Wednesday, October 31, 2018

01 Novembre 2018 Giovedì - n° 2714 + 29 NS (nuova Serie)   Festività di Tutti i Santi -Pensiamo positivo


Sosta del blog e del Forum per la festività di Ognisanti

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Tuesday, October 30, 2018

Ottobre 31 2018 Mercoledì. n° 2714 + 28 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 


Recordatio
Semestre “horribilis” 1943 giugno - dicembre
Comunque avvenimenti ben maggiori si susseguono;
  - La guerra in Russia va male anche per i tedeschi. La nostra ARMIR è decimata!  ù
- Quante città italiane sono bombardate, in assenza oltretutto di ogni nostra seria reazione!ù
- Tento di andare volontario in aeronautica a 16 anni. Mi aiuta e informa un amico del palazzo volontario dal 1942. C’è un centro a Capodichino. Sedici anni sono pochi ma non impossibili per essere accettati. Compilo una domanda con una firma balorda di mio padre.  Dopo pochi giorni il portiere mi consegna una raccomandata con l’accettazione della richiesta (i successivi eventi e l’armistizio la bloccheranno).
- Gli anglo-americani, servendosi pure della mafia USA e nostrana, sono sbarcati  in Sicilia, l’hanno occupata in meno di un mese e ora sono in Calabria. I tempi sono stati così brevi che non ho avuto modo di pensare che essi sarebbero stati bloccati e respinti sul bagnasciuga. Ad ogni modo una certa fiducia sulla vittoria resta in me, basata più sui tedeschi che su noi.
- E’ il 19 luglio, Roma è bombardata pesantemente dal cielo; ho visto nuvole di quadrimotori volteggiare sopra la città, erano più di mille. Buona parte dei quartieri San Lorenzo-Tiburtino-Casilino è distrutta e brucia. Il palazzo ove sono nato è colpito in più punti. La parte ove è il nostro appartamento si salva da una bomba che cade, a meno di dieci metri, sul mio asilo d’un tempo, che ne è polverizzato, salvando però l’ala dell’edificio antistante, pur danneggiata e pericolante. La basilica di San Lorenzo è crollata. I morti sono migliaia, con un odore cadaverico che si alza già poche ore dopo l’incursione. Il molino Pantanella (che diverrà presto mia base di militare e lavoro) è distrutto e brucia per più giorni, illuminando la notte col suo bagliore. E’ colpita anche la palazzina uffici. Nessun aereo è abbattuto o colpito.
- Molte bombe sono cadute all’interno del cimitero del Verano, colpendo campi di inumazione, tombe singole e complessi collettivi. Ho visto morti “vecchi” entro le casse rimaste allo scoperto e scoppiate per la depressione dell’aria. Sul fondo di una tomba a pozzo uno strano scheletro, perfetto, “nudo” e rosso vivo, giace supino in una bara senza copertura e sembra chiedermi cosa sia accaduto. Quanti morti “nuovi” sono in terra e quanti ne arrivano sotto i porticati in attesa di essere sepolti nei campi, e che lezzo, non posso descriverlo!;
- Il quartiere bombardato è visitato dal Re, accolto freddamente, pure con qualche fischio. Migliore accoglienza riceve la principessa Maria Josè, moglie del principe ereditario Umberto. Anche il Papa Pio XII si reca fra la gente e le macerie. È attorniato da frotte di persone in cerca di lenire i propri dolori. Arriva Mussolini, accolto da pochi applausi angosciati invocanti una cessazione di questo stato di cose (il pomeriggio sarà destituito dal re e arrestato). 
- Allontaniamo mia madre da Roma e la accompagno in Umbria, dalla zia maestra, ove mi fermerò brevemente anch’io. Il viaggio è avventuroso per le distruzioni e gli allarmi. La stazione Termini è chiusa. Per i passeggeri aprono Settebagni, distante una quindicina di chilometri, che raggiungiamo in larga parte a piedi, con pesanti bagagli portati da me e mio padre. Al tutto si aggiunge che il nostro portiere, andando noi nel suo paesino d’origine chiede, mancassero le difficoltà, di accompagnare la moglie e le due figlie; …
- E’ il 25 Luglio, del tutto inaspettatamente, almeno per il popolo che non vi contribuisce, Mussolini è destituito dal sovrano e fermato dai Carabinieri. Sono in Umbria, regione fascista, benemerita dello squadrismo e marcia su Roma. C’è chi vorrebbe far qualcosa, come i miei zii ma cosa? Mi accorgo però che in molti già si apprestano a cambiare casacca, con la solita serie di pretesti incentrati sui “se”, “però”, “l’avevo detto”, “io ero socialista”, e così via. E’ una vergogna e mi accorgerò che ciò risulterà una normalità italiana.
- Mussolini è sostituito con il generale Badoglio che afferma: “la guerra continua”, nessuno gli crede e tutti la ritengono terminata e persa. Che fine ha fatto il Duce? È vivo, morto, dov’è? Sono vere le notizie delle manifestazioni di giubilo avvenute a Roma, Milano, Torino, altre parti? E quelle di disordini che nel sud e altrove avrebbero causato parecchi morti per le reazioni dell’esercito? E cosa accadrà ora con i fascisti e i tedeschi? Quesiti che ci poniamo in parecchi e ignoriamo quali soluzioni possano avere;
- Lascio l’Umbria, ove sono stato pochi giorni e rientro a Roma, mentre mia madre resta. Ciò in quanto, a seguito dell’intervento di un dirigente I.N.A. nostro amico, sono assunto in questo Istituto come impiegato e inizio il primo di Agosto; ottocento lire al mese, sono ricco! In precedenza ero stato chiamato dalla Popolare di Novara e dalla Banca Agricoltura che avevano chiesto alla scuola l’elenco dei migliori diplomati.......

Probabiliter 
Croci d'ogni tipo 
Di croci siamo subissati dalla nascita. Imperante quella ove crocifissero Gesù, recuperata qualche secolo dopo da Elena, madre di Costantino, sempre si tratti di quella, comunque se scelta ci fu qualche motivo ci sarà pur stato. Poi le Croci dei templari e del Dio lo vuole! delle crociate che per un paio di secoli afflissero medio oriente e umanità. Segue la pletora delle croci dal modesto stagno a quelle preziose oltre ogni immaginazione.  E che dire del campo civile e militare? le croci divennero segni di distinzione, con categorie e sottocategorie, al merito, studio, ricerca, al buon operare, al comportarsi nelle battaglie, distribuite a larghe mani dai superiori di campo.  Aggiungo, per i curiosi pure la Croce di Malta, necessaria in cinematografia per una corretta visione delle immagini. Fra le tante però ecco distinguersi le Croci al merito dell'esercito tedesco, con o senza fronde. Una la ricevette Adolph Hitler contribuendo a montargli la testa.  Or bene, una Croce di ferro l'ebbi anch'io, la più semplice, conferitami motu - proprio e in forma anomala dal mio superiore quando mi ferii, cosa di cui ne ho già detto su altro post. Mi scuso per la breve ripetizione. Allora, retrovie di Anzio, salta un gancio di un tirante per cassette di munizioni che vedo passarmi davanti gli occhi e sfiorarmi il braccio destro. Pochi attimi e al di sopra del gomito si apre una fontana di sangue. Con impatto più sodo addio avambraccio. Un parà con la sua sciarpa stringe e blocca l'emorragia. Il mio capo, considerato da noi già vecchio (trentanni o pocco più), tira fuori dalla sua sacca un subbia da calzolai che si porta dalla Russia e: “ Franz, tendi il braccio, disinfettiamo lui e noi con cognac" e via, primo punto, nodo e mio dito sul nodo, secondo idem, così per quattordici volte.  Poi: vai al Celio e fatti sistemare meglio (diranno che cucitura migliore non poteva esserci).  Tre  -  quattro giorni di riposo e via come prima.  Punti e ferita sono sempre visibili pur se si restringono sempre di più, spariranno? C'è un seguito: L'amico crucco-sanitario improvvisato (dovrebbe chiamarsi Manfred) eccolo a dire: Ne avessero il Duce e il Fuhrer di Jugen come te Franz, ho visto come ti sei sentito e quello che hai provato, non un lamento, non un gemito (mai avrei esposto ai crucchi le mie debolezze), hai mostrato sangue freddo e coraggio e io, quale tuo superiore, ti cedo questa mia croce ricevuta dal generale Schlemm, che ne ha sempre una borsa con se quando viene nei reparti e che, dalla Russia a oggi, ne ho avute parecchie anch'io, sono certo gli farai onore, è come l’avesse data lui. Al che la stacca dal petto e la passa sul mio. Venticinque anni dopo, in occasione del  trasferimento in Lombardia, un furto infausto ci privò di tante cose, fra le quali una valigetta tutta balilla, Duce, Fascio, cosette scomode, Croce compresa, cose queste che sottovaluteranno tutti, famiglia in primis.  Ecco perché su di me ci fu chi accennò qualcosa legata al generale Schlemm, ci andò vicino ma non era esatto, non lo incontrai mai.

Consideratio
Debito pubblico n°9  
Costo della politica Ciò è sempre stato un pozzo senza fondo per un paese importante si ma, tutto sommato, non una potenza come Russia, Cina, America. Bene, a dirigerci e decidere abbiamo un governo con una pletora di ministri e ministeri (siamo giunti a 25-30, una pazzia) più una schiera di sottosegretari, collaboratori, consulenti d'ogni sorta, tutti con prebende a fronte delle quali i nostri stipendi sono spiccioli. Abbiamo un Capo dello Stato con un assegno come e più la Corte inglese e una residenza, il Quirinale, che è quasi una cittadina considerando anche Tor Vaianica e San Rossore. Proseguo con un Parlamento di 930 deputati, il doppio e più di queli USA, tutti coi portaborse pagati dallo Stato, più collaboratori e consulenti. Quanto ai loro assegni fra la base "teorica", presenze, gettoni, complementi di commissioni, riconoscimenti , rimborsi, trasporti, soggiorni, benefit compresi ristorante, bar e barbieri, siamo al punto per un lavoratore d'infartuarsi alla conoscenza del totale. Aggiungo Commessi e dipendenti cui diecimila euro  sono sovente presenti nelle buste paga, Così per l'inutile Senato (ciò per me ovviamente), duplicato della Camera, con  315 Senatori, con portaborse, collaboratori, consulenti, costi faraonici e trattamenti come i deputati. In più ecco alcuni senatori a vita nominati dal Capo dello Sato o per esserlo stato in precedenza. Quanto al pensionamento la "loro" Previdenza Sociale è prodiga di prebende corpose, riconoscimenti, reversibilità, complementi d'ogni sorta, con importi da orrore se confrontati alle nostre pensioni minime, altre non escluse. A mio giudizio, per nulla che esso valga, penso che una riduzione di deputati, senatori, spese, almeno di tre quarti dall'attuale non guasterebbe. E stiamo parlando a livello nazionale, ci sarà il seguito a livello locale poi, per ora, chiuderò l'argomento.

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Monday, October 29, 2018

Ottobre 30 2018 Martedì. n° 2714 + 27 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 


Recordatio   Il cambio   
Illusioni e speranze: 
..... Questa parte è dedicata agli ultimi mesi del 1943, ma che mesi! Assieme ai compagni escogito ogni artifizio per lenire l’appetito. Mangiamo la frutta senza sbucciarla e con i semi centrali, le scorze delle arance, i bulbi dei cardi, raccolgo ramolacci e cicorie nei prati vicini, tentiamo di confezionare focacce su testi roventi con erbe bollite e macinate in un tritacarne aggiungendo un po’ di crusca. Riusciamo a mettere le mani su alcune partite di barbabietole da zucchero amare e coriacee, abbandonate sui binari della stazione Tuscolana dopo che un bombardamento distrugge il treno-merci che le trasportava; sono immangiabili però le nostre madri, con sapienti ammolli e lunghe cotture, riescono a farcele ingurgitare. Mangiamo minestre ove sono presenti bucce di piselli e patate. Dicono di fare attenzione perché nelle salsicce dei venditori clandestini, oltre il maiale e altre bestie “nobili”, sembra ci sia di tutto, anche cani, gatti e peggio. Facciamo incetta di noccioli di albicocche per mangiarne la mandorla. Ci riempiamo lo stomaco bevendo molta acqua (una volta, per scommessa, ne bevo un fiasco sentendomi male, quasi da morire). Un giorno un soldato tedesco amico, in servizio alla stazione Tuscolana, che frequenta la chiesa (è austriaco e cattolico), ci regala una pagnotta del loro pane pesante e nero.  Esso ha un odore penetrante di qualche cereale strano o muffa, e muffa era. In casa io e mio fratello tagliamo il filone a metà, con gli stomaci che avevano già secreto abbondanti succhi gastrici, e nel centro troviamo aggrumata una sfera compatta di pasta verdastra muffita. Non ci scoraggiamo, né ci passa per la mente di buttar via il tutto, prendiamo un coltellino e operiamo la pagnotta come un parto cesareo, estraendo la parte cattiva e mangiando il resto. Usufruisco ancora per poco del complemento alimentare costituito dalla colazione offertami dalle suore della Madonna dell’Orto in cambio del mio servizio mattutino nella loro cappella privata. Sono ormai grande per questo impegno che passo a qualche altro (durerà poco, la chiesa sarà totalmente distrutta nel bombardamento aereo americano del 13 Agosto). Comincio a chiedermi come si possa vincere una guerra contro inglesi e americani i quali, a quanto dicono, mangiano cinque volte al giorno i primi e ininterrottamente i secondi. Io mi faccio convincere che ciò costituisca un simbolo della loro decadenza e incapacità a competere con popoli spartani come il nostro. Frattanto mi consolo con ciò che dice Mussolini, e cioè che gli italiani potranno pur avere appetito ma non fame. Oltre quanto ripete il comandante GIL, cioè che essa è soprattutto un prodotto dell’immaginazione poiché le calorie dei generi assegnati sono calcolate per mantenerci in salute e non appesantirci (ne sono poco convinto, pur se sfoggiamo una linea invidiabile). E’ del periodo la battuta che l’ultimo buco della cintura sia il “Foro Mussolini”, i sanatori però sono pieni e ciò fa riflettere. Il dormire è un altro problema. Infatti, a parte gli allarmi con le sirene che spezzano il silenzio notturno, ai quali mi sto abituando, c’è il caldo di un’estate torrida non mitigato da alcun ventilatore e il freddo intenso di un inverno rigido, precoce, che ci costringe a usare un numero incredibile di coperte e maglie, visto che il riscaldamento di casa si basa su un’unica stufetta in cucina alimentata da un po’ di coke o ciocchi di traverse ferroviarie dismesse, che mio padre acquista sul lavoro, trasporta con un carretto a mano, e seghiamo nel terrazzo. Si sente anche la mancanza di lenzuola. I bollini per le stoffe si usano per vestiti e scarpe. Quale migliore occasione allora di ricevere, tramite la mia Legione, più bandiere giapponesi che usiamo per i letti anziché esporle alle finestre? Non prevediamo però che esse risulteranno troppo, dal che mi difenderò coprendomi con pigiama e calze, e ciò finché non le elimineremo. Come particolare rammento un viaggio faticoso e costoso con mio padre dai parenti umbri, per acquistare alcuni chili di farina bianca e gialla, un po’ di pane, lardo, un paio di bottiglie d’olio, qualcos’altro, e la rabbia e l’angoscia quando al ritorno, alla stazione Termini, incappiamo in un controllo della milizia annonaria che ci sequestra ogni cosa e denuncia mio padre, per fortuna senza conseguenze. Non escludo che il tutto se lo siano preso i militi. Amoretti e amorazzi nessuno, salvo le platoniche e fuggevoli simpatie per qualcuna del palazzo e della zona. I pensieri, la tensione, l’immaturità reciproca sono tanti che per ora fra noi ragazzi e ragazze abbiamo rapporti titubanti. Per fraternizzare aspettiamo momenti migliori, per ora c’è altro da pensare. 

Probabiliter “Die Kartoffeln” Le patate. 
L'argomento, pur modesto, potrebbe "forse" interessare
Dopo dei pezzi impegnativi passo a temi più leggeri e parlo di “Kartoffeln”, cioè le comuni patate. Vedrete, c’è da dire che per loro. Nell’inverno 43  -  44 la fame è tanta e si cerca di lenirla con ogni mezzo. Non è questione di soldi, anche se sono pochi, quanto di generi alimentari che non ci sono. Ricordo negozi semivuoti, i tanti prodotti tesserati, mercati con frutta e verdura poca, scadente e cara, con qualche banco di patate, anch’esse tesserate (mezzo chilo saltuariamente, due  -  tre pezzi per ciascuno). Il pane è sceso a 125 grammi giornalieri, poco più di una rosetta, poi passerà a 100 grammi e infine, prima del passaggio del fronte, a soli 70 grammi di abbrustolito. La razione di pasta, sempre che essa ci sia, è di pochi grammi giornalieri, così per il resto. Non voglio però affliggere coi problemi alimentari, specie ora che è di moda mangiare poco, con diete che rasentano l’anoressia, onde illudersi di mantenere una accettabile linea. Avrete sentito parlare dai vostri nonni, e da qualche madre, di minestroni con aggiunte di bucce di piselli, fave, pelatura di patate. Non hanno detto cose inesatte ed è tutto vero, con le mamme bravissime nel cucinare qualcosa di commestibile. Ciò premesso parlo di patate, cioè di “Kartoffeln”, visto che mi trovo nel servizio alimentare Whermacht.  Nella grande cucina esse sono onnipresenti. Ce n’è un grande cumulo che scema per i consumi e si incrementa con gli arrivi di provenienza tedesca, polacca, oltre le Italiane. Per pelarle, se occorre, ci sono cucinieri e militari comandati o consegnati. Tutti a farlo ad una incredibile velocità. Nel magazzino si trova pure una pelatrice mai vista in funzione. A proposito patate e pomodori sono entrambi solanacee e hanno parentela stretta, difficile a pensare ma è così, si sappia. Fuori del cancello sostano, per tollerata consuetudine, alcune donnette in attesa di ricevere le sbucciature delle patate, e magari qualcuna delle scartate, più residui di verdura o altro. Sono del ceto medio  -  popolare, ma non “povere”. Mi dicono che usano le pelature come uno degli ingredienti delle zuppe giornaliere, rendendole così più fitte, sfruttando la modesta rimanenza sotto la pellicina, poco in verità. Si lamentano però che le “Kartoffeln” siano pelate troppo bene, la buccia cioè è poco più di un velo, e poi le patate toccate sono quasi inesistenti. Ah! come sarebbero felici i figli se la minestra fosse un po’ più consistente! Le stesse donne, più qualche ragazza, dopo il nostro rancio si spartiranno i resti di cucina, posto vi siano. Comunque il problema delle bucce, foglie di cavoli e simili è quello che più interessa. Loro tutte mi fanno pena, mi sembra vederci mia madre o la sorella che non ho più. Non posso dirottargli le “Kartoffeln” intere, ma qualcosa tento di fare. Le “Kartoffeln” d’allora non sono quelle belle, calibrate, lucide, tipo le odierne nelle loro retine. Sono patate spesso sporche, con germogli, di calibratura irregolare, di aspetto anche brutto se così può dirsi, ma pur sempre un tubero ambito. Accenno una idea al cuciniere toscano, mi dice che ne parlerà col Capo. Lo farò anch’io ...“Emil, le patate dell’ultima partita delle polacche sono “gelate”, da pena!”…”Franz, sono tedesche della Prussia orientale, possibile che continui a fare confusione con la geografia?” …“guarda che sono di bassa qualità, quasi di scarto, lo sai e sappiamo”…”lo so, ma abbiamo quelle e basta, quindi verranno consumate tutte, fino all’ultima”…. ….”Emil, molte Kartoffeln sono gelate e fanno male, almeno queste dovrebbero pelarsi un po’ più a fondo… bene … se posso provvedo io a dirlo in cucina”..  E’ chiaro che Emil, dal cuore d’oro di futuro prete, avesse parlato anche col cuoco. Così le donne riceveranno i bidoni con pelature e scarti un po’ più consistenti e sulle tavole minestre e minestroni, a base soprattutto di patate scartate e bucce, così per cavoli e rape, saranno di maggiore gradimento. Loro, e ancor più una ragazzetta che non mi dispiaceva, sapranno dell’espediente e mi saranno riconoscenti, per la turba di casa in attesa di qualcosa di caldo. A complemento faccio aggiungere qualche patata in più, qualche barbabietola, le foglie di verze, generi sempre presenti nei menù, senza strafare per non dare nell’occhio. Ragazzi che leggete, questo avveniva solo sessanta anni or sono, non nel medioevo, coi nonni, e per qualcuno padri e madri, coinvolti e presenti. Non esisteva alcun problema di diete e di linea, anzi il contrario. Non ci si lamentava di nulla, l’essenziale era avere lo stomaco semisazio a mezzogiorno e magari la sera, senza sofisticare sulla presenza degli spartani ingredienti ingeriti.  Pensate a ciò quando vi sedete a tavola di fronte a cibi fantasiosi, abbondanti, ricchi, e magari li assaggiate soltanto, li rifiutate o li buttate. La ragazzina del mio tempo questi problemi non l’aveva. Visto quanto può essere detto sulle “Kartoffeln”, cioè sulle proletarie patate, tanto ambite in guerra ed oggi osannate nelle patatine dei Mc- Donald’s.

Consideratio. Debito pubblico. Inserto n°8
Ci furono momenti previdenzialmnte abbastanza  felici, nel primo dopoguerra quando, con noi tutti impegnati in lavori di ricostruzione prima e stabilizzazione poi l'INPS, seguendo l'indirizzo socio-assistenziale instaurato dal Duce, rilasciava ogni mese una marca-francobollo di valore proporzionale alla paga da applicare sul libretto personale di ognuno di noi.  Rammento che per l'inflazione frattanto intervenuta il loro valore venne aumentato nei primi 60 di 89 volte e io avevo maturato un trattamento,  calcolato con parametri oggi ininfluenti, già vicino alle 90mila annuali, con stipendi allora di 40-50mila , niente male se rapportato alla mia età. Poi il tracollo. L'INPS abolì il sistema contributivo, monetizzò le riserve d'ogni tipo immobiliari e finanziarie, e si gettò nelle pensioni facili, elargizioni imponenti, scivoli, altri rivoli e spese, profittando di un buon momento del lavoro, inventandosi il modello retributivo, cioè i contributi dei lavoratori attivi non sarebero stati più investiti in nulla ma utilizzati per pagare le pensioni in atto. Ciò resse finché non sopravvennero le infinite crisi degli ultimi 10 - 15 anni che ne ridussero drasticamente le entrata e siamo a oggi, Fornero o no. Non commento.

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Sunday, October 28, 2018

Ottobre 29 2018 Lunesì. n° 2714 + 26 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 


Recordatio     Il cambio Illusioni e speranze:
Questa parte è dedicata agli ultimi mesi del 1943, ma che mesi! Poteva accadere di più o peggio? Non credo. Solo quelli successivi dal Gennaio al Giugno 1944 si possono forse affiancare, ma eguagliare non proprio. Alla metà del 1943 ho compiuto da poco i sedici anni, ho finito gli studi commerciali e ho cominciato a guardarmi attorno per trovare un lavoro. Siamo in piena guerra, non più lontana ma ora in casa, con gli alleati che sono sbarcati in Sicilia, l’hanno occupata e ora si trovano in Calabria. Mi trovo testimone e partecipe di avvenimenti più grandi delle mie capacità di giudizio, ce l’ho un po’ con tutti.Sin dall’inizio dell’anno si è aggravata la mancanza di generi alimentari, vestiario, calzature e ogni cosa di prima necessità. Porto scarpe pesanti fatte di un cuoio strano, se tale è, disposto a spaccarsi e impregnarsi d’acqua a ogni piovasco. La stoffa acquistata per il mio primo abito con i pantaloni lunghi, confezionato da mia madre, somiglia a tela per sacchi e non regge la piega. Ho terminato il riciclo dei vestiti di mio padre in quanto, a parte l’usura, sono cresciuto più di lui. Andrebbe meglio con alcuni di mio fratello, ora militare, ma questi non sono disponibili, aspettano il suo ritorno. La fame dei sedici anni è notevole. Sopravvivo con due etti di pane giornalieri (poi scesi a 125 grammi) e una sciocchezza di pasta, entrambi i generi fondamentali del tempo, oltre un po’ di carne una volta la settimana, scarso zucchero, olio, uova, legumi, patate (tutto tesserato). Verdure e frutta di bassa qualità completano un quadro che mi manda a letto con la pancia semivuota. Qualcosa si trova a “borsa nera”, il mercato clandestino di farina, carne, olio e altro, condotto da trafficanti di pochi scrupoli, i cui prezzi sono talmente alti che un lavoratore non se li può permettere, salvo l’acquisto sporadico, se proprio indispensabile, di qualche chilo di farina. Anche l’acqua è scarsa e sovente manca, con le condotte danneggiate nei bombardamenti, quindi non si spreca sia in cucina, sia nel bagno e nel bucato. Ci si lava l’indispensabile, cioè poco, e questo si nota e si sente; l’acqua per bere la prendiamo spesso dalle fontanelle pubbliche, fresca e limpida, facendo la fila ed evitando quella dei cassoni clorata e tiepida. E’ mia abitudine addormentarmi leggendo l’agenda “Cirio per la Casa”, che riporta centinaia di ricette per piatti succulenti; così passano sotto i miei occhi visioni di polli, bistecche, pasta gratinata, manicaretti; incredibile! È esistito un tempo in cui questo ben di Dio è stato disponibile? Poi quante complicanze, non sarebbe meglio che polli, carne e altro siano cotti sbrigativamente e introdotti nello stomaco? Mi propongo però, a guerra vinta, di mangiare tutt’assieme mezzo chilo di burro, non mi si chieda il perché, non so! 

 Probabiliter
Lino, vero amico. "Forse" aveva ragione. (2 di 2)
.......   Giunse poi un incidente di lavoro. L'emporio di via Taranto venne incriminato per delle adulterazioni nell’olio d'oliva, miscelato con oli di semi di cui uno dannoso per la salute (colza). Dai controlli ne venne che il prodotto provenisse dalla ditta del papà di Lino,socio anch'egli dell'Emporio, il quale poteva pure restarne fuori, c'è però che la polizia si ricordasse la sua schedatura,, così non andarono coi guanti di velluto. Allora il papà preferì lasciare Roma e tornare al suo paese e ai frantoi marchigiani. C’è da dire che ciò si rivelò un intervento salvifico promosso da qualche loro angelo custode, infatti il 19 Luglio 1943 Roma venne bombare il suo magazzino col palazzo sovrastante sparirono colpiti dalle bombe assassine. A seguire ecco la caduta del Duce, l’armistizio, l’Italia spaccata in due, così Lino, papà, tutti, che al momento non tornarono. A Roma risorsero i gagliardetti neri e si ipotizzò il ritorno del Mussolini dei primordi. Poi, con la guerra in corso ecco che incontro Lino a Roma. ”Ciao, allora siete tornati? Ah! sei qui per delle carte e ripartirai subito? … Come stai? … Come state? Hai visto la bomba che ha centrato palazzo e magazzino? …”Ah! il papà ne aprirà un altro! … Noi siamo in condizioni pessime, beati voi nelle Marche”…  Così si avviò un colloquio che toccò il remoto, passato e recente. Poi Lino . … “Frà, so di te e poi ti vedo vestito da Arlecchino (tuta di lavoro crucca), ma che ci fai coi nazi, sei ammattito?... Ah!, ti sei offerto alla Repubblica e per cause strane sei finito nella loro sussistenza? .. Ma è una pazzia!  Poi sai, ehm, nelle Marche mio padre, come dirlo, comanda un nucleo della resistenza, insomma partigiani della sua parte, comunisti … Ah, non ti meravigli … c'è però che i tempi sono cambiati anche per noi balilla e sono partigiano anch’io con un gruppo di repubblicani, nelle Marche se ne vedono … In zona c’è anche qualcosa organizzato da ufficiali del Re, che faranno? Boh! Insomma un gran casino sia per voi, sia per noi. Cenammo con  poco dalla nonna poi dovetti rientrare e Lino si approntò per ripartire. In chiusura , assieme all’impegno di non guastarci l’amicizia e rivederci in momenti migliori, ebbe a dirmi: …”Fai attenzione, le cose per voi vanno male, fra sei mesi è tutto finito. Sarà dura Frà, l’Italia, già in pezzi, lo diverrà definitivamente e poi si scateneranno le vendette di tutti contro tutti, oltre per coloro che hanno collaborato con fascisti e tedeschi, se puoi sparisci per un po’. Peccato non essere dalla stessa parte”. Salvo i mesi di fine guerra che non furono sei, ma più del doppio, tutto si verificò come presisto, l'ho affrontato altrove. Però Lino su una cosa aveva torto, sull’altra ragione.  Sbagliava nel dire che l’Italia non si sarebbe risollevata per mezzo secolo quando in pochi anni venne rimessa in piedi dagli uomini pur sempre del Duced. Non sbagliava però sugli odi, rancori, vendette, eliminazioni poi sopravvenute. Di quella sera, dopo che egli partì, ne verrà che io restai colpito nel prendere atto del Lino partigiano verdfe, padre peggio, coi fazzoletti non più quegli azzurri della GIL.
Complemento del precedente, oltre il 1945 
.... La famiglia tornerà a Roma, la ditta riaprirà, diverrà una delle maggiori odierne, di cui evito il nome, ma il papà non vide l’affermazione, non c’era più. Feci il loro rappresentante assieme a Lino per alcuni anni. Il papà poi, come ho accennato, nella sua attività olearia nell’empireo celeste dovette dire  ”Chi glio del mio Lino potrebbe darmi una mano? Così eccoli assieme e magari mi avranno riservato una rappresentanza. C’è poi che di recente, in un grande Centro Commerciale , notai una promozione del loro olio e stavano allestendo uno Stand. Osservo e noto un signore sui quaranta  -  che da qualche riferimento  poteva essere uno della loro famiglia. Così era, si trattava di un nipote che oggi conduce l’azienda, forse con altri. Ci parlo un pò, egli mi ascolta poi afferma: “Si, lei parla di mio nonno che ci scocciava coi partigiani e comunisti (evidente non lo fosse), ma non gli dava più retta nessuno. E anche mio zio (Lino) a romperci con Duce e Pacciardi (PRI) che non ci hanno interessato allora e oggi. Mi fa piacere che lei li abbia conosciuti e abbia collaborato con la ditta, se vuole mi venga a trovare, e mi permetta di offrirle una confezione del nostro olio migliore”. Ne deduco che i miei tempi interessino ormai a pochi, idem per Lino, papà di Lino e me, figuriamoci poi Duce e fascio. Ciò per il positivo. Del negativo no, quello lo ricordano tutti in tutto. Sia d’ammonimento

Consideratio - Debito pubblico n. 7
Il dire sul debito comincia a farsi pesante, lo terminerò a grandi linee con l'inserto  10, magari riparlandone se necessario. Ebbene, visto che era baldoria che erra  sia e tutto si concedeva con facilità. Così nacque che la pensione fosse calcolata sulla media delle retribuzioni degli ultim cinque anni di lavoro, ignorando il lungo precedente con qualifiche e paghe minori che potevano forse ridimensionare le cose. Ciò comportò che negli ultimi cinue anni masse notevoli di dipendenti uscirono dal solito tran tran per buttarsi ardentemente sul lavoro, accettando straordinari da lager e ottenendo in troppi casi, promozioni di comodo aziendale-familiare. Ne vennero pensioni gonfiate che superavano coloro di grado più elevato cui la media quinquennale non interessava proprio, non avendo straordinari da far valere onde alzare il quorum accettato dall'INPS. Per ora basta ma quanto esposto è un altro dei motivi che ci hanno portato a oggi.



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Thursday, October 25, 2018

Ottobre 26 2018 Venerdì. n° 2714 + 25 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio  -  finis mix n°2 
In famiglia mio fratello è chiamato alle armi e inviato a Casale Monferrato, in artiglieria. Quasi lo invidio, vorrei partire anch’io per difendere la patria e inoltre, più prosaicamente, per avere da mangiare ben mezzo chilo di pane il giorno contro i miei duecento grammi! Si vede però che a lui non basta in quanto, su sua richiesta, gli spediamo qualche pacco con marmellata, formaggio in cassetta, un ciambellone, e qualche altra cosa. Si trova poco per tutti e non è facile provvedervi. Comunque ci arrangiamo e mandiamo ciò che possiamo. In seguito il suo reparto sarà inviato al fronte russo. Qualcuno però lo protegge ed egli, con pochi altri, saranno destinati alla Francia del sud, vicina all’Italia e Liguria. Sarà stato il Sant’Antonio padovano che non può fare uno sgarbo a mia madre, o il fato, o l’intervento del nostro vicino che ha a Milano un nipote pezzo grosso in polizia (quello dei panettoni Natalizi) al quale, su richiesta dei miei, pare abbia sollecitato un intervento particolare. Quanto a me l’entusiasmo per il Duce c’è sempre, sia pure meno vivo del passato. C’è comunque che giornali, radio, cine dicono che vinciamo in ogni dove, mentre le stiamo prendendo dure dappertutto. I dubbi sulla nostra potenza mi prendono. Rifiuto l’ipotesi che i nemici possano prevalere ma sempre più sovente mi balena l’idea che la guerra potremmo anche perderla, nonostante le illusioni, e allora? Fra i fatti minori notati non dimentico i trasferimenti notturni di reparti militari, transitanti sotto la nostra casa e con le strade al buio, diretti alla vicina stazione Tuscolana, ove inizieranno il lungo trasferimento verso il fronte africano o altro. La commozione ci prende giacché il loro passo leggero, come non vogliano disturbare, e un canto accennato, ci dice che stiano andando verso l’ignoto. Circa me è da considerare che mi sto avviando verso una giovinezza che dovrebbe essere vissuta e goduta mentre ciò è sostanzialmente negato, e sono obbligato a convivere, non so per quanto, con abissali difficoltà materiali, psicologiche, carenze di formazione e personalità. Le nubi si addensano. Siamo giunti al Luglio 1943 sopportando restrizioni, pericoli, allarmi. Anche se Roma è risparmiata da distruzioni (per poco, il 19 Luglio ci sarà il primo attacco da parte di mille aerei USA) il futuro si presenta fosco e non fa presagire nulla di buono. Che avverrà? Ho sentore di avvisaglie affatto positive pronte a manifestarsi.                                                                                                                                  
 Probabiliter
Lino, vero amico. "Forse" aveva ragione. (1 di 2)
Lino era un compagno di scuola, palazzo, balilla, parrocchia. Aveva più o meno pari età. Lo invidiavamo perché era il figlio del titolare di una ditta olearia, al tempo modesta, ove il padre trattava oli senza i tanti attributi odierni. Di olio d’oliva ne aveva di due tipi, uno migliore per benestanti, l’altro che compravano tutti. Quanto a quello di semi ce n’era una qualità e basta, accettato di pochi. Tutto era commercializzata sfuso e non nelle infinite bottiglie oggi presenti. Ciò comportava che per questa attività, in tempi di carestia, Lino disponesse sempre di colazioni robuste e .. ben condite. Conoscevo la famiglia, mamma, papà, una sorella e poi lui, Lino, diminutivo di uno dei tanti a cui poteva adattarsi. Egli in effetti si chiamava Natale, variato in Natalino e quindi con aferesi ecco il Lino. Il papà aveva rapporti con frantoi marchigiani, regione di sua provenienza, oltre con produttori e grossisti vari, così riforniva da loro il suo magazzino ove controllava le qualità, disponeva le  miscele e confezionava poche bottiglie di difficile smarcio. Ilresto era  in contenitori in lamiera che finivano nel negozio vino  -  olio, con gli acquirenti che portavano loro le bottiglie, riempite estraendo l’olio dai pozzetti con un’asta ove era fissata la misura di un litro, mezzo, un quarto, un decimo. Ho parlato di olio sia perché non è male conoscere le realtà degli anni 30-40, sia per per la mia attività futura in quanto, nel dopoguerra mi dedicai anche alla rappresentanza del loro olio, col papà di Lino il quale, pur anziano, mi restò sempre amico finché, in data non molto remota, se ne andò a trattare olive col Padreterno. Forse l’attività empirea si sarà dimostrata eccessiva, così qualche anno ancora e il papà chiamerà a collaborare con se il figlio Lino. Torno al mio amico. Egli era un buon alunno, un discreto balilla. Ho detto discreto in quanto il vero entusiasmo scarseggiava. Il motivo era che il papà fosse di indirizzo comunista. Attività politica non ne svolgeva e forse non la svolse mai, però le idee erano quelle. C’è da dire che non fosse del tutto ostile al Duce affermando che era pur sempre un socialista, pur se deviato nella real  -  politik del Re, Papa, agrari, industriali, gente che si sarebbe dovuta combattere con determinazione. A confermare una velata acquiescenza all’attività del Duce c’è che non ostacolò il figlio dal frequentare la GIL, accettando pure che divenisse caposquadra cosa questa che Lino poteva evitare senza conseguenze. Comunque la polizia l’aveva schedato ed ebbe a dargli fastidi sino all’epoca di cui scrivo, il 1943, quando le cose andavano del tutto male. 

Consideratio - Debito pubblico n. 6
Oggi dico sommariamente, solo per accenni, ai probemi generali che ampliarono e ampliano hanno ampliato il debito pubblico a non finire. Vengo a conoscenza dell'esistenza di tremilioniduecentomila e più dipendenti pubblici, ua pazzia, oltretutto con rendimento molto modesto e assenteismi record. 3.200,000!! Sicuri non ci siano uno o due milioni in più? e qunto costa questo esercito da paura? Venne poi l'istituzione di venti regioni, come fossero Stati Usa, con venti parlamenti e un oceano di addetti e costi, non basta, ecco l'istituzione di più di cento Province, tutte coi loro miniparlamenti (Consigli provinciali) con numero di addetti e costi inimmaginabili. Per oggi termino qui, proseguirò in seguito, sono terrorizzato da ciò che ho scritto


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Wednesday, October 24, 2018

Ottobre 25 2018 Giovedì. n° 2714 + 24 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio 
Diari di vita - Mix due
E’ il 1942, la guerra si fa sentire e la fame anche, non parliamo di vestiti e scarpe riciclati. Ho cominciato a portare il primo paio di pantaloni lunghi di mio padre, finalmente! Le gambe coperte da una leggera peluria, ancora poco evidente, ne avevano bisogno.I miei compagni hanno iniziato a fumare, qualche mio tentativo finisce penosamente e non ci proverò più (che schifo e che fortuna!). Non ho parlato finora degli approcci con le ragazze, coetanee o meno, i quali, dati gli anni limitati, sono anche i primi per me. Quei pochi tentati saranno timorosi, incostanti, condizionati sia dagli indirizzi deleteri ricevuti in chiesa, per i quali in ogni donna si nasconde il peccato, sia dal pensiero del tempo (e della G.I.L.) per il quale, donne di casa escluse, le altre sono pressoché sempre un  po’ mignotte. Al contrapposto io punto a idealizzarle alla Dante o Petrarca, sbagliando di nuovo. Perché non le considero per quello che sono e cioè delle coetanee un po’ più sveglie e meno grezze di noi, capaci di far provare emozioni che col tempo diverranno profonde e concrete? Comunque di cottarelle ne prendo pur se temo sia più io e non loro a fantasticare. Nel palazzo ce ne sono alcune con le quali mi trovo in contatto, una della scala accanto che aiuto nei compiti di scuola, un’altra corteggiata da molti che finge di ignorarci e si pavoneggia, altra cui cerco inutilmente proporre di divenire almeno amici. C’è poi la cugina ciociara di un amico che civetta un po’ con me e poi sparisce. La rivedrò anni dopo, maritata a un corpulento carabiniere, con una figlia molto bella, la sua copia alla stessa età. Nell’ambito della parrocchia tento approcci con una ragazza dell’Azione Cattolica che mi procurano uno scontro con suoi amici, ai quali chiede di intervenire. Non dimentico poi una ragazza del quartiere detta “la tedesca” (figlia di ex emigrati in Germania), con la quale la comunanza si tinge di suoi spunti di malizia per punzecchiare me e altri. Nell’insieme queste prove di contatto sono avvilenti, la mia e nostra immaturità è enorme, non aiutata dalle famiglie e aggravata da preti, balilla e dal mio stimolo a sublimare ciò che non si dovrebbe. C’è da dire che lo studio, la guerra, gli allarmi aerei, la fame, la GIL, poco spazio lasciano per coltivare qualcosa di duraturo o meno. Al tutto influisce la divisione fra maschi e femmine nella scuola, chiesa, adunate, sport, che non facilita le comunanze. Quanto è diverso oggi, al limite i divisi siamo ora noi maschi! 

Probabiliter
 I borghi pontini  ("forse" una mazzata in testa al  Duce poteva essere salutare)
Il 1939 è l'anno d’inaugurazione di Pomezia e altri borghi pontini. Ho dodici anni, sono studente medio e balilla moschettiere. Una domenica noi della legione, e qualche altro reparto della G.I.L. ci troviamo in uno di questi nuovi centri, mi sembra Borgo Piave, ma non ne sono certo, per una cerimonia minore concernente l'assegnazione dei poderi e casali della bonifica ai coloni lì trasferiti, soprattutto veneti. Solite cose, inquadramento, caldo afoso, scarsità d’acqua e sete adeguata che combattiamo bevendo un po’ a turno da una vicina fontana campestre e succhiando qualche limone (che la faceva salire, non togliere). Fanfara che suona le marce dei balilla, rullio di tamburi, discorso di qualcuno e così via. Però ad un tratto succede qualcosa, deve essere importante. I comandanti corrono nella Casa del Fascio e ne escono eccitatissimi. E' giunta notizia che il Duce è in zona pontina per delle visite ed è stato deciso, non programmato, che farà un’apparizione veloce anche da noi.  Siamo agitati, cerchiamo di sistemarci divise, cinturoni, giberne e restiamo per un'altra ora sotto il sole. Di bere se ne parla poco, malgrado l’acqua vicina nessuno, salvo eccezioni, può muoversi. Infine giungono due militi in moto, parlottano coi Capi e siamo posti sull'attenti. Poi delle auto si avvicinano, i comandanti ordinano il presentat - arm, il trombettiere lancia tre squilli di attenti e la fanfara attacca "Giovinezza". La porta della prima, poi delle altre, si aprono e ne scende il Duce assieme al seguito. Dato l'inno "Giovinezza" in atto anch'egli e gli altri si fermano e si pongono sull'attenti. Questi terminato viene ordinato il fianc - arm e la fanfara attacca la marcia dell’Aida. Allora l’imprevisto. Il Duce si avvicina al mazziere dei musicanti, gli si pone di fronte a un tre - quattro metri, mani sui fianchi, e lo fissa negli occhi. Il povero camerata - balilla è scioccato da questa vicinanza e quando lancia in alto la mazza non riesce a riprenderla, facendola cadere ai piedi del Duce (poteva finirgli addosso, magari sulla testa!). Le trombe smettono di suonare, il silenzio è imbarazzante. Però il nostro comandante sblocca la situazione portandosi a lato del Duce ed urlando con tutta la potenza possibile (si strilla sempre chissà perché) ordina: "BALILLA, SALUTO AL DUCE, FONDATORE DELL'IMPERO!" e tutti che rispondiamo con un possente "A NOI!!". La tensione si normalizza e alziamo i moschetti al cielo. Il resto non interessa, è soltanto routine (il Duce poggia la mano sulla spalla del balilla mazziere e lo guarda severo e patern

 Consideratio Debito pubblico n. 5
Oggi parliamo di cose amene e di voragini finanziarie. In tutti i Luna Park fanno bella mostra le ruote panoramiche, gli automobilini-scontro, le montagne russe e tanto altro, fra cui scivoli asciutti e acquatici più o meno complicati. In piccolo formato sono anche nei giardini pubblici per i nostri bimbi. Ebbene, pure i nostri politici del passato remoto e recente si dilettarono e dilettano coi cosiddetti "scivoli". Mi spiego, miriadi di aziende ebbero la possibilità di mandare in pensione anticipata i propri lavoratori con uno "scivolo" temporale di anni, fino a cinque e oltre, con il danno che non solo operai e impiegati percepivano la pensione con anni di anticipo sul dovuto ma l'importo era definito come se avessero lavorato per il periodo intero, con buona pace dei contributi INPS, INAM, INAIL e altri non versati, pur dovuti. Azione Sociale a parte, che non intendo penalizzare, mi rifiuto al pensiero di calcolare l'incidenza sul debito pubblico di tali interventi, cifre da paura e incidenza PIL da far tremare i polsi a dieci Bruxelles.

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Tuesday, October 23, 2018

Ottobre 24 2018 Mercoledì. n° 2714 + 23 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio   Diari di vita 
Miscellanea uno - finis
Devo dire poi qualcosa sui viaggi che mio padre organizza ogni estate con i biglietti ricevuti in ferrovia, consultando complicati orari e cronometro in mano per controllare partenze, coincidenze, arrivi. Così, oltre le solite località umbre visitiamo più volte Padova e la basilica di Sant’Antonio, tappa d’obbligo per mia madre, Venezia, Milano, Firenze, Torino, Bologna, Firenze, Trieste, Napoli, Loreto, Pola, addirittura Fiume, fino al ponte di confine con la Iugoslava Susak, ove giungemmo con un treno rinforzato da due motrici per superare un livello impossibile per le vaporiere d'allora.. A Fiume, che è zona franca, mio padre si fa beccare dalla finanza con alcuni pacchetti di caffè e qualcos’altro, subendone il sequestro e una multa (senza contare la nostra apprensione che siamo già sul treno in procinto di partire). Una volta, al ritorno da Venezia, io e mio fratello siamo nel corridoio del vagone ed egli, nella sosta, acquista da un carrello-buffet un’aranciata gelata, bevendola fino all’ultimo goccio, senza farmi bagnare almeno le labbra; io ci resto malissimo, lui non sa che, a parte la sete o la golosità del momento, non ho mai bevuto un’aranciata, che mi figuro incredibilmente buona.  Purtroppo a rovinare un po’ queste avventure ci pensano i battibecchi con mio padre, giacché vuole decidere sempre lui, da padre-padrone. Fra i ricordi funesti di allora non posso dimenticare quello angoscioso di quando mio padre, incoscientemente, decide di fare da solo dei lavori a rinforzo alle persiane di casa, senza attrezzature di sicurezza, ponendosi in piedi sul davanzale al 5° piano, per metà sporto nel vuoto. Egli sgancia una delle due persiane della cucina, compie quanto dovuto e poi, alla stessa maniera, vorrebbe rimontarla (è un miracolo che non si sia già ammazzato). Mia madre è in ginocchio in camera a pregare Sant’Antonio, io mi vedo orfano e mio fratello è pallido a non dire; finché io e lui ci decidiamo di intervenire prendendo nostro padre con le brutte e obbligandolo, visto che non riusciamo a farlo desistere, a imbracarsi alla meglio con una corda e a legare anche la persiana da rimontare. Mentre lui la rimette a posto noi teniamo saldamente l’altro capo della fune, legandocela attorno la vita. C’è chi ci protegge e tutto va bene. Mio padre, rinsavito, rinuncia a smontare le altre ante. Altro punto che ritengo accennare è che vari fatti inspiegabili si succedono a volte in casa, come rumori, vibrazioni, spostamenti di oggetti, di cui parlerò separatamente. Ne illustro solo uno, a mo’ di esempio, cioè di un’acquasantiera in ceramica appesa alla porta d’ingresso che, dopo un violento colpo battuto al di fuori da nessuno (siamo all’ultimo piano e la scala risulterà deserta), si stacca e vola in camera da letto, ove io sono febbricitante, infrangendosi al muro. Un salto più di cinque metri! Mia madre non si scompone, attribuisce il fatto agli spiriti maligni che combatte recitando scongiuri e spargendo acqua benedetta. Per l’acquasantiera lei, nella stessa giornata, si reca in uno dei negozi di articoli religiosi al Pantheon, ne acquista una in metallo che “inchioda” al medesimo posto e, con aria di sfida, eccola dire a qualcuno: “Adesso rompi questa, non sai con chi hai a fare”. Comunque per queste stranezze anni dopo, con nozioni sul paranormale, ritenei potessero inquadrarsi nel “poltergeist”, probabilmente a me collegato, che mi trovo agli inizi dello sviluppo puberale. Ciò comunque non è certo. 

Probabiliter 
E se la seconda guerra mondiale l’avesse vinta l’Asse?
Già, in teoria la guerra 1940  -  1945 potevamo anche vincerla, una parvenza di possibilità poteva pur esserci. Non so a quale livello i bookmakers del tempo l'avrebbero quotata. Per quanto mi concerne, per averla vissuta di persona e cercato di dare un modesto aiuto alla neo  -  repubblica Sociale, non potei farmi illusioni in merito e, tale me, la maggior parte dei giovani che pur diedero anima e corpo al Duce e seguitarono, magari, ad esserne seguaci. Con la mente quindi che ricorda quel periodo cerco oggi di esprimere il mio pensiero, non facile d’accettare col senno del poi. C’è ora chi ipotizza, discute e parla circa ipotetici scenari qualora il tripartito, Germania, Italia, Giappone avesse vinto il conflitto. Che rispondere? Io sono un pragmatico per cui sono costretto a riconoscere che non poteva esistere possibilità alcuna di vittoria nello scontro  finito purtroppo male. Noi, Germania, Italia, poi Giappone, popoli di circa 200 milioni di abitanti, dichiarammo guerra agli oltre due miliardi dell’intero  pianeta (oggi i miliardi sono  sei), in particolare a Inghilterra e suo impero, Canada, Sud  -  Africa, Australia, Nuova Zelanda, poi Francia metropolitana e coloniale, Russia, Polonia, Grecia, Slavi vari, infine Stati Uniti, altri americani nord, centro e sud, Brasile e Argentina compresi; perfino la Cina remota, oltre altri stati africani e asiatici in regime coloniale o di protettorato. Oltretutto il tripartito non riuscì a farsi un vero Stato amico, ma solo alleati poco entusiasti o obbligati a esserlo (pure la Spagna, che tanto ci doveva, con situazione interna ancora precaria, non ci appoggiò, o lo fece indirettamente). Per stare nella realtà non era solo questione di uomini e nazioni, ma anche di mezzi finanziari, industriali, commerciali, petroliferi, navali, aerei, ecc. praticamente inesauribili per il blocco a noi avverso, quanto limitati per la Germania e il Giappone e drammaticamente carenti per noi. Se poi, per fantascienza, la guerra si fosse vinta contro il mondo intero (perché non c’era scelta, o si vinceva su tutti o si perdeva), mi viene un pensiero penoso a immaginarmi la gestione di quel super  -  impero che si sarebbe formato (e chi ne sarebbe stato il capo, l’Augusto di Roma, l’Odoacre del nord, il Tenno d’oriente? o una triarchia destinata male?) Per noi poi ci saremmo scornati in un batter d’occhio con la Germania per molteplici ragioni, fra le  quali l'infima considerazione nella quale eravamo da tenuti nonché l’immaturità del nostro popolo e la perenne tendenza a mutare bandiere ai balconi, tanto che da secoli avviamo guerre per finirle a parte opposta. Non mi si consideri un cinico. Quei tempi li vissi sia come presenza, sia per partecipazione e studio. Fanno bene ad ogni modo i ragazzi che oggi vagheggiano le possibilità che ci furono, in caso di vittoria, di entrare in un nuovo ordine, un nuovo superstato, pur sapendo che ciò possa essere solo un sogno, e sognare non è proibito. Aggiungo, col senno del poi, fu anche un bene che gli eventi bellici siano andati così. Le ideologie fasciste, naziste, nipponiche, già con difficoltà all’interno, si sarebbero rivelate inadeguate all’orbe terracqueo, sfaccettato in diversità etniche, storiche, razziali, economiche, religiose, morali, etiche. Aggiungo pure che se la moltitudine dei futuri sottoposti ci avesse semplicemente mandati a quel paese non avremmo potuto farci assolutamente nulla.  Poi, senza remore e nulla togliendo al mio affetto per capi e idee del tempo, queste impostazioni non tenevano conto di una umanità sempre più edotta delle proprie possibilità e volontà. Esse furono pregne di onnipotenza e ingiustizie. 

Consideratio  
Il debito pubblico italiano (n° 4)
Faccio una pausa per le mie percezioni dirette e parlo un pò d'altro, sempre relativo al tema. Aggiungo così che le pensioni  facili di partenza, modeste o no siano state, interessarono gli artigiani, con modalità tali ai coltivatori e commercianti, ai parroci delle tante parrocchie, come funzionari pubblici (non a altri prelati), e cento altri rivoli di erogazioni più o meno occulte. . C'è poi la polizia comunale passata da forza armata gestita dal ministero della difesa, con caratteristiche previdenziali del tutto particolari, a semplici lavoratori della sicurezza, manipolati dai sindacati e gestiti dall'INPS che dall'operazione ne uscì malconcia. Infine, solo per ora, gli interventi nell'Alitalia che, privata o no, lo Stato l'ha pagata e ripagata  più volte. Per oggi basta ma il dire di ciò proseguirà. 


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Monday, October 22, 2018

Ottobre 23 2018 Martedì. n° 2714 + 22 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio 
Miscellanea due  ..... Costruiamo fionde e pericolosi archi con frecce, mettendo assieme le stecche flessibili degli ombrelli rotti, pur se allora gli ombrelli si riparavano anziché eliminarli. Creiamo, con listelli di canna e carta resistente aquiloni enormi che s’innalzano nel cielo, tali o meglio di quelli cinesi. Alcuni dei ragazzi, i più teppistelli, isolati da ma protetti da una tacita omertà, sono specialisti nel rompere con le fionde le lampade dei lampioni e qualche vetro delle finestre. Ci piace giocare ai cow-boy come nei film western, ove per indiani e banditi finisce sempre male, e per questo c’è scarso entusiasmo a farne la parte. In queste battaglie, ove il capo esibisce un rudere di vera pistola, mancante del tamburo, rischiamo più volte di trovarci con la testa rotta, o infilzati da una freccia-stecca di ombrello o, peggio, restare appesi a una corda in qualche esecuzione simulata di banditi.  Comunque nell’insieme non subiamo danni rilevanti (un po’ come nei Ragazzi della via Pal). Nel nostro piccolo ci scateniamo nei carnevali con maschere e costumi improvvisati; in quello del 1936, ai tempi della guerra di Etiopia, mio fratello mi trasforma in schiavo abissino e mi tinge viso, collo e mani di nero, utilizzando un tappo di sughero bruciato, come fanno al teatro parrocchiale per i baffi finti. Facciamo scherzi a non finire il primo di aprile, gare a chi orini più lontano e peggio. Salvo poi, se necessario, confessarsene la domenica successiva. E che dire della festa di San Giovanni, il 24 Giugno (dura diversi giorni), che interessa il mio quartiere e la città, con le storie di streghe, maghi, canzoni, carri tipo Viareggio, campanelle di coccio e trombette di latta che col tintinnio e stridio dovrebbero allontanare le presenze funeste, e i croccantini, pere cotte, le lumache cucinate con le salse robuste della cucina romana, mangiate a iosa in tavolate all’aperto imbandite su strade e marciapiedi? Oltre gli spettacoli pirotecnici che illuminano il buio del cielo. Altro che le smorte festicciole di Halloween che verranno poi. Purtroppo questa festa oggi non c’è più, almeno come allora, e i giovani non sanno cosa si sono persi. E quella di San Giuseppe, il 19 marzo? che coinvolge Roma tutta e il quartiere Trionfale in particolare, con le montagne di frittelle e bignè preparati in casa e da folcloriche bancarelle addobbate? Altri flash che ho presenti sono la benedizione pasquale delle case e delle tavole approntate con salumi, uova colorate, ovetti di cioccolato e pecorelle di zucchero (costano meno), oltre le torte familiari, perché le colombe confezionate o non ci sono o è impossibile acquistarle. E i sepolcri del Giovedì santo, le cui piante in vaso con fluenti chiome bianche (germogli di grano o veccia), sono preparate con vasi al buio sotto i letti? Inoltre le astinenze della settimana santa seguite come un ramadan? E i Natali con interminabili notti passate in tombolate, giochi dell’oca, carte, cui è concesso partecipare pure a noi bambini, che rimaniamo pervicacemente con gli occhi aperti nel timore ci mandino a letto (e ben felici di qualche lira che ci fanno vincere). Anche per il Natale le torte sono di casa, mentre mancano i panettoni, cari e provenienti da Milano che, dicono, essere vecchi di mesi, pieni di conservanti e non paragonabili con le nostre pizze (non è vero, sono buonissimi, in casa ne mangiamo sempre un po’ di fette offerteci dal vicino accanto che, unico nel palazzo, ne riceve alcuni da un nipote milanese). Un accenno lo merita anche la festa di Sant’Antonio da Padova, il 13 Giugno, importante per mia madre che la festeggia con un pranzo, più messa e processione a cui partecipo vestito da paggio, cappello piumato e spadino, con il Capo che è lo stesso che ci comanda nei balilla.  Osservo con interesse passare sulle nostre teste, lento e maestoso, il dirigibile tedesco Zeppellin (l’Hindenburgh), che compie un largo giro su Roma, prima di dirigersi verso l’America ove si distruggerà incendiandosi nelle manovre di attracco. Vedo passare il Giro d’Italia con i beniamini d’allora, Binda, Girardengo, altri che sfuggono.

Probabiliter   Sogni e realtà, energia facile
Oltre che nell’inserto di cui sopra più volte nel Trittico ho parlato di una mini società informale e accroccata che noi balilla del Littorio, me promotore, costituimmo nei primordi quaranta. Non mi ripeto, riaccenno solo dei dettagli per entrare meglio nello scritto. C’era la guerra e noi, emulando i cameratini HJ, Hitler - Jugend, costituimmo la CARLA (Compagnia Autonoma Ricerche e Lavori Associati) con atto scritto, più aderenti, zero quattrini e impegno di dare una mano all’Italia in guerra per aiutarla nelle sue carenze, specie ferro, combustibili, energia. Temi super ma sembrava, che i ragazzini HJ avessero escogitate soluzioni d’interesse. Così eccoci anche noi provare a estrarre il ferro dalla sabbia di Ostia (idea scippataci da un insegnante), produrre gas da discariche contenenti di tutto, morti compresi, installare lanciafiamme su aerei, reti antisiluro per navi, ideare congegni esplodenti viaggianti sui binari ferroviari e potrei continuare, con la soddisfazione che in un caso, unico, la GIL mi rispose, l’idea era mia, precisando l’impossibilità dei lanciafiamme su aerei pur se a bassa quota e velocità. Per il tutto c’era sempre il mio Meccano, già cosa seria, con cui provare qualcosa di possibile. Il cruccio maggiore era la carenza di carbone e petrolio per far andare aerei, navi, auto, tutto militare, esclusi i mezzi privati e riscaldamento di casa che non c’eranoù Pensa e ripensa eccomi a tentare, quale Presidente CARLA che voleva far bella figura con la Società, l’Italia, il Littorio, ancor più con le ragazzine Giovani Italiane che mi apprezzavano, di far qualcosa vicina al cosiddetto moto perpetuo (l’ho detto, chi non ci ha pensato o provato almeno una volta?). Sapevo di studi e realizzazioni di altri, specie del tedesco Johann Bessler, detto Orffyreus, inizi 1700, che aveva realizzato una ruota girante senza energia, produttiva anche di una forza lavoro, ripetuta più volte, osservata da studiosi ed eminenti del tempo cui egli non permise di osservare l’interno, salvo un principe, offrendo spiegazioni generiche di pesi mutanti e collimanti per i centri di gravità, tutto e niente. Isaac Newton rifiutò di visionare l’apparato affermando non poteva che essere frutto di una mistificazione. Comunque Orffyreus, al termine dell’esistenza, distrusse le ruote ancora esistenti e portò con sé i segreti della scoperta. Dal che ne venne che io, con conoscenza generica della ruota, studiando meglio il problema nella Biblioteca Nazionale al Collegio Romano, ecco dirmi: Bessler ci ha provato, riuscito non so, pur se sembrerebbe di si, perché allora non io?  Così accantonai un progetto di energia solare a specchi concavi, tipo Archimede (non fotovoltaico, le cellule non c’erano), il quale poi era solo sfruttamento del calore del sole, sospesi un progetto di produzione idrogeno con un circuito chiuso di motore a scoppio – dinamo – arco voltaico 2000° che estraeva il gas da un flusso di vapore – invio di questi al carburatore e reinizio del ciclo. In merito ci fu pure un tentativo diretto, cercai cioè di alimentare a idrogeno un motorino di aeromodelli da 4 cmc, Antares4, con l’idrogeno prodotto in una bottiglia con acido muriatico e pezzetti di zinco. Il motore fece qualche sternuto, la bottiglia scoppiò, fu pericoloso e molto, smettemmo li. Allora, Orffyreus ispiratore, ecco il mio impegno per una ruota che in teoria doveva girare senza spinte esterne, superando un pur limitato attrito e con fornitura di energia in surplus. Progetti vari, prove minori con un Meccano poco utile poiché necessitavo di meccanica fine, scelta per un rotore immerso verticalmente a metà in acqua il quale, per il principio d’Archimede pesasse meno dell’esterna, sottovalutando le pressioni dei punti ingresso e uscita. Mia consapevolezza di aver risolto poco, con applicazione di correttivi che avrebbero dovuto fronteggiare questa difficoltà Progetto definitivo, funzionante o no, pronto a sottoporsi ai ghigni di qualcuno più preparato, ma la guerra finisce, la GIL si sfascia e per il motore “ad acqua”, soppiantato dalle emergenze di una Repubblica nordista e l’ulteriore finale bellico, sono obbligato ad accantonare il sogno. Ecco poi un quarantacinque da anno zero, lavoro schiavistico, fame, indigenza, precarietà di tutto finché, superata la prima emergenza, decido di riaprire il dossier del congegno a acqua visto che l’energia mancava sempre e c’era un signore, Enrico Mattei, che faceva  miracoli con metano nostro e petrolio foraneo. Perfeziono qualcosa, redigo un piano finale che più persone firmano per presa visione, compreso un futuro rettore dell’Università La Sapienza (di brevetti non se ne parla, sia per i tempi di caos, sia perché non c’era alcunché di provato e funzionante).  Ho però anch’io il mio Isaac Newton, quello che si rifiutò di visionare l’apparato di Orffyreus. Propongo di firmare la tavola al mio amico chiamato Il Professore (ne ho già detto) ed egli, sentite le mie ragioni, dice: “No, rifiuto firma e visione progetto, la tua ruota non funzionerà mai sia per motivi di dinamica e idrostatica sia perché tu, non rendendotene conto, e mi dispiace della carenza non da te, vorresti infrangere ciò che si chiama forza di gravità,  la legge fondamentale, assiomatica, propedeutica a ogni altra,  della terra, universo, universi. E se qualcuno avesse simulato vincerla, come il tuo Bessler  -  Orffyreus, ben ebbe motivo Newton a considerarlo un millantatore o poco serio. Senza rendertene conto hai pensato forse di sostituirti a Dio? (era ebreo), anch’egli nulla potrebbe circa la forza di gravità e le sue infinite connessioni. Questa è la sua legge fondamentale, è Lui stesso, è prima di ogni altra, da cui tutto proviene; eliminandola, pur impossibile, si annullerebbe l’infinità di ciò che chiamiamo Dio. No, non la firmo, devi capirlo. Mia delusione ma in seguito, con preparazione migliore, mi convinsi che il Professore, il mio Newton secolo XX, avesse ragione. Sic transit gloria mundi.

Consideratio 
Debito pubblico italiano, secondo me
Sempre fine 50 - 60 eccomi pronto a un ulteriore colpo allo stomaco. Di punto in bianco, come per i coltivatori, ricevono l'agognata pensione, non più di 10.000 lire ma, se non erro, sulle 70mila (Lire), tutti i commercianti che, fino a quel momento, non avevano pagata una lira previdenziale. Al riguardo si noti che allora non esistevano i supermercati mini-maxi odierni. I piani terra dei palazzi accoglievano una serie continua di forni, panifici e pasta, drogherie, salumerie, macellerie, vini-oli, carbonai, pasticcerie, gelatai, bar, fruttivendoli, burro e uova, osteriole, ristoranti per lo più modesti, barbieri, parrucchieri  donna, ferramenta, salette da ballo, sarti e sarte, calzolai, stoffe, vestiti, biancheria, cartolerie, librerie ...... quanto dovrei continuare? Il tutto poi ripetibile per i mercati rionali e per gli ambulanti con licenza. Esercizi per lo più a conduzione familiare con numero di addetti da far paura. Ne usufruirono anche i miei suoceri. Poi, per il futuro, ecco stabiliti modesti contributi assicurativi, mentre il buco della partenza rimase quello che era, scoperto e basta. Azione sociale a parte, giusta e che approvai, ecco il nascere dei primi robusti germi del debito pubblico.


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