Monday, June 17, 2019


Martedì 18 giugno 2019



L'ortica è infestante parte cinque

 Delirium - La signora in nero
La voce appena percepibile è implacabile e continua: "... vieni, ti aspetto ...". Chi la pronuncia in un ambiente poco illuminato è una figura molto alta, sui tre metri, raffigurata da una sagoma tale fosse ritagliata in cartoncino nero posta o riflessa contro un muro della sala. "... ti aspetto,, è la tua ora ...". Tento un colloquio: "Signora del mondo oscuro, morte nera, io sono qui e pronto a ciò che chiedi se quel filo che tieni fra le dita concerna me e sia terminato, ma se non lo fosse e avessi una opportunità di ancora un mese, un anno, dieci, perché infierire?". Ciò sempre col soffio ripetuto del vieni, ti aspetto. Proseguo: "Signora, sai che ti conosco, già mi fosti vicina e mi hai rifiutato, non era la mia ora quando militare infante  una funicella funesta quasi mi tagliò il collo e quando svenni nella piscina di casa ove ero solo, affogandomi per tre quarti e salvato da un arrivo imprevisto di mia figlia Silvia, così per il subire le bombe del cielo e della terra e per quando fui addetto allo sminamento in un'area toscana e non saltai su alcuno dei perfidi gingilli che potevano mandarmi da te in un attimo, eppure non mi volesti, quindi non ti reputo cattiva o nemica, ma solo un complemento dell'unità assoluta che ci sovrasta". Segue lei: " ... è detto che oggi sarai con me, pur se del tuo filo ancora ne resta. Senti che al di là della parete stanno provando una pistola e sarà per te. Ti hanno scelto fra i tanti che hanno svolto una carriera primaria, sino ai massimi gradi, e hanno ingannato tutti con una falsa competenza e un difetto pauroso di vera istruzione. Chi ti colpirà è un valente radiografo, figlio di altro valente primario il quale, pur con la sua eccelsa formazione, non quella raffazzonata vostra, è oggi senza far nulla. Doveva essere scelto uno della masnada di cui sei parte e la preferenza è andata a te che, forse, hai esagerato di più ... ". Odo bene il maneggio di qualcosa di metallico poi un colpo tremendo, pochi secondi e altri due. La prova è finita, il seguito sarà per me. Entra Valerio, il radiologo disoccupato, con la pistola in una mano e nell'altra  una tazza in cui tintinnano i colpi per l'arma, Passo metà nottata a parlare con lui mentre i tenui "vieni.. vieni" proseguono incessanti. Valerio ripete le becere argomentazioni della Morte Nera aggiungendo che avevano già tentato di farmi fuori (lui e chi altro?) con l'over dose di qualcosa di letale (vero, in precedenza mi era stata proposta una iniezione per un miracoloso ristabilimento che rifiutai nettamente). Io controbatto con argomentazioni generali, psicologiche e filosofiche inutili e incomprese, poi con incavolamento personale per dirgli, quasi urlando,che lui, figlio di papà e mammà sino ai trenta abbondanti, di fortuna ne aveva avuta fin troppa, sia di coccolamento, sia finanziaria, sia istruttiva, sia di successiva destinazione ed ora, pur se un contratto non gli era stato rinnovato avesse staccato il culo dalla comoda copertura paterna e avesse cercata una occupazione consona tirando fuori la sua grinta e non col desueto intervento protettivo". Forse quest'ultima parte, da me espressa con violenza, deve averlo colpito in quanto non indugia più, pone un colpo in canna, posa la tazza con gli altri, viene di fronte e mi punta la pistola contro. Stavolta è la fine senza interlocuzioni. Chiudo gli occhi e dico: "Valerio, non lo fare! lo dico per te non per me, ti rovineresti la vita togliendola a chi l'ha già passata, non lo fare". Segue un rumore metallico particolare, apro gli occhi e noto che Valerio aveva scaricato la pistola ponendo poi il colpo nella mia mano e rifiutando la stretta di mano che io offersi. Il " ,,, vieni, ti aspetto, Valerio spara ..." è proseguito sempre più flebile, sino a perdersi. Finalmente mi addormento senza incubi perdendo la pallottola che stringevo in mano. Di particolari ce ne sarebbero una infinità ma ciò che ho riportato è sufficiente. L'incubo lo vissi talmente intenso da crederlo reale e definirlo tale l'indomani ai miei figli. Una esperienza in più aggiunta alle tante di questo periodo burrascoso.


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