Monday, December 10, 2018

n. 66 NS (Nuova Serie) -dicembre 11 2018 Martedì - S. Damaso 1° Papa e S. Sabino - pensiamo positivo -

N° 66 NS (Nuova Serie) Martedì 11\ dicembre 2018. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1475: Nasce Papa Leone X (Giovanni De' Medici)
Detto francescano: Libertà vende - chi un dono prende

Giulio Ossequente - Libro dei prodigi:  Nel consolato di Gaio Mario e Lucio Valerio, 652 U.C - 44 di Ossequente: A Tarquinia una meterora luminosa fu vista estesamene mentre cadeva con uno scorrimento rettilineo. Verso l'ora del tramonto poi un corpo rotondo simile a uno scudo fu visto passare velocemente da occidente a oriente .......

Recordatio - fatti miei (uno dei tanti fra tutti e per tutti)
Torno ai miei problemi alternando eventi generali e personali. D’altronde non posso farne una rigida distinzione, ne deriverebbe una narrazione stucchevole, impropria. Oltretutto il limite “personale” è a volte confuso e limitato Nel 1947 sostengo i primi esami universitari (economia, ragioneria, diritto, qualcos’altro), ottenendo buone votazioni salvo per il diritto civile ove, pur promosso, sono ai limiti minimi. Ho sostenuto l’esame col temutissimo titolare della cattedra, anziano e barbuto accademico, che ha scritto i volumi d’esame con uno stile così arcaico che ho dovuto riusare i testi della maturità. Egli dal suo scanno gela gli studenti con lo sguardo distante e tronca le risposte alle prime battute, decidendo in un baleno se vadano o no bene. Quel giorno, dopo una serie di bocciature, è un fuggi-fuggi e allora egli fa chiedere se c’è chi intenda essere esaminato in anticipo. Io sono fra gli ultimi. Decido comunque di offrirmi. Dai volti di chi mi è vicino noto che mi considerano un kamikaze e il corridoio fronte l’aula si riempie di pavidi osservatori. Il diritto civile l’ho studiato e questo sia l’assistente, che il professore devono averlo capito, allora, dopo un paio di sue domande assaggio, egli salta la parte teorica e si addentra in un caso di vita aziendale, connettendolo all’applicazione del codice sia civile, sia commerciale. Penso d’essermi barcamenato alla meglio giacché egli chiude l’esame, borbotta qualcosa di sotto la barba (minimus pietatis...) e mi rende il libretto con un diciotto. Sono sudato e nervoso. Ho faticato troppo per rifiutare il voto e non credo che l’esimio titolare si sia mai allargato nei punteggi. Esco come l’unico promosso fino a quel momento e nel corridoio mi dicono sia stato un fenomeno, con quella bestia meglio non poteva andare (dando l’esame il giorno dopo avrei avuto forse una fase più morbida e le cose potevano variare). In seguito, in condizioni di maggiore calma, rifiuterò più volte i voti ove li riterrò non adeguati alla preparazione. Rinvio alla sessione successiva l’esame di matematica generale poiché ho bisogno di una migliore preparazione; non sono bastati la frequenza e il fai-da-te. E’ che il mio programma di maturità prevedeva lo studio dell’analisi finanziaria e attuariale, sostitutivo però dell’analisi matematica trattata nell’università. Mi devo sentire più sicuro. Penso che mi rivolgerò a un Istituto in via Cavour (Rufini). Costerà fatica e soldi, ma ci sono abituato. Avviene in casa la prima motorizzazione. Su proposta di mio fratello acquistiamo a rate, pagandola metà per ciascuno, una Lambretta rossa, due posti. Costa duecentomila lire, tantissimo. Usufruiamo tramite lui di una convenzione INA che permette di risparmiare qualcosa sul prezzo e interessi. Siamo d’accordo che pagata la prima ne acquisteremo una seconda, così da avere ciascuno la propria. Al momento la usiamo in due pur se l’utilizzo maggiore sia di mio fratello, che tollera  benevolmente qualche mio consumo extra di miscela! Ci si apre un mondo nuovo, quello della campagna romana e laziale, in parte già affrontato con la bici, non paragonabile però a un mezzo che con due persone fila a sessanta l’ora. n precedenza collaborai blandamente alla costruzione di un motociclo amatoriale che un nostro amico costruì con pezzi di recupero USA e un motore Sachs 98 trovati al mercato dei residuati bellici. Come non ricordare i colpi di martello, i tagli con la sega a ferro, le saldature, fra casa e strada  (abitava al pianoterra), coi reclami degli inquilini circostanti e sovrastanti? E i fortunosi giri su quell’aggeggio? E come dimenticare il giorno in cui suo padre, reduce dalla prigionia, mentre lavoravamo consiglia qualcosa, ci saluta, va al Colosseo, e si spara? Altra novità del periodo è che, dopo il tentativo maldestro di trovare una fidanzatina, non andato a buon fine per la mia pesante insistenza, ne ho già detto nel paragrafo precedente, stavolta mi fidanzo veramente, con una variante inaspettata e un finale negativo. Nel nostro gruppo di amici ho viva simpatia per una ragazza di un anno maggiore che vive con degli zii, mentre il fratello è mio compagno di lavoro, e un altro fratello e una sorella minore sono con la mamma in una casa vicina la nostra. Io l’accosto a un’attrice del momento, Mirna Loy. Lei è pugliese, rosso-cupa di capelli, bella presenza, simpatica. Lavora come impiegata e ha una certa indipendenza. Cerco di interessarla e farle delle avance, ma la differenza di età, che mi sembra enorme, lascia il dubbio che mi consideri poco più di un adolescente (al tempo era scontato che l’uomo fosse maggiore della donna, non per me, specie dopo il recente tentativo fallito). A ciò si aggiunge la differenza di status per le occupazioni, lei impiegata, io ancora operaio, sia pure per poco, nonché il permanere in me di concrete carenze di intraprendenza, specie dopo la delusione del mio primo serio tentativo. A qualche proposta di “provare a metterci assieme” lei si svincola con garbo; infine la invito ad affiancarmi nel tenere a battesimo una bambina di un amico. Quale migliore occasione come il prestarsi a fare la madrina che manca? Lei accetta e offriamo alla neonata una catenina d’oro, che pago io, e coi tempi che corrono, non è cosa da poco. Alla neonata diamo il nome di Patrizia anziché le solite Maria, Anna, Teresa, Luisa (è quello di Patrizia Mangano, per la quale avevo e ho un debole). Questa mia richiesta dovrebbe costituire un chiaro pronunciamento per una ragazza meridionale, altrettanto per lei con la sua accettazione. Oltretutto ci hanno considerato come fidanzati. Lei comprende ma continua a esitare. Ciò, assieme a altre circostanze, mi spinge a un avvicinamento alla sorella minore. Infatti, frequentando l’altra parte della famiglia mi trovo preso dalle attenzioni e gentilezze da parte della sorella, giovane e piena di vita, che mi colpisce per la freschezza dei suoi sedici anni, la vivacità, l’indubbia avvenenza. Anche lei gradisce le mie attenzioni e non dovrebbe essersi avveduta della simpatia per l’altra sorella. Ci mettiamo “assieme”, stavolta si, poi, col benestare della madre e fratelli, è orfana di padre, ci fidanziamo. Ah! sud – sud ove ci si deve fidanzare e non si può stare un po’ senza vincoli. Mi accorgo presto che non è una scelta felice pur se lei è dolce e premurosa (ma infantile rispetto la maturità della sorella maggiore e che io magari cercavo). Devo così costatare di essere sempre legato all’altra. Se l’abbraccio vedo lei, così per qualche bacio, non è possibile! Il tutto è complicato dalla prima sorella che continua a frequentare il gruppo e pare mi lanci qualche segno di complicità, forse sbaglio. Mi rammarico della situazione tardi e a cose fatte. Mi trovo così in una situazione della quale sono responsabile solo io e non la mia ragazza, la quale soffre pensando possa avere relazioni diverse. Il rapporto dura alcuni mesi, poi partirò militare. Al ritorno, con motivazioni pretestuose cesserò con difficoltà il legame. In effetti, oltre la sorella maggiore, il cuore seguitava a battere, non so perché, pure per la prima fiamma che mi rifiutò. Dopo quanto è avvenuto non mi è possibile riprendere i rapporti d’inizio e, almeno per un certo periodo, abbandono la compagnia degli amici. La mia ex sposerà un amico di famiglia, più grande di me, ne verrà una buona unione e ne sarò felice.

Probabiliter  Forse i sentimenti nascano così - Gli zii di Roma 
I sentimenti infantili sono allo stato puro senza i  condizionamenti dell’età matura. Non ci sono vie intermedie, bianco o nero, simpatia o antipatia, con possibilità nulle di stadi intermedi. E’ un problema studiato in psicologia ed io ebbi modo, ragionandoci poi da grande, di sperimentarlo su me. Vedo di mostrarne un paio di esempi indicativi di vari altri: Avevo una zia, sorella di mio padre, e marito, che detestati, odiai se così possa dire, sin da quando portavo le coulottes e ciò permarrà nel tempo. Eppure erano persone cosiddette normali, non anziane, con i loro pregi e difetti, un po’ come gli altri con cui gravitavo nella mia prima dischiusa di vita. Il motivo della mia repellenza, pur sembrando banale, non l’era per nulla e per quanto mi riguardava contava parecchio. Dai primi anni (cinque? meno?) in cui in tale età eravamo ben più indietro degli infanti odierni che già conoscono come è fatta una donna, maneggiano computer, telefonini e ne sanno più del diavolo, io d’estate venivo spedito di norma in tre parcheggi diversi (beato me, c’era chi non si muoveva affatto), cioè un mese nella colonia marina delle Ferrovie, uno in quella dei balilla del Littorio, uno dai nonni umbri a Perugia. Poi era tempo di scuola. Ebbene i soggiorni marini, al ritorno, costituirono per me più volte motivo di stizza giacché i miei zii, un motivo o altro poco cambiava, trovavano sempre il modo di incastrarmi e farmi incavolare di brutto: . Francesco, al mare hai visto le balene? Ed io che esposti nel porto avevo notato enormi pescioni sui banchi di vendita (mastodontici tonni, ancora più grandi vista la mia piccolezza) non avevo difficoltà a rispondere: si! L’ho viste! Erano grandissime! E loro, che aspettavano solo questo, ecco qualificarmi con un “bugiardo!”, “bugiardo!”.Li avrei distrutti anche perché ero preso alla sprovvista e ciò lo ripetevano ai miei e ai nonni. Poi reso più accorto eccomi davanti a pesci ancora più grandi; questi si balene! (che erano poi queste benedette balene?). alla mia risposta di averle stavolta viste riecco i “bugiardo!”, “bugiardo”. Si trattava di mastodontici pesci - spada. E così a rompermi le balle con altri argomenti del tipo:“E’ venuto a trovarvi il Duce?” (una volta, in effetti, venne). E io che, ancora pisciasotto frammisto a tre - quattrocento bambini vedevo giungere in visita alla colonia un cristone con stivaloni e vestito nero, con altri idem, alti su una pedana con bandiere e gagliardetti, e i comandanti che ci facevano sgolare con i “saluto al Duce!”, potevo pur pensare fosse lui, rispondendo loro di si col ripetersi del “bugiardo!”, “bugiardo!”. Altrettanto quando essi perfidi chiedevano: …“Vi fanno la pasta asciutta tutti i giorni?” (cosa importante allora) o “nei bagni al mare sei andato dove non si tocca il fondo?” ed alle mie risposte scioccamente positive riecco i “bugiardo!”. Smetto ma potrei continuare per loro e altri, consapevoli o meno. Allora, come suggeritomi dai miei amichetti e fregandomene delle rimostranze dell’angelo custode cominciai a recitare le prime sequele di “fanculo” della mia vita. In epoca più adulta, non bastasse, ecco mia zia rammentare: “Certo che da piccolo eri un bel po’ bugiardo!”, al che restituii un “Certo che tu e lo zio eravate un bel pò stronzi!”. Non l’avessi fatto! Avevo mancato di rispetto a una donna anziana (di allora, oggi sarebbe una giovinotta), ero un cafone, ci avrebbe pensato suo fratello, mio padre, a rimettermi a posto (ci proverà poco convinto e per formalità, quella volta seppi difendermi bene). La conclusione è che questi due zii, ora al creatore, per tutta la vita non mi sono mai stati simpatici pur se avranno avuto certamente i loro pregi. E il mio shock d’infante mi porta al che se qualcuno dovesse oggi appellarmi “bugiardo” la parte ancestrale in me si ribelli in forma inaspettatamente violenta (ovvio a parole). 

Consideratio L'umanità, non solo l'italiana, è avviata verso un'autoriduzione che nel tempo la porterà a un considerevole ridimensionamento. Già, il tempo, quanto? è improprio dire cinquanta anni, un secolo, due o quanti se ne vogliano, magari millenni, cosa conta ciò in un eterno ove il tempo non esiste? Il discorso non è complicato, nascono quasi in parità uomini e donne con leggera preminenza di uomini quanto a numero e discreta preminenza delle donne quanto a durata della vita. Ebbene, il processo riduttivo è automatico nel caso in cui ogni donna, si badi bene nessuna esclusa, non generi 2,3 figli, cioè per ogni dieci donne nascano ventitre figli sostituenti i due genitori e una quota di morti precoci, malattie, infortuni, cataclismi, infertilità, autolesionismo per droghe o suicidi e altro. Dato che oggi le Europee, non certo tutte, sono al 50% di questa fertilità ne consegue che la tendenza negativa si trovi già in atto sia per il numero ridotto sia per la composizione dei restanti, in gran parte anziani. Ho detto che per ciò necessiteranno secoli, fossero anche millenni nulla varierebbe. Le etnie oggi meno progredite tecnicamente e culturalmente continueranno a figliare robustamente?Africani, parte asiatici, amerindi, altri, miglioreranno nel tempo le condizioni materiali, mentali, familiari, civili con le loro donne che affermeranno sempre più la personalità e indipendenza economica e familiare. Ciò porterà inequivocabilmente alla riduzione delle nascite, quando sarà  e come conseguenza irreversibile del peccato originale tanto deriso e irresponsabilmente incompreso, con cui l'umanità si appropriò di una intelligenza forse prematura e forse troppa. Ritengo che se fra qualche migliaio di anni, un nulla, dovesse verificarsi una fine del mondo come preannunciato nelle bibbie e libri sacri non solo ebraici, l'Entità Superiore potrebbe trovarsi a fronte una ben misero consesso di viventi, sia come numero, sia come qualità biofisica, con una quota infinitesima di super uomini che quanto a  esistenza e conoscenza potrebbero pur essere considerati al livello di angeli, eoni, demiurghi.

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