Tuesday, June 18, 2019

 Mercoledì 19 giugno 2019

 L'ortica è infestante, parte sei

Delirium  bilocation
Dove è l'icona di qualche santo o madonna che avevo a me dinanzi? e il muro dirimpetto è sparito? e che reparto ospedaliero è mai questo ubicato in un maxi-salone che potrebbe accogliere due-tre sale cinematografiche? è poi un ospedale? e quale? Degenti in ogni lato, penso un centinaio, col fondo sala ove sono parcheggiate donne anziane che urlano di continuo per qualche assistenza, specie se legata alla pipì. Un mondo variegato di estranei gravita all'interno, clochard, barboni, nomadi, immigrati, poveri. Molti hanno dormito in terra e alcuni non si sono ancora levati. In una enorme valigia di plastica rossa aperta a libretto dorme ancora aggrovigliata su se stessa una famigliola africana. Qualche associazione assistenziale ha posto al centro del salone più ceste di arance col cartello "non più di due a persona grazie" così per alcuni contenitori di latte, succhi frutta e acqua che nessuno prende salvo i nomadi e i piccoli neri della valigia rossa. Ne vorrei profittare ma nessuno mi da retta e aiuta. Spuntano più  preti nostri e ortodossi con la barba che consolano un paio di moribondi e benedicono uno che se n'è andato senza alcuno se ne accorgesse. Medici e infermieri zero, siamo autoregolati da una strana disciplina autoctona che pare funzioni, almeno per un minimale. Da una certa ora mattutina siamo poi subissati da una folla di parentado d'ogni ordine e livello, manca solo che facciano qualche fuocherello interno. Per i caffè no, decine di caffettiere, anche napoletane, sono collegate alle prese col rischio di far saltare più di una centralina elettrica. Il tutto con i due che stanno morendo, anzi solo uno ormai che per l'altro vedo il prete non più in fase assistenziale ma benedicente. Frammisto a questo  marasma c'è che sul fondo sala è celebrata una messa.del tutto anacronistica e  ignorata. Fra il tanto andirivieni  ho l'impressione di vedere e sentire mio figlio Alberto e mia figlia Silvia che comunque non mi trovano. Ne viene che io dica a me stesso "una folla mi passa sulla destra, sinistra, ai piedi, dietro il capo senza che sia notato, risponda alle richieste di aiuto, mi getti uno sguardo, non è che non ci sia più, me ne sia andato senza accorgermene?". No, non è così, almeno per ora. Il giorno tutti mangiano del loro, dall'ospedale nulla di solido o liquido. infine è sera e l'oretta dedicata allo spettacolo preannunciato è da incubo, basato sulla conversazione scialba e scurrile di due donnette nel mercato romano del Pigneto. Ho fame e soprattutto sete. Nessuno mi ha dato un bicchiere d'acqua. Spero di venir fuori da questo incubo auspicando l'intervento dei miei figli, specie  Rita che so si stia interessando e me, oltre il raccomandarmi ipocritamente ai soliti santi di mia madre tant'è che qualcuno di loro mi suggerisce un pensiero per ricordarmi delle sofferenze si Gesù sulla croce, va bene! le ricordo! e le mie non valgono proprio nulla? Chiudo gli occhi, voglio almeno dormire, mi assopisco e dormo profondo non so quanto. Mi risveglio e sono nel solito letto, solita stanza, solita icona, diciamo che sia tornato alla fase d'inizio o non mi sia mosso affatto. Il compagno di stanza dice che avevo borbottato e farfugliato un bel po. Ho evitato molti particolari ma ciò che ho detto è una buona summa dell'evento trascorso. Questo episodio avrà  un seguito nella stessa giornata che mi riporterà indietro nel tempo e si concluderà col mio abbandono dell'ospedale romano per giungere a Varese. Proseguirò domani.


-----------------------------------


m

No comments: