Sunday, September 30, 2018

Ottobre 01 2018 Lunedì. n° 2714 + 7NS  (nuova serie). Riprende l'edit dopo altra sosta per imprevisti fisici e di blog
Pensiamo positivo, specie questo periodo.

Recordatio
L’Umbria materna
I nonni materni sono umbri, come mia madre, e vivono a Perugia. Sin dalla prima infanzia trascorro ogni anno un mese estivo con loro e alcuni zii in città e in piccoli centri vicini, Passignano, Monte del Lago, Umbertide, Pierantonio, Tuoro, Castel Rigone. Nella loro casa sono adottato sin dall'arrivo da una zia nubile di media età, affetta da elevata sordità contratta con l'epidemia della febbre spagnola, che uccise più persone della guerra mondiale appena finita, e divengo oggetto e vittima delle sue attenzioni. In seguito lei sposerà uno smidollato fascista marcia su Roma che le farà passare un mare di guai (divenne squadrista per coprire le sue carenze e immaturità). I nonni sono affettuosi e disponibili, zii e zie altrettanto. Per tutti mia madre, la maggiore dei figli, è il riferimento per i loro problemi. Di cugini e cugine ne ho diversi e alcuni sono circa della mia età, così possiamo capirci e avere interessi comuni. Passo buona parte delle giornate a giocare sotto la casa nel vicolo dei Pellari o nella via del Bulagaio, vicino la Piazza Grimana ove si trova l’Arco Etrusco e il palazzo Gallenga, sede sin d’allora dell’Università per gli stranieri. Vado sovente a trovare mio nonno in un suo negozietto di friggitoria; stupendo! Ottengo, assieme ai cugini, cartoccini di delicatezze fritte! (sarà per questa generosità con noi e le donnette del quartiere che sia andato presto in dissesto). Mi sposto pure nei dintorni per esplorare il mondo che mi circonda anzi, una volta, mi perdo veramente e i miei, grazie all'aiuto delle guardie e dei militi allertati dagli zii, cosa per allora eccezionale, mi ritroveranno nel piazzale del convento di San Francesco, alquanto distante, con le mie inconfondibili coulottine e per nulla preoccupato. Su loro incombeva l’angoscia e la psicosi per i bambini rapiti dagli zingari e per la sparizione recente del figlio del pilota USA Lindberg, quello del volo atlantico con l’aereo Spirito di Saint-Louis, che aveva fatto scalpore. Per fortuna il traffico è minimo senza timori eccessivi per i bambini incoscienti come me.

Probabiliter 
Il Semaforo rosso, caso con mia madre
Quanto ad eventi non paranormali, quanto di assistenza speciale, quanto di cosa comunque strana, riporto un fatto della fine anni trenta, riguardante me, testimone diretto, e mia madre. Ho dieci-undici anni. Muore d’improvviso la zia ostetrica, quella dell’occhio offeso, sorella di mia madre, con cui aveva un rapporto molto sentito e particolare, la quale viveva a Passignano sul Trasimeno (Perugia). Mia madre deciderà di recarsi immediatamente in Umbria, accompagnata da me, preavvertendo i suoi parenti dell’arrivo.. Il treno è quello dei vecchi tempi, vaporiera, lungo, lento, vagoni di terza classe, qualcuno di seconda e prima. Dobbiamo cambiare a Terontola per la coincidenza con il locale per Passignano. Mio padre consulta gli orari e ci dice e scrive che alle ore XX, alla terza fermata da Roma, avremo raggiunto Terontola e dovremo scendere per il cambio. Partiamo, è sera, fuori del treno è tutto buio. Siamo all’ora XX, terza fermata, scendiamo, siamo sul fondo del convoglio. C’è una luce un po’ lontana sui binari, è la stazione. In mancanza di marciapiedi ci incamminiamo quasi al buio seguendo i binari che s’intravedono appena. Io porto la valigia, la mamma prega le anime del purgatorio e della sorella defunta che ci aiutino. Giungiamo in prossimità della locomotiva quando il fuochista ci vede, spara due - tre terribili bestemmie come gli umbri e non solo sanno fare, e ci urla concitato che c..zo stiamo facendo. Rispondo che stiamo andando verso la stazione e lui, con un’altra bestemmia irriferibile, ci impone di afferrargli la mano, prima mia mamma, poi me, e ci issa nella cabina aperta della vaporiera. Dopo un minuto, forse meno, sul binario ove eravamo passa rombante un direttissimo per qualche località del nord. Un segnale rosso aveva fermato il treno alle porte di Terontola, che raggiungeremo poi in poche decine di secondi, scendendo dalla cabina che ci aveva accolto. La mamma bacia il conduttore e gli dice di non bestemmiare più, che lei gli aveva detto qualche giaculatoria riparatrice. Per poco quel signore imbrattato di polvere di carbone non sparerà qualche altro sfondone, con il volto, però, soddisfatto di chi si sentiva fiero d’averci salvato. Fortuna? fato? caso? sedere? fuochista? E se qualcuno o qualcosa,ci avesse dato una mano? Mia mamma in ciò non ebbe mai dubbi.

Consideratio
Le "cose positive del Duce" - 4 parti - Premessa
Come ho trattato senza condizionamenti degli errori e carenze del Duce e del Regime Fascista, inequivocabilmente negative e distruttive, da non ripetere o emulare, ritengo doveroso parlare anche di quanto realizzato di positivo nel suo periodo ventennale, lungo e brevissimo al tempo stesso che, a mio giudizio, ha costituito un esempio originale e irripetibile di ciò che è possibile svolgere solo che la decisione, la volontà, la determinazione, lo vogliano. Prima di affrontare il tema delle “cose benfatte” esaminiamone uno altrettanto impegnativo, cioè quello se il Duce possa essere considerato o meno un “vero” dittatore. In merito all’argomento ho ritenuto di esprimere non solo conoscenze e notizie di ordine generale, trattate dagli storici e dagli studiosi di politica, ma anche considerazioni personali, per quanto io possa ancora collegare i ricordi alla vita e al tempo di allora, conservati in quel Google che si chiama mente umana, ove esistono sinapsi e non carta stampata, più o meno veritiera e faziosa. Anzitutto è da considerare che fino al 1938 in Italia esisteva una larvata forma di parlamentarismo elettorale, con mille difetti e forzature (lista e partito unici, blocco nazionale, propaganda di regime e altro) ma, in concreto, non può dirsi mancasse del tutto un parlamentarismo rappresentativo. All’aspetto “totalitario”, più che dittatoriale, ci si può riferire solo per il periodo 1939-1943 quando, in base alle nuove leggi sulla rappresentanza politica, venne istituita la Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Parlamento) i cui Consiglieri Nazionali (Deputati) provenivano dall'alta dirigenza degli organi dello Stato, parastato, partito, sindacali, chiesa, e restavano tali finché coprissero le loro funzioni. E' noto che questa legislatura, al primo rodaggio, funzionò per quattro anni, sarà la caduta del fascismo a interromperla. Riconosco che si trattava di una istituzione addomesticata, con i componenti nominati in virtù delle cariche ricoperte, restava però la possibilità, pur teorica, che la Camera, o parte di essa, avrebbe potuto non avallare l’operato del governo e del Duce. Oltre la Camera esisteva però il Senato, e la sua presenza e composizione non può essere sottovalutata. Si trattava di un organo legislativo il quale, con lo statuto aalbertino in vigore e i senatori con carica “a vita”, su nomina reale o con proposta governativa, poteva ritenersi il custode di una buona autonomia di azione, non essendo i senatori soggetti al pericolo di essere dimissionati d’autorità. Il Senato costituì una vera Camera Alta e spesso, dittatura o non dittatura, il Duce e il fascismo dovettero tener conto dei suoi indirizzi.Va poi considerato che l'Italia era una Monarchia, con il Re Vittorio Emanuele III, di casa Savoia, il quale stimava si il Duce, ma non può dirsi fosse fascista. Inoltre il Re aveva massicci referenti sia nell'ambito del Senato, sia nella Camera e nel Partito stesso, ove metà dei quadriumviri, e forse più, altrettanto nel Gran Consiglio e dirigenza interna, erano uomini di sua fiducia, palesi o occulti. Quindi fra il regime semielettorale sino al 1938, la nuova Camera Corporativa, la presenza del Senato e dei senatori a vita rispondenti al Re, la Monarchia con la sua indipendenza e importanza, oltre il Gran Consiglio del fascismo, organo costituzionale preteso dal Re e osteggiato dal Duce, il quale poteva sfiduciare il suo capo (e lo fece), il Duce, a mio giudizio, può definirsi un dittatore anomalo, tale per l'acquiescenza di chi potera fermarlo in qualsiasi momento, non certo paragonabile a personakità Hitler, Stalin, Mao, Poll Pot, altri, che dovevano vedersela con ben pochi controlli, se non  nessuno.