’inverno non si muovono, un po’ per la resistenza tedesca, un po’ per loro volontà indirizzata a non strafare in un fronte divenuto secondario rispetto quello in Normandia, con lo sbarco svolto dopo il loro ingresso in Roma. Siamo tutti consapevoli che le sorti della guerra non si risolvono da noi, bensì sui fronti ovest con gli alleati ed est con i russi. I partigiani sono addirittura invitati dal generale Alexander a smobilitare per l’inverno e attendere ordini per la primavera, cosa che faranno solo in parte perché molti non saprebbero ove svernare. Nel frattempo continueranno a dare qualche noia alla R.S.I, ai tedeschi e molte di più agli alleati i quali hanno scarsa fiducia di questi gruppi. Di conseguenza anche la resistenza, a parte la guerra civile futura che conoscerà eccessi efferati, svolge un’attività non primaria se non supportata dagli eventi e aiuti alleati. Ai nuovi governi e leve di comando giungono uomini che noi giovani non abbiamo conosciuto, salvo per qualche notizia dai padri. così ecco Sforza, De Gasperi, La Malfa, Nenni, Ferri, Ruini, Romita, Togliatti, Casati, Mattei, Amendola, Gasparotto, Martino, altri. Molti sono rientrati dal confino, esilio, URSS. Inutile dire che ognuno è portatore d’idee idonee per risolvere i problemi che ci affliggono. Ciò che notiamo è la scomparsa del maresciallo Badoglio, del re e dei loro entourage! Tramite la D.C. conosco e apprezzo Alcide De Gasperi, uomo politico coraggioso e di polso, non dimentico della formazione trentino-asburgica, e un suo giovane collaboratore, che diverrà poi uomo di potere, pieno di luci e ombre, di soddisfazioni e amarezze. Per i maligni di allora potrebbe essere figlio naturale di qualche ecclesiastico anche di rango elevato, Papa non escluso, cosa ovviamente dubbia. Resta però che la diceria gira e nessun altro impersoni meglio la figura cardinalizia d’altri tempi, diplomatica, importante, presente più volte nella storia della chiesa ed europea. Cerco di capire i tempi e a tal fine leggo scritti di Don Sturzo, l’enciclica Rerum Novarum, estratti del Capitale di Marx e altro trovando molti degli argomenti non facili, per i soli addetti. E pensare che oltre una discreta istruzione sia desideroso di apprendere e aggiornarmi. Da allora mi proposi che quando io parli o scriva faccia ciò in modo semplice, da essere capito da chi ha formazione e cultura non elevate, come dissero Churchill, Mussolini e altri. Nel clima arroventato del periodo cominciano presto gli scontri politici e ci scapperà un morto dei nostri, Gervasio Federici, un giovane universitario accoltellato mentre affiggeva manifesti avversi al Fronte Popolare. La salma è esposta nella cappella dell’ospedale San Giovanni e una grande folla partecipa ai funerali, conscia del pericolo che corrono gli anelanti a un futuro di libertà e tranquillità. Naturalmente lo studente non è il primo e non sarà l’ultimo, Ce ne saranno tanti, dicono anche duecentomila, specie in Emilia-Romagna, Toscana, nord. I socialisti di Pietro Nenni si comportano stranamente, essi si dimostrano succubi dei comunisti verso cui pare abbiano un complesso d’inferiorità; eppure in alcuni test elettorali avranno un numero maggiore di elettori. E pensare che il PSI potrebbe essere l’ago della bilancia, incanalando anche i simpatizzanti RSI, in ossequio al socialismo ove militò il Duce. L’estate 1944 passa veloce, l’autunno e l’inverno sono precoci. Roma, oltre di soldati, è ora piena di prostitute, mezzani, trafficanti, malavita (è l’ora del “gobbo del Quarticciolo” e altri malintenzionati poco di buono). .......... segue

Probabiliter   Voglia country
E’ l’autunno 45, le legnate della guerra sono per ora sopite, nel futuro non so. Siamo appena usciti da una dura crisi generale e alimentare, anche se per me, col servizio Wermacht e il lavoro nella fabbrica vaticana, le cose siano andate meglio. Ho un amico di scuola e Gil scioccato dalla fame, attento a che ciò non accada più e a convertire me a un’impostazione country della vita. Così a me: … “Fra Mentana e Monterotondo, dove combatterono i garibaldini, ho una zia che ha un podere. E’ rientrata dopo il passaggio dei tedeschi che gli avevano portato via capra, maiale, vitello e altro. Si sono rimessi bene e quanto a mangiare ne hanno pure troppo (la pancia vuota per me non c’era più, per lui si). Vedessi poi, loro e altri, di quanto dispongono! salsicce, formaggi, prosciutti, pagnotte, uova, fagioli, vino, pasta, dolci di casa, da invidia.  Ho una cugina burinotta cui faccio il filo, ma sempre cugina è e la devo lasciare in pace. C’è però che ce ne siano di simili nelle fattorie di zona e è presente pure un dancing accroccato dove ragazze e ragazzi i sabati e le domeniche vanno a ballare, specie quelle in cerca di fidanzati, meglio se di città e un po’ istruiti.. Se ne trovo una adatta, o la troviamo, abbiamo risolto i problemi di pancia e altri. Vuoi che i genitori non ci allentino parte delle loro vettovaglie, terre e quattrini sotto le mnattonelle? Perché non ci proviamo? Abbiamo le bici, in più conosco chi il Sabato e Domenica rientra o parte col furgone e potremmo profittarne”. L’idea non è male, pur  se la mia pancia  non è vuota come la sua, ho diciotto anni, studio, ho lavoro sicuro da cuoco – pastaio, insomma non sono male, non manca niente né a me, né all’amico, il cui papà lavora in una sito che rende commestibili trippe d’animali d’ogni tipo e, per quanti sforzi fatti, non ci si può cibare sempre di scarti poco raffinati. Pure il figlio collabora col papà e l’odore nauseabondo delle interiora gli stagna sottile addosso. Allora, via!. Un paio di  visite alla zia che ci accoglie bene, specie me, in vista di un partner per la sua pargola, merende sostanziose e qualche pranzo altrettanto.Discorsi continui sulla barbarie dei tedeschi che gli hanno portato via cose e animali (e io zitto sul servizio Wermacht; il Duce è più tollerato perché in zona dovrebbe aver fatto qualcosa), poi qualche presenza nel dancing che per la grandezza, rispetto la modestia dei luoghi, meritava la sua fama. Ovvio nessun raffronto con le megadimensioni e attrezzature delle discoteche attuali. Miriadi di lampade verniciate e naturali, assenti faretti, giochi policromatici e semoventi che verranno in seguito. Tavolate con megapanini al prosciutto, salame, formaggio, ciambelle secche, da bere gassose e aranciate locali, le prime Coca Cola, boccali di vino, birra. Panche per sedersi e un po’ più alte per poggiare bicchieri e il mangereccio. Folta presenza di mamme guardinghe, severe di sguardo e disposizioni alle figlie. Noi di città, assieme a alcuni anch’essi tali ma con parenti in loco, eravamo accetti e diverse erano in attesa di avanche. Poca concorrenza con i ragazzi del luogo ancora di una palese rozzezza che presto sparirà. Si mostrarono però difficoltà impreviste che riguardavano tutti, ma per noi valevano per le ragazze. I tempi erano quelli che erano e le finezze igienico  -  cosmetiche dell’anteguerra ancora quasi assenti. Così, salvo la consueta ovvia pulizia, c’era che la maggior parte delle fanciulle emanassero cattivo odore corporeo, specie ballando e se accaldate, che molte avessero evidente sviluppo pilifero sul labbro superiore nonché su gambe e ascelle mal occultato o mal eliminato, tutto allo stato nature rabberciato. Quanto al linguaggio era quello ostico delle campagne e l’istruzione, vista la guerra, rimasta per lo più a livello elementare. Non dico che in zona non ci fossero fanciulle curate, educate, istruite, ma queste si tenevano lontane da questi raduni folk che ricordavano i film circolanti delle farm americane. Nelle orchestrine prevalevano le fisarmoniche, qualche sax e chitarre d’ogni tipo. Non mi esprimo su qualche cantante che tentava i primi approcci col pubblico. Come finì l’esperienza per trovare una compagna facoltosa quanto a vitto e terre? Dico né bene né male, finì e basta. Prendemmo atto che loro erano lontane dal nostro modo di intendere allora le ragazze e tale eravamo noi per loro. Così diradammo e cessammo le presenze rivolgendoci alle fanciulle di città senza salami e pagnotte. Cesseranno pure le pedalate faticose su una primitiva Nomentana, pur se fummo coadiuvati più volte da furgoni  compiacenti. Si chiuse così un ciclo influenzato dall’eterno femmineo e dai nostri stomaci in subbuglio. Anche questo è un ricordo di gioventù, ad latere degli impegni di lavoro, ricostruzione, studio che pur ci assillavano.

   Consideratio - Marte -
L'operazione siderea Marte di ieri, da me seguita con entusiasmo dalle 20, 30 in poi, mi ha visto alzarmi e battere le mani come tutti i tecnici del Centro di Controllo nel momento in cui il piccolo aggeggio terrestre superscientifico ha toccato indenne il suolo del pianeta e, immediatamente, ha inviato le foto del suolo. Ciò l'ho fatto in camera mia, in altro televisore, mentre la tribù familiare, rinforzata da nipote e bisnipote, pur preavvertita, era occupata ignava sia a discutere di cose vaghe, sia a seguire ben altro su altro TV (Striscia la Norizia?). Ora, a parte i precedenti, l'ammartaggio di oggi (come si dice?) ha una importanza particolare, quale primo elementp, primo grano di sabbia, di una infinita serie di altri interventi micro e macroscopici, da svolgere nel corso di incommensurabili anni, secoli, generazioni di scienziati e ricercatori. Mi auguro che il programma già preannunciato dl raggiungere una vivibilità, o ri-vivibitalità del pianeta, ora iniziata, non si fermerà fino alla presenza di una umanità locale attiva e cosciente che, magarfi, avrà perduta memoria delle proprie  origini e magari redarrà nel tempo una nuova Bibbia, Vangelo, Corano, in ricordo e venerazione di un Dio unico preesistente nei tempi e infinito. 

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Monday, November 26, 2018

n. 52 NS (Nuova Serie) - Martedì 27 novembre 2018 - ss Massimo e Virgilio - pensiamo positivo -

N° 52 NS (Nuova Serie) Martedì 27 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1989: Sciopero Generale a Praga prelude la caduta del regime comunista
Detto di frati francescani: Chi di schiena, chi di petto - tutti abbiamo qualche difetto

Aldo Merini: ... se le donne sono frivole è perché sono intelligenti a oltranza

Recordatio Diari 1940 - 45 ........
.......... I comunisti interni mettono in guardia i loro dalle manovre di Vaticano e America e poi sono i primi a ritirare i pacchi. Per quanto mi riguarda ricevo in più volte alcune coperte militari così ampie che saranno sufficienti per i letti matrimoniali, mentre con un altro paio mia madre confezionerà due paletot per me e mio fratello. Mi consegnano pure due pacchi di tela di cotone dai quali ricaveremo camice e cambi di lenzuola decenti (eliminando dai letti le raspose bandiere giapponesi). Di vestiti ne ricevo due, lontani dai nostri modi di abbigliamento. Il primo è uno spigato marrone doppio petto, ampio e pantaloni abbondanti, l’altro è in grigio scuro, quasi da sera, col gilet (mai avuto prima) più aderente del primo. Lo indosserò con sussiego nelle feste fra amici. Riceverò poi scarpe con la tomaia bicolore, marrone e bianca. Per chiudere, purtroppo male, muoiono in un incidente viario, in un mezzo ove ero anch’io, due giovani colleghi dell’Assistenza saltando su una mina, mentre  ero fuori a consultare le carte viarie. Inutile dire lo shock che mi colpisce e seguita a albergare nel mio intimo. Così nella Società, ove il vicedirettore e Giammei, importante figura direttiva, è vittima di una collisione stradale; anch’egli è esponente vaticano e sostenitore di club di calcio i quali, per anni, gli dedicheranno un campionato minore (stessa fine per l’autista, amico da anni mio e di noi tutti). Passando a problemi diretti mia mamma mi riferisce che varie sue amiche mi accetterebbero volentieri come partner per le loro figlie, sono tempi in cui la funzione materna è importante per facilitare unioni. Mi accorgo anch’io di queste attenzioni ma sono ancora frastornato. Non prendo iniziative serie, almeno per ora, mi troverei impegnato fino al collo giacché figlie e madri cercano mariti e generi in tempi brevi, e ciò mi lascia impreparato. I miei diciotto anni, maturati troppo in fretta, non lo sono stati per i rapporti femminili, rimasti grezzi e timorosi. Comunque è proprio in questo periodo che prendo una cotta, non so quanto seria, per una ragazzetta del palazzo I.NA adiacente, poco più che adolescente, la quale preferisce scaricarmi e rimanere libera, forse per le avance fastidiose e insistenti ricevute, non capendo che io stia solo cercando un aiuto per superare le difficoltà col suo mondo. Un certo interesse merita la presenza nella nostra zona di persone legate al mondo del cinema e dello spettacolo. Di varie ne ho accennato, mentre una considerazione particolare la devo dedicare alle sorelle Mangano e al fratello, che è un componente dei nostri gruppi (pure in questo caso, e pochi altri,  non posso evitarne i nomi). Loro, che abitano nell’edificio successivo il nostro, sono considerate da noi ragazzi come un po’ sotto la nostra protezione, in una specie di larvata libertà controllata, cioè guai e chi le avesse toccate (naturalmente ciò loro lo ignorano). Pur se il mondo del cinema non ha ancora iniziato ad aprirgli le porte, esse sono apprezzate e seguite. Silvana frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia e con i suoi quindici - sedici anni, che promettono tutto di positivo quanto a intelligenza, carattere e fisico, di certo avrà modo di affermarsi; Patrizia è ancora un'allieva delle scuole delle suore della Madonna dell’Orto ed è in chiaro sviluppo promettente e positivo; c’è una terza sorella, una bambina bruna, che completa il simpatico gruppo. Un ricordo particolare lo meritano i genitori; il padre, signore siciliano alto, bruno, snello, impiegato nei Wagon Lits, e la mamma, inglese tipica, slanciata, riservata, che ho notato più volte passeggiare nella via. Essi danno un tocco al livello della famiglia rispetto quello più corrente delle nostre, in genere operaie. Di Silvana ho avuto modo, come tutti, di apprezzarne il fascino e la bravura sin dai suoi esordi. La sentiamo però inserita in un mondo diverso, quello dei primi concorsi di bellezza, del cinema passionale, della limitata società brillante del momento. Così è per noi un mito e un simbolo e ciò pur se è giovanissima, qualche anno meno di noi. Anche lei, per me, ne è cosciente e si sente parte di una vita diversa che affronta con determinazione. In ogni modo è sempre simpatica e affabile con tutti.La sorella minore, Patrizia, la consideriamo invece più disponibile e vicina (chi non le avrebbe fatto un po’ di corte?). Io la vedo come una ragazzetta dalle labbra sottili, fine, occhi luminosi e tanti capelli biondo-ramati.  Pure mio fratello le ricorda con simpatia, anche se per lui erano poco più che bambine. Per quanto mi concerne oltre qualche sorriso non c’è stato altro, però quando mi reco da un amico italo–francese rimpatriato da poco, che abita loro accanto, ho un tuffo al cuore. Restiamo male, noi amici virtuali, quando Silvana si fidanza con un militare americano; per festeggiare l’evento si tendono cordicelle tra i nostri due palazzi con appese una sfilza di bottiglie di birra vuote che battono al vento (sono le canadesi, diverranno il formato del futuro). Appoggiamo poi Marcello Mastroianni, amico comune, negli approcci che tenta con Silvana. Egli chiederà ad alcuni un po’ di soldi per regalarle un orologino d’oro. Il feeling però non parte e questi non viene reso. Allora, come nella favola di Esopo della volpe e dell’uva, andrà a dire che lui di ragazze ne aveva di più e di meglio! Invidio, per modo di dire, un amico che con loro intrattiene un rapporto di più stretta confidenza (tipo strano, diverrà un valente disegnatore di cartoni animati, con sorella e madre estrose, truccatissime e abiti appariscenti). Anche un altro amico, che frequenta il Centro Sperimentale senza averne poi sviluppo (giungerà ai gradi militari più elevati) ha con loro rapporti di confidenza e ciò consente di inserirmi in diversi contatti. Restiamo poi sconcertati quando si sparge la voce che qualcuno del cinema possa aver circuito Silvana, impegnata in uno dei primi film, e che lei sia ora incinta. Uno del nostro gruppo, attrezzista a Cinecittà, ci riferisce su ciò con un bollettino giornaliero. La notizia è vera e i pochi rotocalchi del tempo vi si gettano famelici e invadenti.  L’ultima immagine che ho di loro e famiglia è quando un giorno (1947?) con uno splendido sole, informati dalle solite voci che tutto sanno, ci rechiamo in parecchi sotto ove abitano, occupando il marciapiedi e parte della strada, in cui giunge poco dopo una grossa vettura, Buick o simile,  da cui scendono Silvana e un signore basso, robusto, capelli scuri, maggiore di lei una decina di anni. È il produttore che l’ha sposata e sembri la consideri di proprietà. Per noi, che ci sentiamo un po’ traditi, si tratta ovviamente di persona antipatica, scostante, che deve aver fatto valere i soldi e la posizione sua e del padre, escludendo, chissà perché, possa possedere meriti e talento propri e che Silvana abbia potuto fare una propria scelta. Non ci muoviamo finché non discendono tutti e si allontanano, utilizzando anche un’altra vettura vicina. Riecco così i genitori, la sorella Patrizia, dimenticata per un attimo dai suoi, sola e impacciata in centro della strada, col sole che illumina la sua capigliatura biondo-rossa, rendendola più affascinante del solito (le sorrido, non credo se ne accorga). La sorella minore corre tra le persone. Infine le auto partono. Rivedrò le sorelle nei film e sulla stampa, mentre col fratello ci sarà ancora qualche contatto nei nostri gruppi. Così si chiude per me una piccola storia senza che sia mai iniziata, tale le fantasticherie di Charlie Brown e la bambina dai capelli rossi. In effetti, sapremo presto che la famiglia si è trasferita in una via distante solo qualche centinaio di metri (mentre Silvana vivrà separatamente). Comunque anni dopo con Patrizia, amica di mia moglie, ci sarà modo di rievocare i tempi passati sia con lei che con la figlia interessata a saperne di più di di mamma e nonni. Per illustrare questo spaccato di vita ho allargato l’arco temporale oltre il periodo che mi ero posto. Non potevo altrimenti, salvo troncare situazioni e considerazioni. Ciò non costituisce alterazione dello scritto, da considerare con una certa flessibilità di tempi, persone ed eventi.

Probabiliter  Il Servizio “P” nella RSI romana
Cosa significasse “P” lo ignoro. Poteva essere Particolare, Propaganda, Prudenza o altri termini. Che sia il progenitore della Loggia P2? Noi decidemmo per Pico (Della Mirandola). Allora: Il 43 si avvia al termine. E’ accaduto di tutto. Il Duce è caduto, Roma bombardata più volte, l’Italia, arresasi agli alleati, ha dichiarato guerra alla Germania. I combattimenti infuriano al Sud, i tedeschi ci considerano traditori. Il Duce si è rifatto vivo ed è nata la Repubblica Sociale. Il tutto, chi mi legge lo sa, l’ho già accennato altrove. Sulle rovine della Gioventù del Littorio c’è chi sta cercando di riavviare qualcosa per gli ex balilla. Nella sede romana del Partito Repubblicano, riservato a pochi illusi, sita in Via Veneto nel palazzo del Ministero Corporazioni, ora al nord, incontro un Capo della Legione con una divisa composita, di quelle che ora proliferano. Di chi? esercito, GIL, banda armata?, così: ”Ehila Caposquadra! Vedo che hai aderito al nuovo Partito. Faremo grandi cose. Rieccoci coi tedeschi, cambieranno tutto!”. Rispondo: “Agli ordini Tenente! (torno al “Voi”), anch’io lo sono e vorrei dare una mano pur se non saprei come, data l’età e che dipendo dai miei” (l’impiego all’INA era finito) …”Scherzi cosa potresti fare? Sorgeranno reparti e formazioni nel Partito e nell’esercito di Graziani, e tu ti preoccupi per i sedici anni? Lo sai quanti ne aveva Fusco volontario in Africa? quattordici! e le età delle mascotte dei reparti che stanno nascendo? anche meno, poi ci saranno le “Fiamme Bianche” per balilla e avanguardisti e potrai fare più di quanto possa immaginare. Anzi per te ….. andiamo nel mio ufficio”… ”Allora è stato istituito il “Servizio P” (?) con l’assistenza tedesca, e prepareremo un po’ di specialisti nella memorizzazione di documenti, messaggi, cose visive che, nel caso, risulteranno utili. Come vanno le cose c’è che gli americani potrebbero occupare provvisoriamente Roma, prima di esserne ributtati fuori, e in tal caso ci verrebbe bene chi riferisse quanto da noi richiesto o notato senza avere con se nulla di compromettente. Elementi insomma per svolgere azioni delicate i quali, in determinate situazioni, trasmettano messaggi al di là o di qua’ del fronte. C’è chi crede in questa iniziativa. A giorni partirà un Corso per una diecina di selezionati, comprese alcune ragazze. Tutto è basato su sistemi germanici e russi”… Così con entusiasmo, non tanto per la materia da apprendere quanto per far qualcosa prò il Duce e per le ragazze presenti, eccomi affrontare un po’ di corso fra l’interessante e l’inconcludente. In effetti volevo pormi a confronto e disposizione della Repubblica come farò a Gennaio e non come agente speciale di che non so. Comunque gli insegnamenti, non del tutto nuovi, li utilizzerò poco, una volta in una visita al Nord, andata  -  ritorno, con guerra in corso, e un’altra o due nel dopoguerra. Tutto qui. Devo dire però che il corso mi consentì di ottenere buoni risultati, legati oltretutto ad un periodo in cui queste tecniche mnemoniche erano misconosciute. Oggi è diverso. Fra l’indifferenza generale esistono oggi corsi di memorizzazione, non so come svolti, quanto seguiti e con quali risultati.  Non molto tempo fa andai ad una lezione dimostrativa e, a parte gli exploit d’effetto, ci vidi molte similitudini con quello trattato nel 43, quando iniziammo con un duro calcolo mentale. In questo campo ero fiero di quanto già applicato nella scuola grazie a  un bravo insegnante di matematica. In tempi recenti svolsi anche gare con calcolatori e spesso diedi i risultati prima. Insomma ce la vedemmo col coacervo delle regole sui numeri che dovevano applicarsi col minor sforzo mentale. Passammo poi alla memorizzazione di scritti, cose dette e visive, e qui la competenza e l’elasticità si riveleranno determinanti per un buon progresso. Ecco allora le associazioni mentali, scomposizione  -  ricomposizione di immagini, testi, riquadri. Inoltre ricostruzione e riproduzione del parlare e di scritti. Io mi ritenevo facilitato in quanto, prima degli esami di diploma, mi studiai un libricino della biblioteca scolastica dedicato alla lettura veloce. Ne venne che memorizzai accettabilmente parti di testi di algebra, lezioni d’inglese, storia, suddividendo il tutto in blocchi e memorizzando l’indice. Ciò fatto, individuato l’argomento, la mente si dedicava all’analisi della sola parte interessata, escludendo le rimanenti, pronte a rivelarsi riaprendo la finestra di una ulteriore ricerca. Forse potrebbe riuscirci chiunque purché con buona motivazione e volontà. Con lo stesso modo memorizzammo cose minori come Stati e Capitali del mondo, oltre banalità quali le regioni e le province italiane. i Ponti di Roma, le date del fascismo e altro (sul tutto proviamo a chiedere qualcosa a un liceale di oggi. Forse non risponderà nemmeno su chi sia il Presidente della Repubblica). Quanto alle pratiche apprese continuo ad applicarle, di modo che, fra l’altro, in data non antidiluviana, memorizzai la filosofia fino alla scolastica.  A chi organizzò il corso dico di essergli grato per questa torchiatura d'inizio del mio periodo giovanile, la quale contribuì a rafforzare il carattere e la sicurezza che mi hanno aiutato a non cadere in nell’ignavia di chi raggiunge limiti di età venerandi.  E’ con questo allenamento, assieme ai geni familiari e alla volontà, che ho ricostruito il lungo periodo della mia vita e ho fatto nascere il “Trittico”, opera alla quale mi dedico da alcuni anni, cioè i tre Fiaccole di Gioventù, Ragazzi di Portoria, Diario Tricolore. A chi dice: ”come puoi ricordare pressoché tutto, partendo quasi dalla pancia di tua madre? Non ti starai immaginando ogni cosa o quasi, esibendola quale realtà?” rispondo senza indugi: …”No, non invento nulla. Ho sempre affermato, sino alla noia, che quanto espongo si riferisce a ciò da me definito “Sostanzialmente Vero”. Posso aver introdotto complementi, aggiustamenti, accorpamenti, immaginazione, estro, ma la base resta reale, riferita a eventi e persone avvenuti ed esistite”. Circa l’interesse da me dimostrato a questo insegnamento ci sarà pure, perché negarlo, quello del ricevere un modesto rimborso economico e un pasto giornaliero che, con le pance vuote d’allora, non era da sottovalutare (oltre i  contatti con due ragazze non male e in gamba). Grazie allora ai docenti e a me per l’impegno posto nella formazione. Lo sviluppo futuro del Servizio lo ignoro, Allora sorsero iniziative spesso confusionate.

Consideratio
Oggi 27 atterrerà una sonda sul pianeta Marte, successiva a una precedente, che cerherà di capire di più sull'enigmatico mondo marziano. Ho visto al riguardo un documentari Focus su quanto oggi possa osservarsi e capire del pianeta rosso e su tutte le tappe indispensabili a trasformarlo vivibile per piante, animali, uomini. Gli studi in corso, solo studi per carità, prevedono un cambiamento graduale di atmosfera e sovrastante scudo cosmico, l'innalzamento della temperatura fino a 40 - 50 ° , lo scioglimento delle acque nel sottosuolo, con la comparsa graduale di rivi, torrenti, fiumi, laghi, mari, e poi, e poi, e poi sino a quando una Nuova Genesi vedrà il sorgere del miracolo  di vita seguito, trascorsi milioni e milioni di anni, con qualcuno che inizierà a dire e scrivere ".......... e il Dio creò la vita, il cielo, l'aria, il suolo, l'uomo ........." sui fogli di una nuova Bibbia. 

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Sunday, November 25, 2018

n 51 NS (Nuova Serie) - Lunedì 26 Novembre - SS Giovanni da Porto e Bellina vm - pensiamo positivo

N° 51 NS (Nuova Serie) Lunedì 26 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1912: Nasce Eugene Jonesco (Rinoceronti, le Sedie)

Detto di frati francescani: Dona come vrresti ricevere e ricevi come vorresti donare

Giovanni Boyne: Non mi torrai dalla chiusa prigione dell'attimo con vane chiacchiere sull'infinità dell'eterno

Recordatio - Diari 1944 - 1945
.......... Oggi sorrido per quando mancò un carattere e redigemmo il testo con un errore voluto sperando non fosse notato. Daremo pure una modesta assistenza a qualcuno in transito nord-sud e viceversa. E’ il mio finis; faccio un break e decido di piantarla. Ho una vivace discussione con gli altri e dico a tutti, senza ipocrisia, che la guerra è perduta. Pertanto, giacché il destino ha voluto restassi a Roma, non rifiutando nulla del passato e pronto a dare una mano per qualche emergenza, con l’augurio che Mussolini se la cavi, prendo atto di ciò e dico un addio relativo ai tempi delle certezze, speranze, di Dio, Duce e Patria. Mi accorgo che in fin dei conti tutti la pensano come me e il SAR si scioglie (per ricostituirsi come assistenza). Del futuro non ho timore, esso è da creare e potrà contare sulla mia opera. Ad ogni modo l’intendimento di chiudere resta un auspicio, ci saranno diversi che si ricorderanno di noi, ex repubblichini come ora ci chiamano, e ci tartasseranno con discriminazioni anche banali, salvo poi cercarci al prospettarsi di eventi pericolosi per il paese.Funzionari dell’ambasciata australiana ci chiedono di emigrare come pastai e mugnai nel loro paese. Offrono il viaggio di andata gratuito, non quello di ritorno, il contratto di lavoro firmato in Italia, l’alloggio, la naturalizzazione pressoché immediata. C’è chi accetta e fa bene, così due compagni di lavoro, e altri, ci lasciano per raggiungere quella terra lontana con uno dei primi e fortunosi viaggi aerei (i velivoli a elica fra scali e soste ci mettevano tre giorni, se navi più di venti). Io ho pensato seriamente di accettare ma stavolta è no. Non posso lasciare mia madre che non sta bene e sarebbe per lei un’angoscia sapermi in una parte che non si sa nemmeno bene ove si trovi. L’Australia, infatti, è un continente sperduto ove per ora è facile entrare, ma chi ci va ben difficilmente potrà tornare. Promotore poi un ex della G.I.L. si fa viva la legione straniera francese, ma non la considero. Chi accetta di arruolarsi finirà in Algeria prima e Indocina poi, dalla padella nella brace.  Roma, ove il fenomeno partigiano è stato in pratica assente, salvo gli infausti attentati di un ristretto gruppo estremista, ora brulica di resistenziali arroganti, come se l’arretramento tedesco e l’avanzata alleata le abbiano determinate loro. Le borgate, i quartieri infimi e non solo, partoriscono facinorosi tutti ex fascisti, le cui sedi, quelle già del fascio, sorgono come funghi. Iniziano ottuse persecuzioni verso i fedeli di un tempo o presunti tali. Ci si accanisce sovente su persone scomode su cui riversare vendette, rabbia e invidia. Le aggressioni si moltiplicano. La polizia è poca e ha poteri ridicoli, mentre la Militar Police si guarda bene dall’intervenire in queste regolazioni di conti. Un nostro amico ex GIL e parrocchia è coinvolto nel linciaggio del direttore del carcere di Regina Coeli, che viene mezzo ammazzato a botte, poi affogato nel Tevere; una cinepresa riprende tutto ed egli è riconosciuto per la sua veemenza (meno male che frequentava l’oratorio!). Sarà condannato a una pesante pena, poi credo amnistiato. Ho una riunione politica con esponenti della direzione della società, che è la maggiore industria romana. Sono presenti, oltre dei direttori e dirigenti, un direttore dell’Assistenza  Pontificia, un ufficiale USA d’origine italiana, e alcuni esterni che non conosco, uno dei quali diverrà un politico importante. Mi lusinga partecipare giacché sono giovane, diciotto anni e l’unico operaio presente, su invito del direttore generale. Ci parlano della situazione. Il discorso è chiaro: è possibile che con la prossima fine della guerra, il cui esito non si mette in discussione, e con le future elezioni, i rossi tentino di assumere il potere. E’ indispensabile prepararsi per impedire ciò. Siamo invitati ad appoggiare un partito sorto da poco (era nella resistenza), la Democrazia Cristiana, derivante dal Partito Popolare. A detta di chi parla dobbiamo superare le riserve politiche e confessionali perché solo un unico raggruppamento, che raccolga i consensi moderati, appoggiato dal Vaticano e dagli USA, può bloccare il pericolo. Disperdere i consensi nella miriade delle formazioni che sorgono di continuo sarebbe controproducente, si perderebbero solo voti, mentre nella sinistra non si disperde un bel niente e per affermarsi essa spera proprio nelle divisioni altrui, oltre nella propria azione di rottura e nell’URSS protettrice. L’ufficiale USA, in italiano colorito, afferma che l’America ci aiuterà in forme sia palesi, sia occulte, ma nulla potrebbe, salvo genererare una guerra civile, qualora il gruppo estremista dovesse prevalere sul moderato. Ci è consigliato di fare opera di adesione e collaborazione nel senso indicato, con l’invito ad avvicinare pure coloro legati al regime passato. Vincere il comunismo è d’interesse anche di chi l’ha combattuto per venti anni. Ci dicono che sono in corso dei contatti con esponenti RSI. E così, affatto entusiasta, pur convinto dalla logica e nel rispetto che devo a chi mi ha fatto partecipare, mi trovo con la tessera 1944 della Democrazia Cristiana, incaricato di svolgere proselitismo nell’ambito operaio (impossibile), e nominato delegato dei giovani lavoratori. Entro così a far parte per un certo periodo della primitiva DC, ove conoscerò amici che diverranno parlamentari, esponenti politici, ministri (oltre una frizzante funzionaria la quale deciderà io fossi l’ideale per lei, obbligandomi a una stretta difensiva in quanto, pur lusingato, per il momento, in attesa oltretutto del militare, non intendo impegnarmi). Come prevedere tali eventi? Considero ad ogni modo questa adesione come la prosecuzione della lotta del regime trascorso contro l’impero sovietico, minima essa sia. Come corollario dell’incontro la P.O.A. consegna alla società uno scatolone di buoni da distribuire al personale operaio, impiegatizio e altri, con cui prelevare dai loro magazzini coperte, telerie, vestiti e scarpe, dono dell’esercito e del popolo statunitense. .......... segue

Probabiliter  L’ultima volta col Duce (magari!)
E’ la primavera 1943, che conta il giorno? Tutti a piazza Venezia, parla il Duce, poi non si ripeterà, sarà Repubblica Sociale. Vado coi reparti della legione ma io e altri, di nostra iniziativa, siamo in divisa da avanguardisti e cerchiamo di svolgere servizio d’ordine e sorveglianza verso i moschettieri, considerati ormai poco più che ragazzini. La piazza è colma, ho però due impressioni, la prima è che, malgrado altoparlanti e musica, ci sia stavolta meno entusiasmo, la seconda è che la calca sia meno pressante. Forse mi sbaglio, mi sembra però così. Preliminari consueti, saluto al Milite Ignoto, Giovinezza, poi fra le urla di “Duce – Duce” il balcone si apre e appare Mussolini. L’entusiasmo c’è sempre, d’altronde a chi riferirci serve e per noi non può che essere il Duce. Poi silenzio. Ci attendiamo cose importanti altrimenti perché un’adunata imprevista, in un momento oltretutto poco felice? Infatti dall’inizio dell’anno una serie di negatività ci avevano colpiti, Russia, Libia, Tunisia, bombardamenti, perdite aeronavali, e non è che il precedente fosse stato splendido come ci aspettavamo. Avevamo bisogno di essere rassicurati, nello sperare in qualcosa che fosse capace di mutare il corso degli eventi. Inizia il discorso. Frasi incisive, tono tagliente, imperioso, ma ci vuole poco a capire che non promette niente di buono. Noto un Mussolini diverso. Ero uso a sentirlo all’attacco e mi trovo con un Lui aggressivo ma sulla difensiva. Chi mi legge sa che lavoro di memoria e anche in questo dire non mi sono premurato di verificarne data e singole parole, voglio trattare solo di impressioni. Sono talmente insoddisfatto del suo dire che non ne ho memorizzate parti, solo il condensato. Volano parole grosse verso gli anglo  -  americani, che mai si azzardino e mettere piede sul nostro suolo, sarebbero fermati, respinti sulla linea marina del bagnasciuga, poi piombo a chi tradisce, onore ai caduti, presenti alle bandiere, appello a ritrovare fiducia. Alcune frasi d’effetto e il discorso finisce, con le scontate ovazioni. I ripetuti “Duce” sono meno vivi, la folla si scioglie e torniamo alle nostre sedi. Il Comandante dice: “ragazzi, le cose vanno male, forse la guerra non si vincerà, dobbiamo essere pronti a tutto, chissà cosa accadrà”. Pochi giorni ancora e gli alleati sbarcheranno in Sicilia, che occuperanno senza difficoltà pur con qualche resistenza. Il mio cugino italo  -  brasiliano più grande di me, il quale già mi disse che con la guerra da noi dichiarata agli USA sarebbero stati “c..zzi” nostri, ora aggiunge che quanto sta accadendo è un aperitivo di ciò che seguirà. Io faccio gli scongiuri ma lui aggiunge di non essere un disfattista, solo che gli yanke li conosce bene. Anche mio padre, memore del 15  -  18, afferma che siamo agli inizi di un periodo nefasto e la potenza USA è così elevata da non immaginare, tanto da ci faranno fuori in un baleno. E’ penoso dirlo ma noi (ed io), pur di aggrapparci a una labile aspettativa di vittoria, rivolgiamo le nostre speranze solo sui tedeschi e sulle loro armi segrete, pur se abbiamo preso atto che la guerra in Russia gli va’ male e quella sottomarina è in gran parte fallita. Infatti i convogli alleati, più che scortati dopo le falcidie dell’anno prima, giungono quasi indenni nei porti inglesi o russi o mediterranei, con un elevato numero di U  -  Boot e nostri sommergibili che vengono eliminati. Infine gli USA si sono messi a costruire navi da carico in catena montaggio, pure una al giorno, sono le Liberty che poi conosceremo. Tornando a Mussolini il suo discorso non piacque a nessuno. Era una esternazione polemica, disperata. Poco dopo egli sarà sfiduciato dal Gran Consiglio, destituito dal re, sostituito da Badoglio e spedito al confino. La folla in Piazza Venezia si trasformerà in nemica, ostile. Non volevo crederlo o ammetterlo. Milano, Torino, Bari, altrove, vedranno i primi morti per mano dell’esercito e dell’odio che inizia a far capolino. Ettore Muti verrà ucciso a Fregene dai carabinieri, con giustificanti che non convinsero nessuno allora e dopo. Quante cose possono cambiare in un mese o poco più!  Duce, forse  un po’ di ragione l’aveva il re quando disse di volerti in qualche modo proteggere (facendoti fermare) e lo confermasti pure tu che in quel momento eri l’uomo più odiato d’Italia. Capisco la tua amarezza, nel piccolo fu anche la mia, mi consolo solo pensando che alla fin fine il grande odio è una derivazione dell’amore che tentasti di elargisci e noi provammo a ricambiar in quanto essi sono per me sentimenti fratelli. La prossima volta che sentirò la tua voce sarà dalla radio tedesca di Monaco, dopo la tua liberazione dal Gran Sasso, e nemmeno la riconobbi. Poi sarà Repubblica, il Lirico a Milano, qualche altro bagno di folla, e la fine materiale, non morale. Saremo comunque anche noi balilla a cercare di non lasciarti, avremmo voluto essere di più e conclusivi, invece saremo pochi, troppo, a non abbandonarti

Consideratio
L'argomento anziani è delicato da affrontare. Considerando la nascita anziani siamo tutti tanto che gli inglesi, chiedendo se necessario gli anni a qualcuno, dicono "How old are you?" cioè "quanto siete vecchio?". Comunque se una persona raggiunge gli 80 - 90 - magari 100 non si può certo dire trattarsi di giovinotti o signorinelle. Ciò premesso l'area degli anziani si sta allargando a iosa e lo sarà ancor più nel prossimo futuro, come gia definito e comunicato dagli istituti statistici, INPS in primis. Volevo così accennare al lavoro ben superiore alla disoccupazione odierna, da dedicare all'assistenza diurna, notturna, infermieristica, part time, a tempo pieno aggiungo anche, perché no? anche casalingo e familiare, considerando l'alta percentuale delle donne oggi occupate, e dato che il mondo vivente è  fatto a metà le opportunità presenterebbero ampi margini anche per l'occupazione maschile. E in questo lavoro si sta specializzando sempre più la mano d'opera extracomunitaria, per la grande maggiorfanza femminile. Le Agenzie specializzate nel collocamento, se lo dico mi risulta, hanno quota quasi zero per disponibilità di persone nazionali. Dal canto loro le USL fanno ciò che possono e il problema anziani permane e si incrementa.

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n° 49-50 NS - Nuova Serie - 24 - 25 novembre Sabato e Domenica - SS Andrea Dung e S. Caterina - pensiamo positivo -

N° 49 - 50 NS (Nuova Serie) - Sabato e Domenica 24e25 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

Sabato e Domenica giornate di sosta del Forum e del Blog

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Thursday, November 22, 2018

N.48 NS (Nuova Serie) - 23 novembre Venerdì - S. Clemente I Papa e m. - pensiamo positivo -

N° 48 NS (Nuova Serie) Venerdì 23 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.


1980: Terremoto in Irpinia
Detto di frati francescani:Se il corvo scende alla valle - accendi il fuoco e prepara lo scialle
Seneca:  Qui timide rogat - docet negare  Chi domanda timorosamente - insegna a rifiutare

Recordatio  Diari 1944 - 45 Il passato si riaffaccia
Nonostante il nuovo corso degli eventi restano sempre affollate le cucine dei circoli San Pietro, ove eravamo ricorsi in molti.  E’ chiaro che permane uno stato d’indigenza notevole. La guerra si è allontanata da Roma, ora gli scontri si svolgono nelle zone centro-nord, specie toscane ed emiliane, mentre i tedeschi rafforzano la Linea gotica, la Cassino del nord.  Alcuni amici che hanno passato le linee ci informano di quanto avviene nella Repubblica, ci parlano dello shock per la perdita di Roma, dei franchi tiratori fiorentini finiti in buona parte fucilati, delle barbarie compiute dalle bande comuniste e slave in Italia e nelle zone confinarie. Per loro non è da escludersi un capovolgimento della situazione a seguito di armi segrete che saranno presto utilizzate, in confronto alle quali i missili V1 e V2 si dimostreranno gingilli; danno poi come non impossibile una pace separata con l’URSS o, inversamente, l’attacco all’URSS da parte di alleati e tedeschi, con un clamoroso cambio di fronte. La buona fede è encomiabile. Non se ne avvedono ma dicono un mare di sciocchezze. Noi che abbiamo visto chi, come e quanti sono gli alleati, siamo più realisti e non ci facciamo illusioni. Ad ogni modo accettiamo di restare legati al Duce più per l’ideale che per altro. Decidiamo così in pochi, con scarso entusiasmo, di costituire dei gruppi pro RSI. Nel mio nucleo ci inventeremo la denominazione S.A.R., Squadre Azione Repubblicane, copiando il nome dalle più note S.A.M. Squadre Azioni Mussolini, già attive nel centro-sud, delle quali alcuni membri sono stati da poco fucilati dagli americani, riprendendo il tutto in un macabro spettacolo ove si vedono degli scalcagnati ragazzi uccisi da paghi signori della guerra. Cosa poi noi si debba combinare non lo sappiamo, comunque nulla di decisivo. Di servizi informativi non ce n’è bisogno, poiché gli americani, nella loro opulenza, fanno tutto alla luce del sole, per non dire poi dell’inutilità di eventuali sabotaggi. Eppure prima che tutto finisca passerò le linee e svolgerò un paio di missioni a Milano, una nostra e una per conto dei preti. Per il nostro ridotto daffare utilizziamo un locale di rifugio antiaereo. Organizzo un’efficiente mini stamperia, acquistando nel mercato parallelo di Porta Maggiore, tipo il Porta Portese odierno, una cassetta di caratteri e alcune barre da composizione USA, altri procurano delle risme di carta, tamponi e tubi d’inchiostro, prelevandoli da un’ex sede del fascio occupata dal PCI, così stampiamo rustici manifestini inneggianti al Duce e alla RSI che di notte (siamo sempre senza illuminazione pubblica), gettiamo in strada. .....segue

Probabiliter  Avventure alla Tom Sawyer (da sconsigliare)
Una delle passioni della gioventù fu quella del dedicarmi ad una anomala speleologia, applicata al mondo sotterraneo romano. Pur se il Duce c’entra poco finirà per farci capolino. Nel luogo ove abitavo, circondato da aree fabbricabili che presto spariranno, erano presenti più “grotte” che noi ragazzini occupavamo nei tratti d’inizio per fare le stesse cose che avremmo potuto svolgere all’esterno o casa. Ma una grotta è affascinante, segreta, misteriosa. La zona più interessante era però quella della nostra scuola e sede GIL, limitrofa al parco dell’Appia antica. Qui erano numerosi i cunicoli che s’inoltravano nelle viscere del suolo, specie ex cave di pozzolana d’epoca romana, a volte utilizzate come catacombe, e usate anche successivamente sino a tempi recenti. Così un Sabato, durante le esercitazioni, con la guerra iniziata da poco e la psicosi delle “spie” (Taci! il nemico ti ascolta!) uno dei nostri, che viveva nei pressi, disse che sarebbe stato bene controllare un antro a lui vicino perché dalla finestra, verso notte, aveva notato qualcuno che entrava usando una luce tascabile misteriosa. Non l’avesse detto, in noi si scatenarono fibrillazioni multiple! Vedemmo spie e agenti nascosti, qualche deposito di armi, una centrale Radio - Telegrafica nemica. Decidemmo di vedere. La sera saremo da lui constatando che qualche movimento sospetto c’era e una luce non protetta tagliare l’oscurità. Allora il giorno dopo, domenica, dicendo alle famiglie che c’era riunione GIL, ci trovammo in loco con mezzi di fortuna per la ricognizione ipogea (una lampada a torcia, dei pezzi di candela, che con la guerra erano sempre in casa, due bicchieri per tenerle senza farle spegnere da spifferi). Facevamo gli spavaldi ma in effetti avevamo una strizza a non finire, era la prima volta che ci addentravamo seriamente in gallerie ignorando come sarebbe finita. Entrammo, eravamo in cinque e ci inoltrammo. In terra non c’erano segni passati di binari Decauville o altri, la luce della lampada era penosa, eppure dopo poco sembrò sufficiente. La galleria era unica, senza diramazioni. Accendemmo anche una candela in un bicchiere, poi l’imprevisto. Inaspettatamente sia la torcia, sia la candela, pur con la loro scarsa luce, non mostrarono più nulla in avanti, retro, lato.  Dove ci trovavamo? Attivammo un’altra candela e, tenendo le luci ferme, notammo di essere finiti al centro di una sala di smistamento ove sbucavano tre o quattro gallerie. Da dove venivamo? ci eravamo mossi, l’orientamento non esisteva, il buio, mistero, “fifa” accentuavano le nostre preoccupazioni. Fatto è che decidemmo di tornare imboccando una via sbagliata. Poco dopo superammo una frana della notte dei tempi e poi, già percepito prima, si fece sentire sempre più forte un rumore vorticoso. Era un torrente sotterraneo stretto ma di incredibile portata, che non avrei mai pensato potesse scorrere con tale impeto a pochi metri sotto il suolo. Ci guardammo, avanzammo sui bordi sino un vicino passaggio asciutto. Facemmo sosta e ragionammo; un paio di noi, che non volevamo portare, si misero a piagnucolare dicendo che una scolaresca si era persa per sempre nelle catacombe vicine (ciò era detto dagli anziani, non credo fosse vero). Ci imponemmo calma. Frattanto era passato del tempo e la tascabile diveniva più fioca. Buon per noi avevamo diverse candele. La poca luce mostrava la superficie della volta dalla quale pendevano stalagmiti e serpentelli aggrovigliati, erano le radici penculanti di qualche  pianta sovrastante. Per fortuna avevamo detto in casa di essere con la GIL (non in adunata, eravamo in “borghese”) ma una soluzione per uscire doveva venire. Provai con qualcosa che riuscì. Mi era parso di sentire un filo d’aria e allora presi una candela, senza il bicchiere di protezione e, alzandola, osservai la fiammella che si muoveva secondo il soffio che percepiva. Mi spostai e vibrò per uno spiffero più consistente. Ci spostammo di poco giungendo in un altro vano di smistamento col soffitto crollato e qualche apertura angusta che s’intravedeva, da li veniva l’aria. Il problema non era ancora risolto, decenni o secoli di abbandono avevano fatto si che il luogo, oltre di massi, fosse coperto da arbusti tanto fitti da far trapelare solo barlumi di chiarore. Però l’uscita era trovata. Vennero fuori dei coltellini, uno più consistente, un bastone e, dopo aver cercato un punto con rami meno folti, ci demmo da fare per aprire un varco riempiendoci di graffi. Ne venne così un buco largo un mezzo metro. Il primo di noi, il più “sottile” riuscì ad infilarsi e uscire. Ci disse che fuori non c’era nessuno, egli comunque ci avrebbe data una mano e, se necessario, chiesto aiuto. Con cautela feci uscire tutti spingendoli per piedi e sedere, incurante di qualche loro grido di dolore. Alfine uscii io con la coscienza a posto per essere stato l’ultimo a lasciare. Facemmo una visita alla GIL che quel tardo mattino era ancora aperta, ci riassettammo e tornammo a casa in condizioni pietose, faticando a ché i genitori non reclamassero col comandante per l’esercizio d’addestramento che ci avevano costretti a svolgere (ognuno dirà di essere finito in un cespuglio spinoso e poi, tutto sommato, credo di avere esagerato, saremmo stati malconci si, ma non a brandelli). Dopo alcuni giorni tornammo più attrezzati, la torcia con pila nuova, candele, un lume a petrolio. Ma sul tutto primeggiava un grosso gomitolo di filo di cotone da svolgere in terra, quale refe d’Arianna, che ci avrebbe sempre riportati fuori. La conclusione sarà che trovammo la fonte dei nostri sospetti. Presso l’entrata si apriva un passaggio sfuggitoci perché poco evidente per la vicinanza e noi non ancora usi al buio, con un giaciglio di qualche sbandato (non c’erano i “barboni”, disperati si) che poi incontrammo. Era della zona, lo conoscevamo un po’ tutti come “Romoletto” e i romani anziani potrebbero ricordarlo, soffriva di tic ricorrenti a seguito, si diceva, del morso d’una tarantola. Era lui che aveva stabilito in quel luogo il rifugio caldo d’inverno e fresco d’estate. Chiaro che lo lasciammo stare e l’aiutammo pure. Ricordo che per vari giorni gli portai uno sfilatino con verdura cotta che, assente in quel periodo mia madre, mio padre mi lasciava per il pranzo. I filoncini erano due e li divisi fra me e lui, seguendo un po’ di dieta inusuale per l’età e appetito. Suggerii pure al poveraccio di riempirsi con acqua. Noi invece in uno slargo vicino pensammo di creare un rifugio segreto, soprattutto per renderci importanti coi coetanei e le ragazze. Ci affiggemmo un poster del Duce, ci portammo qualche altra cosa ma ci andammo solo un paio di volte. Bastava sapere d’averlo. Pensammo pure di utilizzarlo quale base occulta qualora gli inglesi avessero occupata Roma (quando mai! se vincevamo dappertutto). Francamente allora e poi non seppi spiegarmi questo insieme di incoscienza, irrazionalità, superficialità. Restò il fatto positivo che ci mettemmo coraggio e decisione (avrei voluto vedere se ci fossimo persi sul serio chi sarebbe venuto a “salvarci”). Confermo d’aver detto di un fatto reale, non so quanto pericoloso (anzi, certamente pericoloso). E in seguito ce ne furono altri che lo ricalcarono, ma è inutile approfondire e ripetersi, sarebbe noioso e di poco interesse

Consideratio Remind odierno
Un tempo non remoto ci arrovellavamo coi primi cellulari e ingombranti PC ai quali tentavamo di spremere il massimo delle loro possibilità. Io, dopo una esperienza Commodore Vic 20, con cui giocavo a scacchi, passai al Commdore 64 con le sue appendici stampante grafica, plotter, penna e tavola grafica, tastierino e sintonizzatore musicale, memoria 256K, addirittura VIDEOTEL, un barlume delFace-Book che verrà. Poi il passaggio al Commodore 128 con memoria oltre 600K il quale mi faceva di tutto, specie col suo Word, Data Base, tavola numerica e plurimi accessori. Esso esprimeva uno dei massimi di noi  ragazzi e più attempati d'allora. Bene, sono sceso nel mio Museo Kompos-garage-cantina e il blocco 128 è salito di quattro piani e ha trovato alloggio sulla mia seconda scrivania. Una prova veloce già l'ho svolta e ho deciso, per alcuni cose non primarie, di socchiudere gli occhi, sognare, illudermi di regredire nel tempo pur se il mini telefonino Samsung, tecnologico cento volte di più, stia a rammentarmi di tenere i piedi nella ostica terra. Però sognare non è proibito, non ci danneggia, e io sogno.

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