Sunday, August 18, 2019

Lunedì 19  agosto 2019

L'Isola che non c'è

 L'epilogo  -   edit 30

Io Odir e il Maestro Egau siamo in attesa di qualcosa di importante, che cosa? lo sapremo presto in quanto la navicella sull'orizzonte, fronte a noi, è chiaramente in attività, come attendesse un segnale, una autorizzazione a procedere sulla traccia avviata il giorno precedente. Ho il sentore che lo sviluppo di oggi concerna me e non altri e che il Maestro Egau ne sappia ben più di quanto possa immaginare. Di sorprese nel soggiorno sulla "Isola che non c'è" ne ho avute diverse e quella in arrivo potrebbe essere la maggiore d'ogni altra. Il disco all'orizzonte continua a spostarsi con movimenti lenti, il contrario di quelli repentini e fulminei consueti. Poi sparisce, non c'è più. Ma ecco profilarsi al suo posto un vascello enorme se visto in proporzione col precedente. Il Maestro Egau è assorto, pare parlotti con qualcuno via mentis mentre il grande Kosmo-conchiglia si approssima sempre più fermandosi sul bordo del costruendo kosmo-dromo, a un'altezza ridotta, sui due-trecento metri, generando un'ombra immensa al di sotto. Nessun cenno di landing. l'aspetto imponente è completato da un cerchio di luce, come fosse Saturno. Un possente ronzio accompagna il suo esserci ed i movimenti. In un attimo un compatto fascio di luce eccolo collega la  base col suolo ove, ai margini, si notano diverse figure umane o umanoidi di cui una parte è immobile, tali sorvegliassero un importante monumento, altre indaffarate invece in un andirivieni che solo loro sanno perché  svolto e in cosa consista. Io, Odir il Prescelto e il Maestro Egau siamo accostati l'un l'altro, soli su una parvenza di altura, stagliandoci sull'orizzonte retrostante; abbiamo le braccia rivolte al cielo con le palme delle mani aperte. 
Voce interna mi dice: .... occhi chiusi, potresti danneggiarli .... 
Nel contempo dalla parte anteriore della nave spaziale si apre un portellone e una via retta di luce accecante parte da essa e termina ai nostri piedi. Un rigoglio finale ci accoglie, ci ingloba, ci stordisce e ... ci troviamo  all'interno dell'astronave.Ripristino la vista e siamo al centro di una grande stanza circolare. Vedo il Maestro tranquillo, forse non è la prima volta di un tale suo coinvolgimento, apparentemente sprovvista di ogni attrezzatura. Io mi trovo in uno stato di pluralità di emozioni e sentimenti. Timore, paura, appagamento, attesa sono contemporaneamente in me mentre la voce interna consueta mi dice di tenermi pronto, a che cosa?  passa del tempo (quanto? un attimo, mesi, anni?) poi tutto piomba nel buio. E' una oscurità difficile da definire, talmente priva di ogni possibile riferimento da farmi pensare al buio assoluto cosmico, esistenziale, ancestrale. Poi fulmineo ecco scatenarsi un bagliore talmente potente e duraturo da paragonarlo a più Soli ardenti in contemporanea. Provo a chiudere gli occhi ma è impossibile attenuare in maniera sensibile l'immane potenza. Sono colpito da più sbandamenti, svenimenti, cadute reali o immaginate. I miei piedi non toccano più terra, faccio parte di un turbine incontrollabile il quale non so dove mi porterà. Penso con un barlume di coscienza residuo di essere al di fuori di ogni livello e dimensione esistenziale o no. Anch'io divengo parte di questo scatenamento, di questa tromba d'aria che tutto assorbe, rimescola e modifica. Poi un relativo fermo di queste condizioni irreali e la luce, gradatamente, scende a livelli più sopportabili. Quanto calore o freddo nulla di variante serio, era tenue prima e tale è rimasta. Sono al centro della sala d'inizio. Il Maestro Egau non è più con me .Sento avvicinarsi concreto, impellente, un qualcosa di inspiegabile, che stavolta dovrò affrontare  solo, senza figure consigliere o di intermediazione.

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