Tuesday, November 6, 2018

07 novembre 2018 Mercoledì - n° 2714 + 34 nuova serie - S. Ernesto - pensiamo positivo

Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni circa di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio

Recordatio Diario 43 - semestere horribilis, finis 1943 
......  -  È arrestato dai tedeschi il mio amico chiamato il “Professore”. Qualcuno l’ha denunciato come ebreo. Ne siamo colpiti, io e quanti gli eravamo vicini, ma non possiamo far nulla. Pur se non presagiamo nulla di buono, ignoriamo l’esistenza dei campi sterminio, sappiamo soltanto di quelli di lavoro (erano poi gli stessi, vedere: Io e il Professore).

-  Mese di Ottobre “nero” in ogni senso, fame, occupazione militare e i nuovi fascisti che imperversano in azioni di rappresaglia e prepotenze. E’ nata la Repubblica Sociale. Nel mio ufficio INA non abbiamo nulla da fare. Per occupare il tempo riordino per l’ennesima volta armadi con vecchie pubblicazioni e opuscoli. Scrivo pure qualcosa, come fanno un po’ tutti. L’Istituto infine, similmente ai ministeri e grandi società, si trasferisce a Venezia come tutti, a Roma resteranno pochi anziani a presidio della Sede. Per noi giovani che sarà lo ignoriamo.

- Al termine di ottobre l’I.N.A. mi licenzia assieme a molti degli ultimi entrati, forse tutti. E’ per me una tragedia, oltretutto in casa a portare i soldi resta solo mio padre. Evidentemente lo spostamento della Società al nord e l’armistizio hanno spinto la direzione a liberarsi di chi ancora in prova. Quest’allontanamento colpisce il mio conscio e inconscio, può dirsi che mi abbia pesato una vita. Mi chiedo ove possa aver mancato senza trovare risposta, giacché il servizio è stato talmente breve che non ho avuto alcuna possibilità di dimostrare cosa potessi fare e valere. So che altro ha  generato la fine del rapporto ma il magone resta.

-  Mussolini ci invita e ordina a riprendere le armi a fianco dei tedeschi. Nasce, sulle ceneri del Partito Nazionale Fascista, il PFR, Partito Fascista Repubblicano. A Roma la federazione s’installa nel Ministero delle Corporazioni in via Veneto, per ora trasferito anch’esso al nord Io non ho avuto varianti nel modo di pensare, salvo le amarezze provate, così faccio uno sforzo e gli offro dieci lire, le ultime rimastemi dopo l’uscita dall’INA, annoverandomi fra i primi aderenti al PFR. Parteciperò pure a un corso di collaboratore per cosa non so.

-  Il fronte si è stabilizzato nella zona di Cassino ove si svolgono duri scontri. Reparti germanici giungono di continuo. E’ chiamato alle armi il 1925, in seguito lo sarà il 1926. Io, del 1927, dovrei restarne fuori ma si riaffaccia l’idea di un volontariato, pur consapevole non ci sia possibilità di variare gli eventi. Sappiamo tutti che la guerra è persa. Il fine Novembre e Dicembre sono talmente freddi che, secondo gli anziani, non era così da decine d’anni. La fame aumenta poiché Roma è sottoposta a un rigido blocco aereo che impedisce l’afflusso di un minimo d’alimenti. Nella rete periferica si levano colonne di fumo, ben visibili dalla città, dalle carcasse dei veicoli colpiti dai caccia USA.


- Coloro che hanno camion, ditte o privati, corrono a offrirli in gestione al Vaticano o alla Croce Rossa, contrassegnandoli coi loro simboli, onde utilizzarli per le necessità di Roma e sperando di salvarli dalla requisizione dei tedeschi o dagli attacchi dei caccia alleati.  Corrono voci di eccidi di nostri soldati nelle isole greche a seguito di scontri in loco. Sembra che molte tradotte di soldati sbandati siano dirette in Germania. Dovrebbe anche nascere un esercito repubblicano. Al raduno che in proposito il Generale Rodolfo Graziani tiene al teatro Adriano in Roma sono presente anch’io.


 -  Natale triste e chiese piene. Si prega per la salvezza di Roma mentre, poco fa’, si pregava per la vittoria. Mi chiedo come faccia Iddio a soddisfare le richieste di protezione che gli pervengono da tutti, amici o nemici. Abbiamo quasi niente per la cena e il pranzo natalizi.    La mia sfiducia sulla situazione si accentua sempre più (non voglio ammetterlo, ma in me qualcosa dice che la guerra non solo è persa, ciò è scontato, ma la Repubblica e il Duce avranno vita difficile e breve, eppure fingo di ignorare queste chiare evidenze).


 -  Un amico sacerdote, missionario, più concreto dei soliti parrocchiali, quasi mi convince ad abbandonare il tutto e impegnarmi nelle lontane terre africane, asiatiche, sudamericane, in un cristianesimo concreto, di frontiera, socialista alla cristiana primitiva, ben diverso dal credo romano e dal socialismo del poi. Non so quanto ne sia convinto, comunque entro in contatto con l’Istituto Missionario di Monza, incontrando però la resistenza inaspettata di mia madre (spinta dal desiderio di non vedere andarsene un altro figlio). Accantono l’idea sia per la vocazione del tutto assente, sia per il sospetto voglia sottrarmi alle dure realtà che ci attendono e presto verranno.

Finisce qui l’excursus degli eventi dal luglio al dicembre 1943 che più mi hanno colpito; si tratta di quelli che ho vissuto con più partecipazione. Sfido a trovarne di altrettanto tragici. Per me, oltre ad avere perso un anno di scuola, che comunque recupererò (non so nemmeno se esse siano in funzione, tutte o in parte), devo costatare di essere divenuto brutalmente un adulto - non adulto, di quelli che si definiscono “né carne  -  né pesce”, senza una vera maturazione. La giovinezza dei quattordici – sedici anni se l’è presa la guerra e non ho avuto tempo e modo di conoscerla. Dico ciò senza pietismi ma il problema è che, malgrado sia cresciuto d’anni e altezza, non ho per nulla raggiunto una sufficiente maturità, come dovrebbe

Probabiliter 

Certezze e dubbi, Il Capo ci lascia 
Avevamo si vari Superiori ma il “Capo” operativo era uno e basta e sopra lui c’era Sua Eccellenza, direttamente o indirettamente. Il Capo non era stato un personaggio nel campo militare, ma molto di più in quello che chiamerei dirigenza occulta, di rapporti fra istituzioni pubbliche, private, vaticane, estere, di mente dispositiva e organizzatrice. Figurava di rado nelle cronache, nei filmati o altri media di comunicazione. Puntava ad un limitato anonimato con i terzi e riservatezza con noi, ma ben sapevamo dei suoi interventi che, quando qualcosa bolliva in pentola, era certo ci fosse anche il suo zampino. Non discutevamo i suoi ordini, erano giusti, necessari, esprimevano il desiderata di livelli ancora più elevati. Ci trattava come una famiglia all’antica, tale il padre che poteva essere non compreso, ma le cui disposizioni si osservavano, si seguivano. Lo stimavamo, gli portavamo lo stesso sentimento affettuoso che aveva per noi. Ci impegnammo per lui in interventi umanitari, non umanitari, routinali, speciali. Venimmo gratificati per lo più moralmente, pur se il suo ombrello ci coprì spesso dalle immancabili tempeste della vita. Al pari di noi egli considerava il Duce sempre vivo, come fosse lui a dirgli cosa fare. Tutto però ha un termine e, per dettagli che ometto, s’approssima il momento finale. 
..“Franci, il Capo sta morendo, non supererà la settimana, ha cercato pure te torna a trovarlo”....“Francesco, prendo un paio di giorni e vado a Milano, parto stanotte”…. Il primo mattino sono a Milano. Mi sistemo e mi avvio alla clinica.   
…“Non può entrare se non è un familiare, il paziente l’hanno portato in rianimazione, se vuol sapere qualcosa passi il pomeriggio”… Non ce n’è bisogno, vedo uscire il figlio, discreto attore cinematografico che poi  non avrà successo. Lo abbraccio, mi dice: ….“non dovrebbe restare molto in intensiva, hanno detto che lo riporteranno in camera, vediamoci domani per vedere come va’. Al momento c’è mia madre, siamo rassegnati…. Il mattino di nuovo in clinica. Il “Capo” l’avevano riportato da poco e giaceva supino nel letto in sonno profondo, forse procurato. Qualche parola sommessa con la moglie, il figlio, lunghi silenzi, gli prendo la mano, gli sono vicino, viene qualche altro con discrezione, c’è penombra, poi i medici ci fanno uscire. Dico che tornerò più tardi e mi allontano per vedere una persona. Torno e il “Capo”, debolissimo, ora è sveglio e mi riconosce: ….“ anche tu Franci, grazie il mio tenente! vedi come sono ridotto! Me ne vado, ma vedrai che mi verrà a prendere “Lui”, ci ho fatto un patto sai e sono sicuro lo manterrà…. (questo patto lo copierò io sic et simpliciter)… non dirmi di sperare io mi rimetta, se è finita è finita, poi cosa credi? una volta finisce per tutti. Guarda che sono tranquillo, incontrerò tanti di voi giovani che mi hanno preceduto non su un letto e con cure come ho io” …“senti Franci, ho alcune cose che non ho potuto dire a Francesco l’altro giorno, sono sistemazioni su alcune situazioni. Come va’ la tua memoria? non voglio vedano scrivere” …“Comandante si fidi, dica ciò che desidera e ripeterò ciò che dirà”…. …“allora avvicinati, parlerò più basso del filo di voce rimasto…”… … “bene, ho compreso, sia sicuro che provvederò come ha chiesto”.. … “a proposito Franci, grazie di essere venuti ieri pomeriggio, non pensare non ci fossi, ma io ero lassù, sul soffitto (mi indicò con il dito) e ho visto tutti voi di sotto, tu che mi tenevi la mano (esatto), mio figlio che faceva su e giù in fondo al letto (esatto), qualche lacrima di mia moglie (esatto), gli altri venuti (li elencò), poi Clemente che non sta nemmeno bene, non doveva muoversi, e i dottori che vi hanno fatti uscire, meno mia moglie nell’angolo, come ringraziarvi per le gentilezze che state facendo?”….“come? lei da sopra vedeva e percepiva tutto?”…. …“certo, vi ho sentiti, seguiti (e, più o meno, ripeté tutto)”…“Comandante, oltre il dovere è anche l’affetto che ci ha portati a Lei, sia forte come sempre”… Morì la sera, prolungai il permesso. Andai a trovarlo in un angusto corridoio semibuio in cui si aprivano alcune celle mortuarie. Quel momento ero solo. Stentai a riconoscerlo fra i tre corpi presenti, i lineamenti si erano tirati, la barba rasata un po’ ricomparsa, sembrava un altro. Partii e una cosa però non gli avevo detto, che Clemente non c’era più, se n’era “andato” da poco e, dato il suo stato, avevamo ritenuto non dirglielo. Non tentennate il capo al sentire che dal soffitto vide tutto, assicuro che è esattamente quello che disse e con questo fenomeno degli ultimi momenti chiamato OBE “Out of Body Experiences” mi ci sono trovato almeno un’altra volta con una persona di famiglia. Poi ci fu Clemente … un problema ulteriore per lui e per noi”.

Consideratio - migranti
Il mondo si è rimesso in moto. Il fiume di migranti sud-americani in marcia verso gli USA sanno che Trump li accoglierà con 5000 soldati, ha accennato pure 15000, con ordine di sparare se ... attaccati. Attaccati da chi? da  disperati e affamati? Certo che volerà qualche sasso o similarità, e allora mitraglia sugli umani? Si è dimenticato Trump che l'America era dei cosiddetti indiani e gli estranei, in tempi affatto remoti, furono proprio loro che li sterminarono senza pietà? L'altra notizia TV di oggi è che fra il 1894 - 1912, non considerando periodi anteriori e successivi in cui il fenomeno fu meno eclastante, ben ventotto milioni di italiani sono emigrati verso gli Stati americani, USA, Brasile, Argentina in primis, con residuali anche nei paesi europei. Considerando la prolificità di alllora c'è che gli italiani o oriundi tali, alla fin fine superino  la striminita popolazione odierna, composta in larga misura da pensionati, invalidi, vecchi. E noi eccoci a dubitare su ua possibile integrazione con altre genti, siano bianche, scure, gialle.

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