Monday, November 12, 2018

13 Novembre 2018 - Martedì - n° 39 NS (nuova serie - SS Giocondo e Arcadio - pensiamo positivo

N° 39 NS (Nuova Serie). Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni circa di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio. 

2001 I Talebani abbandonano Kabul
Detto di frati: Ripetendo io non c'entro - si finisce dentro
Mao Tse Tung (libretto rosso) Non basta fissare i compiti, ma anche risolvere il problema dei metodi per portarli a termine

Recordatio
.... Fermo allora un mio coetaneo, futuro orafo, che andava a fare la vera fila per il latte e lo prego di avvertire i miei che sono stato arrestato. Poi salgo sul sedile posteriore, col tedesco accanto che in italiano perfetto m’invita a non preoccuparmi, perché devo dare solo chiarimenti  che non sa (è sudtirolese). Nell’insieme i due si comportano bene.
-  Poco dopo giungiamo in una palazzina di via Brenta ove c’è un comando della milizia e qualcuno della Polizei crucca. Qui, dopo preliminari sgarbati, mi contestano il possesso e la diffusione di stampa comunista. Cado dalle nuvole e sono preoccupato poiché è una delle imputazioni più serie del momento. Preciso al sottufficiale che m’interroga di non saperne nulla ed egli allora fa entrare il mio amico che conferma l’accusa.
 -  Mi rendo conto dell’equivoco in cui possa essere caduto. Necessita un chiarimento, cioè: io abito in un palazzo di ferrovieri (rossi) ove circolano a volte stampati clandestini socialisti o comunisti. La distribuzione, saltuaria, avviene con l’inserimento dei fogli sotto la porta di casa, infilandoli nello stipite o nella cassetta postale. Così a volte me ne trovo qualcuno in mano.
Uno o due di questi, passatimi oltretutto da mio fratello, li ho mostrati al mio amico, lui ne ha parlato con un altro, questi con qualche altro, finché mi trovo arrestato io e lui fermato come testimone. Stento a spiegare le mie ragioni. Preciso che quel foglio trovato sotto la porta, non ho idea di chi l’abbia messo. Ad altre richieste rispondo in maniera generica. Il mio amico sciorina invece fatti e atti su banalità che potrebbero inguaiare qualcuno.
-  Provo a professare le mie idee, preciso che sono in procinto di partire volontario e sono stato uno dei primi iscritti al P.F.R. romano. Mi accorgo però che la situazione non prende la piega giusta giacché il sottufficiale dice che di fascisti come me se ne sbatte le balle giacché potrei ben essere un infiltrato, un disfattista, un inaffidabile. Non risolvo nulla e finisco in cella assieme all’amico che mando al diavolo, anzi sospetto ci sia per farmi dire qualcosa. Nell’andirivieni noto un anziano milite che conosco (abita nel mio palazzo) e lo chiamo; così i miei sapranno ove sono. Telefonare no, da noi il telefono non l’ha quasi nessuno.
-  Nel frattempo, mentre mio fratello si trasferisce dai nonni, si attivano dei tentativi per darmi un aiuto. I miei, sapendo il luogo in cui mi trovo, chiedono aiuto al nostro incomparabile vicino di casa, il ferroviere il cui nipote milanese (quello dei panettoni) è ora a Roma quale comandante della Polizia Africa Italiana, adibita al controllo dell’ordine pubblico.  
-  Egli si attiva interessando il nipote, poi si presenta in via Brenta accompagnato e atteso da un taxi, cosa insolita al tempo. Qui si definisce mio zio ed esibisce all’ufficiale una lettera del Comandante PAI che chiede il mio rilascio. Ciò non è ritenuto sufficiente, né gradito, poiché per loro quelli della PAI sono solo badogliani, , ex carabinieri; allora il nostro vicino, con presenza di spirito e modo imperativo, doti che non gli mancano per aspetto e carattere, si offre lui di firmare un impegno che non mi sarei allontanato, rimanendo a disposizione. Pensano di avere di fronte un personaggio importante, la sua figura, gli occhiali pince - nez alla Peverelli, la parentela col comandante P.A.I., il tassista che l’interpella “dottore”, fanno effetto, io sono rilasciato in una specie di domicilio coatto, con l’impegno di ripresentarmi a loro richiesta. Nessuno ha sospettato di avere di fronte un conduttore di convogli ferroviari.
-  Fra i presenti c’è anche un sottufficiale tedesco che, previa mia autorizzazione a farlo, mi promette un aiuto, come poi sarà, togliendomi dai pasticci futuri con la Milizia. Anche l’ex amico è rilasciato. Il ciccione inquisitore mi riconvoca quasi subito ma è bloccato dal mio amico crucco, che gli comunica il mio inserimento nel Servizio Sussistenza della Wermacht. Passa qualche giorno e ricevo una cartolina di convocazione in tedesco. L’indirizzo è del comando germanico in Corso d’Italia, sito nel palazzo già dei sindacati fascisti e oggi CGIL.
- Mi presento e sul tavolo di chi mi riceve, il tenente Rothmann, con una interprete sudtirolese, trovo una pratica a me intestata. Vedo così che hanno controllato quanto da me affermato in via Brenta. Il tenente mi comunica che, d’accordo con l’autorità italiana (quale?), è stato deciso il mio inserimento in un reparto Ausiliario, con base nella caserma Bianchi in via Nomentana. Il tono esclude eccezioni, né io ne avanzo. Egli precisa che sono convinti della mia estraneità a quanto addebitatomi. Aggiunge che il Sottufficiale da me conosciuto ha controllato tutto e garantito in un certo senso per me. La decorrenza è immediata, devo presentarmi il mattino . Mi congeda con un “Heil Hitler”, rispondo “Heil Duce” Resto perplesso per il trovarmi con loro, in quale veste? La mia idea era la RSI. Comunque non mi dispiace per nulla.

Probabiliter  Eventi odontoiatrici (1944 e seguenti)
Fra le minorità del periodo c’è qualcosa che riguarda me e il mio stato dentario con delle particolarità l’hanno mantenuto in mente. Dunque, sono nel Commissariato Wermacht, caserma Bianchi di Roma. Faccio e facciamo di tutto. L’impegno è discreto e spesso pericoloso in quanto, spostandoci coi camion verso Anzio, costituivamo il tiro a segno per gli aerei da caccia USA che ti trovavi sulla testa senza preavviso. Qui entro nel caso, che avrà poi un risvolto italiano. Un mattino, preceduto da qualche avvisaglia, mi sveglio con un forte mal di denti. Mi dedico ugualmente ai servizi ma non ce la faccio a continuare. I superiori mi conoscono e sanno che non sono un lavativo. Altrettanto un sottufficiale sud-tirolese amico, già del nostro esercito, al quale dico che qualcosa devo pur fare. Potrebbe essere pure che il mal di denti dei giovani risulti più accentuato di quello degli adulti, magari per una loro reazione più istintiva e primitiva, resta però per me il dolore acuto che non passa ed aumenta. Ad ogni modo il mio amico – superiore interviene alla tedesca. Parla con l’infermeria, una telefonata, un modulo e mi spedisce con una Volks in un Centro Odontoiatrico militare. Entro, mi dicono di attendere. Sono parecchi i crucchi in attesa di qualcosa per i denti. Il mio accompagnatore dice loro che sono un volontario della Duce   -   Jugend così sono ben accetto e scambiamo più parole , loro in italiano incasinato, io col mio tedesco peggio. Intorno funziona tutto alla perfezione, battiti di tacchi, scatti e saluto se passa un ufficiale, rumori quasi assenti, come si conviene a un punto di cure che non sia un ospedale in prossimità del fronte. Poi mi chiamano in uno studio ove dei medici in camice armeggiano con le bocche di parecchi soldati. Tutto in un silenzio irreale rotto solo da qualche lamento soft o accenno di mugugno. Ma non fa’ male trapanare i denti e trafficarvi con specilli, pinzette, scalpellini, sondine varie? Mi visita il capo, maggiore imponente, alla prussiana il quale, bontà sua, mi fa pure un sorriso e mi rifila una pacca sulla spalla. Parla l’italiano e mi dice trattarsi di una banale carie ad un incisivo che verrà eliminata. Si infila un camice e mi invita a sedere sulla poltrona. Non ero preparato a tanta subitaneità. Come sempre in questi casi, di fronte ad un possibile male peggiore, il dolore mi sembrava mezzo sparito. Faccio un accenno ad un eventuale anestetico e ricevo uno sguardo che raggela, pur se mi fanno sciacquare la bocca con un miscuglio che lessa lingua ee palato (forse era quello l'antidolorifico). E come potrei dire qualcosa quando tutti sono sotto i ferri nelle mie condizioni e e non si eleva alcunché di sonoro? Il maggiore si lava le mani, prende il trapano e via! Subisco più trapanature, infine otturazione e due ore dopo sono di ritorno con la Volks che mi aveva atteso.  Io ero madido di sudore ma la soddisfazione allo Junker non glie l’avevo data, non un lamento inaccettabile malgrado il male.  In caserma lo “zio Fritz” dice: “visto? In un ospedale italiano te l’avrebbero tolto. Ed ora solo per oggi a casa, ci vediamo domani”… I miei diranno: “per il dente ti abbiamo preso un appuntamento col dentista di sotto, è uno veloce nei lavori” chiedendosi poi se fossi ammattito in quanto, come risposta, non feci che spalancare la bocca, alzare le labbra, onde mostrare l’incisivo sistemato. Ovvio che gli spiegai tutto e alta fu la loro meraviglia nel prendere atto che in due ore il dente era stato  curato e chiuso. Il giorno successivo tornai in caserma e, salvo il dolore generico post-intervento mi sentii a posto meglio di prima. Questo fatterello avrà un seguito tutto italiano dopo cinque anni.  Stavolta sono militare italiano di leva, non più volontario e, tanto per cambiare a me, fante del 78° Lupi di Toscana (il corso ufficiali dati i precedenti l'ho dovuto scordare) dove potevano destinarmi visto il mio lavoro? Al molino militare di Firenze   -   Rifredi a dirigere la macinazione. La sussistenza mi perseguita. Con bocca e denti avevo avuto a che fare già alcune volte in quanto lo stabilimento ove ero occupato, con la sua aria carica di umidità acida della pasta e con gli zuccheri dei biscotti ora in produzione, sostituti delle gallette precedenti, era pestifero per molari, canini e altri, e comunque non è che dai dentisti della mia giovinezza ci andassimo volentieri. Così anche stavolta ho un mal di denti e la caserma mi invia, a piedi (il tram è un mio optional), all’ospedale militare ove, in considerazione dei tanti soldati di leva o non è un bel po’ incasinato. Aspetto parecchio poi ecco il solito ambulatorio ove l’ufficiale medico esamina il dente, quello del 44 il quale, dopo cinque anni, è tornato a farsi sentire. E qui l’odissea. L’ufficiale mi chiede da quanto, dove e da chi, io abbia fatta l’otturazione. Gli rispondo che venne eseguita cinque anni prima in un centro Wermacht da un Maggiore medico. Non l’avessi detto! A parte che mi guardarono storto per quel mio straccio di volontariato teutonico cominciarono i commenti:  …“come? ti hanno fatto tutto in due ore? Inaudito, da denuncia al tribunale , e il dente te lo hanno devitalizzato? (se faceva male evidentemente no), ti ha fatto male in questi anni? Vediamo, apri la bocca”… (Non capisco perché ai tanti miei signorsì e signornò  seguissero i loro avvilenti “tu”). Poi trapano e trapano, anestesia qualcosa o nulla, dolore insopportabile, inviti a “stai zitto”, mini consulti fra loro per affermare che il medico Prussiano avesse fatto una porcata di intervento. Infine:”il dente lo tolgo, non è più curabile”. Così fu che persi un incisivo, sostituito poi in tutta fretta. Mentre uscivo a piedi per tornare al molino militare mi sono visto accanto, o immaginato, il mio amico crucco che mi sussurrava: “avevo ragione Franz? Lo dicevo che all’ospedale italiano il dente te l’avrebbero tolto. E poteva curarsi sai, ci voleva solo un po’ di buona volontà. Non te la prendere, lo rimetterai!” (Provvederà a ciò un dentista cecoslovacco il cui comportamento fu tale quello del Maggiore crusso. E ancora oggi, quando lo spazzolino indugia sul piccolo restauro penso all’impettito maggiore germanico, ai nostri ufficiali medici senza voglia di andare a fondo e al mio amico Wermacht che mi aveva preavvertito sul come sarebbero andate le cose. 

Consideratio Due Referendum di Domenica 11 novembre. 
Evidentemente per i Radicali abbiamo soldi da sprecare nell'indire i due referendum, oltretutto "consultivi",  per esprimere un si o un no a quesiti tecnico-economici da super esperti in ingegneria e economia. Non basta che il Comune abbia un deficit pauroso, ma incrementarlo con discutibili iniziative non mi piace. Ben hanno fatto i romani a ignorarli al 90%. Non lo commento ulteriormente.  

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