Tuesday, October 2, 2018


Ottobre 03 2018 Mercoledì. n° 2714 + 9 NS  (nuova serie). 
Pensiamo positivo.

Recordatio 
Diari di vita  Finis sull'Umbria di mia madre
Sento parlare, spesso e sottovoce, di un certo bisnonno e di uno zio monsignore, padre il primo e fratello di mia nonna il secondo, morti da poco e coinvolti in problemi che comprendo poco. Poi saprò in segreto, da un cugino più grande, che il bisnonno, già benestante, morì angustiato e in difficoltà economiche per garanzie rilasciate a persone che, non onorando gli impegni assunti, lo ridussero in miseria. E che lo zio prete, pur se monsignore, diede fuori di senno per fissazioni sessuali (cose sconosciute) tanto da finire in un istituto per malati psichici. Le professioni di tutti mi affascinano. Oltre il nonno che ha fatto il friggitore, il fornaio, il pastaio, il giornalaio e altro, mia nonna è una delle poche ostetriche diplomate all’Università di Perugia e in servizio comunale (dati i tempi è quasi un medico. Oggi sarebbe una laureata). Uno zio è fonditore in bronzo e lavora in una sua officina vasta e scura, simile ad un antro medioevale, piena di stampi, moduli da gettata, terra da forma, modelli, forni con baglior vermigli, temperatura alta e odore acre di coke e metallo fuso. Altro zio gira per i paesi tenendo spettacoli cine muti con la macchina da proiezione parcheggiata in casa, proiettando pellicole di Charlot, Ridolini, guerre di Libia e mondiale, mentre mio nonno tenta di fare il cassiere con le persone che s’infilano gratis da ogni parte. Egli conduce inoltre un laboratorio di elettricista ove, con lampi di genio, realizza strane invenzioni che lo mettono pure nei guai, come pericolosi sistemi antifurto, con sparo di cartucce da caccia, o congegni che avrebbero dovuto far girare meno i contatori elettrici e invece gli procureranno una bella denuncia con relative conseguenze. Una zia, di una bontà e generosità particolari, è sposata a un valente scalpellino, professione diffusa in Perugia ove molte strade erano e sono in pietra. Lo incontriamo spesso al lavoro ed è di una simpatia contagiosa; è estroverso, un po’ spaccone; è stato volontario garibaldino in Francia nel 1914, come parecchi altri umbri e, parlando delle sue gesta, spesso le spara grosse, senza accorgersi del sollazzo di noi tutti, figli e nipoti.  Altra zia è sposata con un tecnico dell'azienda elettrica, un po’ matto, simpatico, cui piace alzare il gomito. Un’ultima zia vive ed esercita la professione ostetrica a Passignano sul Trasimeno. E’ sposata con un milite lacustre, ex marcia su Roma. Il suo saluto consueto è Viva il Duce e mi fa cantare “Giovinezza”, “Allarmi Siam Fascisti” e “Fischia il Sasso”. Ricordo che per queste esibizioni mi passava mezza Lira, non male. Con lui andrò all’inaugurazione di Littoria, alla Mostra della Rivoluzione Fascista a Roma, e vedrò per la prima volta il Duce. In seguito, per la mia prima comunione, per la quale sarà il mio padrino per delega, mi prometterà un orologio che non riceverò mai. Loro hanno una figlia fine e carina, poco più grande di me. Li conoscerò meglio in seguito, apprezzando la simpatia ricorrente nella famiglia di mia madre, di un livello migliore, più benestante, di quella paterna (questa zia e la figlia morranno alquanto giovani, in tempi diversi, entrambe per gli stessi problemi cardiaci). I genitori mi portano anche da un'altra zia, questa volta cugina di mia madre e non sorella, maestra, che vive in una frazione di pescatori sul Trasimeno, Monte del Lago. I nuovi cugini e gli altri parenti ci accolgono col consueto calore e da loro trascorro periodi molto gradevoli Devo però adattarmi al che non esistano in loco né acqua corrente né gabinetti, salvo qualche buco alla turca da cui si sprigiona un fetore insopportabile. L'acqua da bere, pessima, si attinge a un pozzo. Per le necessità fisiologiche le maggiori si soddisfano all'esterno, le minori nei pitali o buchi alla turca. Il caldo è elevato, accentuato dallo specchio lacustre e monti attorno. Le zanzare imperversano e poco vale combatterle col Flit o i gerani in casa. I bagni al lago mi piacciono, ma non sono tali i marini, forse è l'acqua dolce, la sabbia che non c'è, il fondale pietroso o melmoso, anche pericoloso. Comunque mi diverto un mondo e non mi spiace questa vita da pioniere o boy-scout assieme ai cugini di età vicina alla mia, ben affiatati, mentre altri sono o più grandi, o più piccoli, o da venire, quindi per me lontani o non d’interesse. Ricordo il giorno in cui, con mia madre, vediamo un aereo militare sparire in acqua assieme al pilota, e di quando tre fratelli, noti industriali, naufragheranno nel lago durante un temporale, con due di loro affogati. Inoltre, come minorità che mi coinvolse, quando un ragazzetto del paese (Nello), tuffandosi da un pilone, si ferirà di brutto al mento battendo su delle pietre sottostanti la superficie, per fortuna senza gravi conseguenze successive. Lui affermerà che ciò sia avvenuto in conseguenza di una mia spinta; ancor oggi lo nego, sono lì a vedere questa gara di tuffi con le braccia sulla ringhiera del pontile e potrei averlo forse sfiorato, pur se non lo ricordo, ma spinto mai! Oltretutto la mia tenera età e il timore che ho per i ragazzi non intimi, avrebbero dovuto far capire ai grandi che ciò era fuori dalla realtà. Così non sarà ed io sarò additato all’esecrazione di tutti (almeno mi parve). Resto in casa per alcuni giorni e poi, per un po’, non si tornerà da questa zia maestra. Parlando dei periodi umbro-romani ho esteso alquanto l’arco temporale (tornando poi nel suo ambito), non limitandolo cioè ai primissimi anni di età. Ciò perché ho ritenuto non spezzare una continuità di esperienze nel tempo. Mi pare però d’aver detto che il mio è un diario anomalo e come tale deve essere considerato da chi legge.

Probabiliter 

Le ragioni di Voltaire
Voltaire diceva che Dio non poteva esserci, nessuno era mai riuscito a dimostrarne la presenza, aggiungendo però, con riferimento al mondo reale, che anche se ne fosse dimostrata l’inesistenza si sarebbe dovuto creare un Dio ad hoc, indispensabile alla vita delle comunità tutte, nessuna esclusa. Con ciò mi dovetti confrontare in giovane età, sui diciassette - diciotto anni quando, oltre gli insegnamenti di una madre religiosa a modo suo seguii le direttive della Gioventù del Littorio che, in conseguenza del concordato col Vaticano, ci obbligava ad andare “d’accordo” con preti e chiesa, non contestando o dubitando dei loro indirizzi. Tant’è che, quando c’erano raduni domenicali, i balilla erano condotti sovente alla messa, con squillo d’attenti e presentat–arm all’elevazione, cioè al Padreterno. Ne veniva che sui problemi religiosi avessi molte certezze e pochi dubbi, infatti come averne quando il Duce, uomo della provvidenza per Pio XI, mi aveva ordinato di avere dimestichezza con parrocchie, parroci, Azione Cattolica, Papa e Vaticano? Ne veniva che in noi convivessero due sfere di convinzioni, una laica composta da GIL, Balilla, Duce, Italia, l‘altra religiosa con Papa, preti, Gesù, Madonna, complementari l’una all’altra. Per quanto mi riguarda, come ho detto, le certezze si sprecavano, pur se venni più volte consigliato dal mio amico “Professore” (vedere capitolo a lui dedicato) a non rinunciare al mio pensiero e raziocinio. Giunsi così ai diciassette anni decidendo, come altri, per un volontariato prò RSI ininfluente visto il conflitto perso, trovandomi poi addirittura nella Wermacht in cui continuavo a vedere sia la difesa degli ideali del Littorio, sia l’eliminazione del timore che i cosacchi abbeverassero i loro cavalli nelle fontane di San Pietro. Venne presto lo sbarco USA a Anzio-Nettuno (22 gennaio 44) e, sei giorni poi, l’imponente attacco aereo tedesco alla testa di ponte, cui parteciparono ottocento aerei, con un massacro inimmaginabile in ambo le parti. A parte i danni a strutture, depositi, imbarcazioni, più i tanti colpiti militari e civili, ci sarà che gli inglesi persero l’incrociatore Spartan, con parte dell’equipaggio, nonché ebbero semidistrutta la nave ospedale St Denis, con quanto ne consegue. Da parte tedesca essi ebbero abbattuti ben centocinquanta aerei, il venti per cento della forza attaccante. Noi del Commissariato militare eravamo nei pressi, non sul punto di attacco, e assistemmo alla grande mattanza. In tale occasione conobbi un cappellano italiano, rintracciato dove non so, in quanto in un punto medico di retrovia tedesca alcuni feriti gravi avevano chiesto di un prete cattolico. Di norma loro erano luterani o niente, però gli austriaci e quelli di alcune aree, come la Baviera, seguivano sempre la chiesa di Roma. Il cappellano stette in loco pochi giorni e ricomparve con la presenza di nostre unità sia repubblicane sia di Borghese, dedicandosi a una libera assistenza, penso volontaria, aggiuntiva a eventuali Cappellani di reparto. Ritengo di escludere un suo inquadramento nelle formazioni dei due gruppi contrapposti, forse era rimasto ufficiale del Regio Esercito agendo e comportandosi come un prete e basta. A volte somministrò la comunione anche a me e altri mentre, bontà sua, ebbe la buona idea di non proporre confessioni, avrebbe sentito un testo enciclopedico di tutte le brutture singole e collettive. In un momento di stasi avemmo modo di colloquiare con più libertà. Gli dissi che avrei potuto essere un missionario formato nell’Istituto di Monza, spinto a ciò da un conoscente loro seminarista, oltretutto con mia madre la quale avrebbe gradito un figlio sacerdote (non missionario però), ma che io, specie in un momento in cui tutto andava a rotoli, decisi per il no in quanto, fra tutto, mi mancava lo spunto primario, la vocazione, e non intendevo divenire uno dei tanti sacerdoti poco o affatto convinti del loro stato. E qui la sorpresa. Il Cappellano proseguì e disse: è da tempo che non credo più in Dio, almeno in quello da noi pensato e figurato; come si fa quando avvengono stragi tremende con ogni parte che lo implora per una protezione e assistenza? È blasfemo pensare ciò, Dio, se c’è, è di tutti, non può scegliere alcuno, sarebbe ingiusto, pur se nella Bibbia gli israeliti dicano proprio ciò. Ben lo dimostrano i caduti d’ogni parte che in extremis chiedono di essere confortati con l’imposizione della croce. Io vengo dal fronte russo, ove sono stato testimone di inenarrabili atrocità, con molti dei loro moribondi, comunisti o no, che hanno baciato il crocefisso prima di chiudere gli occhi. No! non ho più la fede di mia madre, del seminario tutto fervore. Fossimo in pace lascerei la tonaca, ma come pensarlo ora? Li vedi i feriti, i moribondi, i sani impazziti? E le madri consolate solo al pensiero di un figlio caduto assistito da un prete amico? Sarebbe una diserzione se lasciassi.  Ricordati del film francese di Renoir sul fronte occidentale del diciotto, di Renoir se non erro,  ove un soldato morente chiede al compagno di trincea, ex sacerdote, di dargli l’assoluzione. E al diniego di questi di non poterlo fare per la fede perduta, egli replicò con forza “fede o no sempre prete sei stato e sei rimasto, assolvimi”. Ne viene ora che tu sappia di me cose particolari e personali, mi si accetti come sono. Dio c’è e non c’è, c’è se lo immaginiamo tale un principio superiore e coordinatore del tutto, terreno, cosmico non c’è se lo vogliamo personalizzato, pronto alle nostre piccolezze, magari con barba, triangolo sopra il capo, e con figli, inviati, profeti e stuoli di succubi collaboratori. Il ridimensionare ciò  sarebbe logico, ma è impossibile sradicare in noi l’istinto del sacro, di chi rivolgerci e sperare.  Sai cosa diceva Voltaire? Che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo, è indispensabile all’umanità. Con Voltaire ho aperto e chiuso lo scritto, con lui e il Cappellano di cui non ho saputo più nulla, sono cominciate le mie revisioni di una realtà diversa da quella di mia mamma, ci metto Duce, balilla, la faciloneria religiosa che mi aveva influenzato conscio e inconscio.

Consideratio 
Cose “buone” del Duce - lo Stato Fascista
Ho parlato di guerra, pace, impero, gioventù e anche dei tanti errori compiuti. Vogliamo dire delle cose encomiabili del regime? del Duce? Quelle che mi convinsero, apprezzai, e mi consentirono di offrirgli la mia anima “razionale”? Per l’irrazionale non ci fu problema, glie la diedi spontaneamente, glie la demmo, e basta. E’ ovvio che il tutto è rapportato ad uno specifico momento politico, economico, culturale. Quindi ciò che si dice per il 1930-40 non può confrontarsi con gli anni duemila, salvo sostanziali adeguamenti alla realtà troppo diversa di sessantacinque anni e più anni dopo. Inizio questa serie di colloqui usando parole semplici, brevi (altrimenti ne verrebbe un trattato), partendo dall’Ordinamento dello Stato dopo le leggi del 1939 XVII EF le quali, regolando diversamente l’impostazione politica, ne variarono sensibilmente la struttura. I poteri basilari erano sempre tre, come prima e oggi, il Legislativo, l’Esecutivo, il Giudiziario.
Il Potere Legislativo, i cui organi comprendevano il Senato e il Parlamento:
Il Senato del Regno: i cui componenti (Senatori) erano nominati a “vita” dal Re, con suo Decreto Reale e a lui rispondevano. Venivano scelti fra coloro che avevano dato lustro alla nazione con il sapere, opera, ingegno, sacrificio (ne facevano parte di diritto anche i principi di Casa Reale, pur se ciò era poco gradito al Partito Fascista, e dei membri massimi della Chiesa).
La Camera dei Fasci e delle Corporazioni (già detta Parlamento): ebbe un’unica legislatura, la XXX del 1939. Il nuovo “sistema” camerale, sostitutivo della Camera dei Deputati, prevedeva cicli quinquennali e non ebbe il tempo di effettuare un indispensabile rodaggio. Della Camera facevano parte i membri del Gran Consiglio del Fascismo che non fossero già Senatori o Accademici, i componenti del Consiglio Nazionale del Partito, nonché del Consiglio Nazionale delle Corporazioni, sia dei Datori di Lavoro, sia dei lavoratori nonché dei Professionisti e Artisti, nonché altre cariche rappresentative dello Stato e del Partito Nazionale Fascista.I componenti erano definiti “Consiglieri Nazionali”, non Deputati, e restavano in carica sino a che ricoprissero le loro incombenze negli Enti e Istituzioni di competenza.
Il Potere Esecutivo, veniva esercitato dal governo e dal Duce, Capo del Partito, Presidente del Gran Consiglio del Fascismo, Capo del Governo, Presidente delle Corporazioni.
A parte il lato di presunta “dittatura”, destinata a sparire con l’uscita di scena di Mussolini per le ragioni “naturali” di tutti, tipo il generale Franco in Spagna, possiamo dire di poterlo inquadrare in un tipo anomalo di Governo Presidenziale.
 Il Potere Giudiziario era e restava autonomo dagli altri. Col Tribunale normale coesisteva un Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, che spedì diversi oppositori al regime in prigione, confino, fino anche a più fucilazioni a Forte Boccea o altrove.
segue .....
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