Tuesday, December 4, 2018

n. 60 NS (Nuova Serie) . dicembre 5 Mercoledì . SS. Cristina e Saba - pensiamo positivo -

N° 60 NS (Nuova Serie) Mercoledì 5 dicembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1791: muore a ViennaWolfgang Amedeus Mozart

Detto francescano: Dicembre  tempo variante - freddo costante

Italo tavolato: Dato che la verginità viene valutata in termini di capitale è oltremodo strano che il governo non l'abbia mancora tassata.

Recordatio - Diari 1944 - 46 .....
Sul lavoro, oltre le consuete mansioni, sono addetto più volte ai trasporti; c’è necessità di incrementare il servizio per consegnare i prodotti a enti, autorità, Vaticano, colonie marine – montane, esercito, grossisti, clienti diretti. La prima volta sono letteralmente schiacciato da un sacco di farina da un quintale che dall’alto dello scivolo mi piomba sulle spalle. Ed ecco una stilettata che colpisce all’inguine! Ne deriva dapprima una ricorrente fitta, senza evidenza esterna, poi una punta d’ernia operata anni dopo con complicanze per il notevole ritardo. Eppure sono avvezzo a maneggiare quintali ma non ancora a vederli arrivare “al volo”. In seguito non avrò di questi problemi giacché gli anziani m’insegneranno come riceverli senza conseguenze (è un problema di forza, elasticità, equilibrio di spalle e gambe).  Abbiamo la soddisfazione di vedere che la Società divenga la prima italiana nella produzione di pasta, farina, semole. In seguito lo sarà per i biscotti e i prodotti lievitati. Ciò in conseguenza della proprietà Vaticana, grazie alla quale sono disponibili i migliori grani statunitensi, canadesi, russi, ungheresi, senza i problemi del contingentamento e difficoltà di rifornimento di sfarinati e materie prime in atto per gli altri produttori. Usufruisce poi di un numeroso parco di clienti vaticani, pubblici, privati, occasionali in grado di assorbire l’intera produzione e oltre. Le concorrenti utilizzano invece grani nazionali di qualità inferiore, forniti con parsimonia dai Consorzi Agrari d’ammasso. Hanno poi un giro di clienti di minore importanza, oltre mezzi finanziari inferiori.. Questa situazione non varierà finché la proprietà resterà l’attuale. Purtroppo anni dopo la S.Sede cederà la società ad altri, a seguito di un lungo periodo di boicottaggi da parte degli operai aizzati dal sindacato rosso, nel periodo dell’autunno “caldo” 1968-70. Da allora inizierà un deterioramento veloce che porterà alla cessazione dell’attività, visti gli interessi dei nuovi proprietari soprattutto immobiliari e non industriali. Il monsignore capo della POA (Pontificia Opera Assistenza), e ONARMO (Opera Nazionale Assistenza Religiosa Morale Operai), i due maggiori clienti, è di casa nella società. Il presidente era e resta il nipote del Papa, anche il direttore è lo stesso, l’ingegnere ebreo che mi aiutò e guida il complesso con maestria e polso. In questo periodo egli usa per i suoi spostamenti societari e personali una Fiat 500 anteguerra (Topolino). Alla vetturetta, in mancanza di gomme nuove per ora non disponibili sono adattate ruote di motocicletta, con gli pneumatici a sezione più ridotta e diametro leggermente superiore, trovate nel mercato dei residuati bellici di Porta Maggiore (l’auto pare uno anatroccolo comunque fa il suo servizio). Nell’ambito direzionale, fra gli esponenti maggiori, erano e restano presenti persone oltremodo scostanti le quali, pur se vicine all’ambiente ecclesiastico e più che religiose, mancano di ogni dote umana e ostentano palese disprezzo verso chi non si trovi a un livello ritenuto accettabile. Più volte sono colpito dall’altezzosità dimostrata verso i sottoposti, allora molto più arretrati e grezzi di quelli dei decenni successivi. Sono gli stessi che nel 1944 cercarono di ostacolare il mio inserimento nel personale (beh! ero con la Wermacht da loro aborrita) adducendo scuse pretestuose e contravvenendo alle disposizioni del direttore rifugiato in Laterano il quale li redarguì, generando uno spirito maldisposto verso me, che permarrà per un bel po’ di tempo. Lavoro e studio mi prende ampiamente e mi è difficile concretare rapporti con ragazze al di fuori di una normale amicizia Eppure con i miei diciannove anni sono nell’età migliore per coltivarli. Ciò non toglie che abbia attrazione e affetto per alcune del lavoro. In particolare sono colpito dalla bellezza e vivacità di una giovane confezionatrice, che unisce a una mente matura e dolcezza espressiva, una figura alta e slanciata, un viso di una finezza particolare e una fluente capigliatura come grano maturo. Diveniamo amici ma lei in seguito si ammalerà di leucemia e in pochi mesi se ne andrà. La madre, negli ultimi giorni dice mi ricorda ma non vuol essere visitata perché la malattia l’ha distrutta, oltre ad avere perduto i bei capelli a cui tanto teneva.  In questi periodi ho anche occasione di fare un po’ di corte, senza seguito, a una simpatica biondina del biscottificio (non so il perché della preferenza per le bionde, pur se finirò ad avere rapporti seri solo con le brune), nonché a una prosperosa operaia per la quale avrò delle noie concrete col fidanzato, oltre una simpatica spasiera, oltretutto alquanto istruita,  che mi lascia dubbioso sulla sua disponibilità e poi, anni dopo, sposati entrambi, ha modo di dirmi di essere stato considerato più che positivamente, e il suo gradimento c’era, eccome! Bastava mi fossi spinto poco più in là dei soliti complimenti. 

Probaniliter Le opere di Misericordia (forse applicate, forse no)
In un momento particolare della vita ho fatto un bilancio sulla osservanza o meno delle cosiddette opere di misericordia che ognuno di noi, me compreso, seguace o meno di qualche credo o religione, dovrebbe avere osservato. Per quanto mi riguarda le ho “laicizzate”, non legate cioè ad una specifica osservanza di credo, bensì al dovere morale ed etico liberamente applicato di agire con correttezza, onestà e ampia socialità. Così “Dar da mangiare agli affamati”, “Dar da bere agli assetati” credo che, io e altri con me, le abbiamo osservate un bel po’.  “Vestire gli ignudi” (o chi bisognoso d’assistenza), anche questo è stato svolto per parecchi che ne avevano necessità. “Visitare gli ammalati”, “curare gli infermi”, “seppellire i morti”, idem. Mancava forse qualcosa? Si! non ho parlato di “ospitare i pellegrini”, cosa che nel 1944–45 era a volte difficile in quanto si trattava spesso di pellegrini particolari, non da San Giacomo di Compostela, Lourdes, Loreto, Anno Santo, bensì di qualcuno che andava   -   veniva dal nord al sud e viceversa, attraverso frontiere reali o di fatto. Così:…”Franci, dobbiamo prenderci cura per qualche giorno di due dei nostri in arrivo per “giù”, come arrivati poi spariranno, Sai che io sono in vista e controllato, sarebbe meglio provveda uno di voi” ... “Francesco, ci penserò io ma in casa non posso. Però c’è il ricovero antiaereo ove non va’ più nessuno e il portiere mi ha dato le chiavi per svolgervi qualche piccolo impegno. Si quello ove stampiamo i volantini. Sono tre seminterrati comunicanti. Uno di essi era adibito a infermeria con uscita su strada. Ci sono due brande, un tavolo, sedie, toilette, acqua, secchi e sabbia. A lenzuola, asciugamani, altro vedo io”. Il giorno dopo i due arrivano. Vengono da Milano e sono diretti a Napoli, ma non sono milanesi. Hanno superato la linea del fronte vedendosela col pericolo sia degli alleati, sia dei partigiani e mine. Sono poco più grandi di me, sui venti anni. Gli faccio trovare i lettini, qualcosa da mangiare e per pulirsi.  Li ospito, meglio dire li ospitiamo, per tre giorni. Escono con qualche cautela assieme a noi e solo di sera all’ora di cena, quando di gente in giro ce n’è poca, facilitati dal passaggio esterno e non dal cortile. Il terzo giorno se ne vanno e di loro non si saprà più nulla. Ci giungerà presto la comunicazione, nonché il poster con le foto, che gli americani avevano fucilato in un vallone a Napoli varie spie definite fasciste, ma essi fra loro non c’erano. Penso che in qualche modo l’abbiano scampata, me lo auguro vivamente. La nostra accoglienza fu alquanto riservata, sia per i nomi effettivi, che per il luogo di partenza, di destinazione e il compito da svolgere. Io per loro ero Giò e basta). Il luogo ove alloggiarono era una grezza infermeria dimenticata dedl nostro  ricovero antiaereo ormai inutile, nelle vie l’illuminazione non era tornata, non furono notati da alcuno. Insomma ci dissero poco di loro, noi altrettanto, nel tentativo di evitare problemi qualora qualcosa fosse andata male. Li accettammo col buio, uscivamo un pò col buio, se ne andarono col buio. Comunque anche se io e i collaboratori sapevamo ben poco, Francesco doveva conoscere chi fossero. Egli disse che avrebbero dovuto organizzare con altri qualcosa di grosso, pare nel porto di Napoli. Ma grosso di che? Far saltare una nave, un deposito, far fuori un generale? Bene, e poi? Non avrebbero scalfito una virgola agli americani e all’esito del conflitto. Come non l’aveva scalfito il disastro nel porto di Bari attaccato dagli aerei tedeschi quando, per una reazione perversa,una miriade di navi cariche di rifornimenti, armi, esplosivi, pare anche gas venefici, mi pare diciassette in tutto, saltarono in aria generando un numero elevatissimo di morti militari e civili rimasto sempre imprecisato. No! non potevano far nulla, ma io e noi evitammo di dirgli che il loro impegno era destinato al niente. Avevano una idea pallida di chi e quanti fossero gli anglo   -   americani e quale il comportamento della popolazione che pensavano fedele  alla RSI, mentre così non era affatto. Come ho detto essi non tornarono, almeno nostro tramite. Ci rallegrammo nel sapere che nulla di eclatante fosse avvenuto a Napoli e al porto o qualche sito similare e che non giungessero notizie deleterie come quella dei ragazzini fascisti fucilati dagli USA in un vallone napoletano. Comunque al Duce dico che i suoi figli del nord (beh! uno era meridionale) rischiarono la vita per lui, per la Repubblica, i comuni ideali, ben sapendo a cosa potevano andare incontro. E noi cercammo, come altre volte di assolvere oltre il nostro dovere anche questa opera di misericordia, nuova o vecchia che essa sia,  “Alloggiare i pellegrini”.

Consideratio Patate
Un servizio TV ha evidenziato lo spreco di patate che avviene presso alcuni grossisti, mi auguro non tutti. Qualche decennio fa esse erano tesserate coi bollini annonari e ogni distribuzione, non frequente, si basava su un mezzo chilo a persona con tuberi belli, brutti, piccoli, grandi, puliti, meno puliti, senza sottigliezza alcuna. Bene, ho visto i magazzini immensi di un grande distributore ove si lavorava freneticamente, con macchinari appositi, a selezionare le patate per grandezze medio-grandi e per forma, nettarle poi in più modi fino a farle divenire "belle". Infine eccole confezionate in più tagli di pesatura ad uso dei tanti supermercati d'Italia clienti, i quali rifiuterebbero sdegnosamente misure piccole, di forma non canonica e, peggio, poco pulitte. E l'attività della grossista prosegue ininterrottamente, senza o quasi pause, così i grandi contenitori patatieri possono affrontare sia il condizionamento sia il loro viaggio distributivo. Bene, e le patate piccole, brutte, rotte, deformi, con terra e altro addosso? Non c'è tempo per loro pur se sono tante. Sbrigativamente eccole indirizzate nel migliore dei casi all'alimentazione animale se non a compostaggio concimario o rifiuto speciale, mentre potrebbero sfamare una moltitudine di  derelitti e bisognosi. Ma la legge della fretta , dell'utile, dell'occupazione per un loro minimo di trattamento non lo consentono. Un fiume, fosse pure un fiumiciattolo, di "bad potatoes" finirà così nelle pance dei nostri amici erbivori o, peggio, in altri modi spiacevoli. La legge del profitto ha imperato ancora.

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