Sunday, October 28, 2018

Ottobre 29 2018 Lunesì. n° 2714 + 26 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 


Recordatio     Il cambio Illusioni e speranze:
Questa parte è dedicata agli ultimi mesi del 1943, ma che mesi! Poteva accadere di più o peggio? Non credo. Solo quelli successivi dal Gennaio al Giugno 1944 si possono forse affiancare, ma eguagliare non proprio. Alla metà del 1943 ho compiuto da poco i sedici anni, ho finito gli studi commerciali e ho cominciato a guardarmi attorno per trovare un lavoro. Siamo in piena guerra, non più lontana ma ora in casa, con gli alleati che sono sbarcati in Sicilia, l’hanno occupata e ora si trovano in Calabria. Mi trovo testimone e partecipe di avvenimenti più grandi delle mie capacità di giudizio, ce l’ho un po’ con tutti.Sin dall’inizio dell’anno si è aggravata la mancanza di generi alimentari, vestiario, calzature e ogni cosa di prima necessità. Porto scarpe pesanti fatte di un cuoio strano, se tale è, disposto a spaccarsi e impregnarsi d’acqua a ogni piovasco. La stoffa acquistata per il mio primo abito con i pantaloni lunghi, confezionato da mia madre, somiglia a tela per sacchi e non regge la piega. Ho terminato il riciclo dei vestiti di mio padre in quanto, a parte l’usura, sono cresciuto più di lui. Andrebbe meglio con alcuni di mio fratello, ora militare, ma questi non sono disponibili, aspettano il suo ritorno. La fame dei sedici anni è notevole. Sopravvivo con due etti di pane giornalieri (poi scesi a 125 grammi) e una sciocchezza di pasta, entrambi i generi fondamentali del tempo, oltre un po’ di carne una volta la settimana, scarso zucchero, olio, uova, legumi, patate (tutto tesserato). Verdure e frutta di bassa qualità completano un quadro che mi manda a letto con la pancia semivuota. Qualcosa si trova a “borsa nera”, il mercato clandestino di farina, carne, olio e altro, condotto da trafficanti di pochi scrupoli, i cui prezzi sono talmente alti che un lavoratore non se li può permettere, salvo l’acquisto sporadico, se proprio indispensabile, di qualche chilo di farina. Anche l’acqua è scarsa e sovente manca, con le condotte danneggiate nei bombardamenti, quindi non si spreca sia in cucina, sia nel bagno e nel bucato. Ci si lava l’indispensabile, cioè poco, e questo si nota e si sente; l’acqua per bere la prendiamo spesso dalle fontanelle pubbliche, fresca e limpida, facendo la fila ed evitando quella dei cassoni clorata e tiepida. E’ mia abitudine addormentarmi leggendo l’agenda “Cirio per la Casa”, che riporta centinaia di ricette per piatti succulenti; così passano sotto i miei occhi visioni di polli, bistecche, pasta gratinata, manicaretti; incredibile! È esistito un tempo in cui questo ben di Dio è stato disponibile? Poi quante complicanze, non sarebbe meglio che polli, carne e altro siano cotti sbrigativamente e introdotti nello stomaco? Mi propongo però, a guerra vinta, di mangiare tutt’assieme mezzo chilo di burro, non mi si chieda il perché, non so! 

 Probabiliter
Lino, vero amico. "Forse" aveva ragione. (2 di 2)
.......   Giunse poi un incidente di lavoro. L'emporio di via Taranto venne incriminato per delle adulterazioni nell’olio d'oliva, miscelato con oli di semi di cui uno dannoso per la salute (colza). Dai controlli ne venne che il prodotto provenisse dalla ditta del papà di Lino,socio anch'egli dell'Emporio, il quale poteva pure restarne fuori, c'è però che la polizia si ricordasse la sua schedatura,, così non andarono coi guanti di velluto. Allora il papà preferì lasciare Roma e tornare al suo paese e ai frantoi marchigiani. C’è da dire che ciò si rivelò un intervento salvifico promosso da qualche loro angelo custode, infatti il 19 Luglio 1943 Roma venne bombare il suo magazzino col palazzo sovrastante sparirono colpiti dalle bombe assassine. A seguire ecco la caduta del Duce, l’armistizio, l’Italia spaccata in due, così Lino, papà, tutti, che al momento non tornarono. A Roma risorsero i gagliardetti neri e si ipotizzò il ritorno del Mussolini dei primordi. Poi, con la guerra in corso ecco che incontro Lino a Roma. ”Ciao, allora siete tornati? Ah! sei qui per delle carte e ripartirai subito? … Come stai? … Come state? Hai visto la bomba che ha centrato palazzo e magazzino? …”Ah! il papà ne aprirà un altro! … Noi siamo in condizioni pessime, beati voi nelle Marche”…  Così si avviò un colloquio che toccò il remoto, passato e recente. Poi Lino . … “Frà, so di te e poi ti vedo vestito da Arlecchino (tuta di lavoro crucca), ma che ci fai coi nazi, sei ammattito?... Ah!, ti sei offerto alla Repubblica e per cause strane sei finito nella loro sussistenza? .. Ma è una pazzia!  Poi sai, ehm, nelle Marche mio padre, come dirlo, comanda un nucleo della resistenza, insomma partigiani della sua parte, comunisti … Ah, non ti meravigli … c'è però che i tempi sono cambiati anche per noi balilla e sono partigiano anch’io con un gruppo di repubblicani, nelle Marche se ne vedono … In zona c’è anche qualcosa organizzato da ufficiali del Re, che faranno? Boh! Insomma un gran casino sia per voi, sia per noi. Cenammo con  poco dalla nonna poi dovetti rientrare e Lino si approntò per ripartire. In chiusura , assieme all’impegno di non guastarci l’amicizia e rivederci in momenti migliori, ebbe a dirmi: …”Fai attenzione, le cose per voi vanno male, fra sei mesi è tutto finito. Sarà dura Frà, l’Italia, già in pezzi, lo diverrà definitivamente e poi si scateneranno le vendette di tutti contro tutti, oltre per coloro che hanno collaborato con fascisti e tedeschi, se puoi sparisci per un po’. Peccato non essere dalla stessa parte”. Salvo i mesi di fine guerra che non furono sei, ma più del doppio, tutto si verificò come presisto, l'ho affrontato altrove. Però Lino su una cosa aveva torto, sull’altra ragione.  Sbagliava nel dire che l’Italia non si sarebbe risollevata per mezzo secolo quando in pochi anni venne rimessa in piedi dagli uomini pur sempre del Duced. Non sbagliava però sugli odi, rancori, vendette, eliminazioni poi sopravvenute. Di quella sera, dopo che egli partì, ne verrà che io restai colpito nel prendere atto del Lino partigiano verdfe, padre peggio, coi fazzoletti non più quegli azzurri della GIL.
Complemento del precedente, oltre il 1945 
.... La famiglia tornerà a Roma, la ditta riaprirà, diverrà una delle maggiori odierne, di cui evito il nome, ma il papà non vide l’affermazione, non c’era più. Feci il loro rappresentante assieme a Lino per alcuni anni. Il papà poi, come ho accennato, nella sua attività olearia nell’empireo celeste dovette dire  ”Chi glio del mio Lino potrebbe darmi una mano? Così eccoli assieme e magari mi avranno riservato una rappresentanza. C’è poi che di recente, in un grande Centro Commerciale , notai una promozione del loro olio e stavano allestendo uno Stand. Osservo e noto un signore sui quaranta  -  che da qualche riferimento  poteva essere uno della loro famiglia. Così era, si trattava di un nipote che oggi conduce l’azienda, forse con altri. Ci parlo un pò, egli mi ascolta poi afferma: “Si, lei parla di mio nonno che ci scocciava coi partigiani e comunisti (evidente non lo fosse), ma non gli dava più retta nessuno. E anche mio zio (Lino) a romperci con Duce e Pacciardi (PRI) che non ci hanno interessato allora e oggi. Mi fa piacere che lei li abbia conosciuti e abbia collaborato con la ditta, se vuole mi venga a trovare, e mi permetta di offrirle una confezione del nostro olio migliore”. Ne deduco che i miei tempi interessino ormai a pochi, idem per Lino, papà di Lino e me, figuriamoci poi Duce e fascio. Ciò per il positivo. Del negativo no, quello lo ricordano tutti in tutto. Sia d’ammonimento

Consideratio - Debito pubblico n. 7
Il dire sul debito comincia a farsi pesante, lo terminerò a grandi linee con l'inserto  10, magari riparlandone se necessario. Ebbene, visto che era baldoria che erra  sia e tutto si concedeva con facilità. Così nacque che la pensione fosse calcolata sulla media delle retribuzioni degli ultim cinque anni di lavoro, ignorando il lungo precedente con qualifiche e paghe minori che potevano forse ridimensionare le cose. Ciò comportò che negli ultimi cinue anni masse notevoli di dipendenti uscirono dal solito tran tran per buttarsi ardentemente sul lavoro, accettando straordinari da lager e ottenendo in troppi casi, promozioni di comodo aziendale-familiare. Ne vennero pensioni gonfiate che superavano coloro di grado più elevato cui la media quinquennale non interessava proprio, non avendo straordinari da far valere onde alzare il quorum accettato dall'INPS. Per ora basta ma quanto esposto è un altro dei motivi che ci hanno portato a oggi.



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