Monday, October 22, 2018

Ottobre 23 2018 Martedì. n° 2714 + 22 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio 
Miscellanea due  ..... Costruiamo fionde e pericolosi archi con frecce, mettendo assieme le stecche flessibili degli ombrelli rotti, pur se allora gli ombrelli si riparavano anziché eliminarli. Creiamo, con listelli di canna e carta resistente aquiloni enormi che s’innalzano nel cielo, tali o meglio di quelli cinesi. Alcuni dei ragazzi, i più teppistelli, isolati da ma protetti da una tacita omertà, sono specialisti nel rompere con le fionde le lampade dei lampioni e qualche vetro delle finestre. Ci piace giocare ai cow-boy come nei film western, ove per indiani e banditi finisce sempre male, e per questo c’è scarso entusiasmo a farne la parte. In queste battaglie, ove il capo esibisce un rudere di vera pistola, mancante del tamburo, rischiamo più volte di trovarci con la testa rotta, o infilzati da una freccia-stecca di ombrello o, peggio, restare appesi a una corda in qualche esecuzione simulata di banditi.  Comunque nell’insieme non subiamo danni rilevanti (un po’ come nei Ragazzi della via Pal). Nel nostro piccolo ci scateniamo nei carnevali con maschere e costumi improvvisati; in quello del 1936, ai tempi della guerra di Etiopia, mio fratello mi trasforma in schiavo abissino e mi tinge viso, collo e mani di nero, utilizzando un tappo di sughero bruciato, come fanno al teatro parrocchiale per i baffi finti. Facciamo scherzi a non finire il primo di aprile, gare a chi orini più lontano e peggio. Salvo poi, se necessario, confessarsene la domenica successiva. E che dire della festa di San Giovanni, il 24 Giugno (dura diversi giorni), che interessa il mio quartiere e la città, con le storie di streghe, maghi, canzoni, carri tipo Viareggio, campanelle di coccio e trombette di latta che col tintinnio e stridio dovrebbero allontanare le presenze funeste, e i croccantini, pere cotte, le lumache cucinate con le salse robuste della cucina romana, mangiate a iosa in tavolate all’aperto imbandite su strade e marciapiedi? Oltre gli spettacoli pirotecnici che illuminano il buio del cielo. Altro che le smorte festicciole di Halloween che verranno poi. Purtroppo questa festa oggi non c’è più, almeno come allora, e i giovani non sanno cosa si sono persi. E quella di San Giuseppe, il 19 marzo? che coinvolge Roma tutta e il quartiere Trionfale in particolare, con le montagne di frittelle e bignè preparati in casa e da folcloriche bancarelle addobbate? Altri flash che ho presenti sono la benedizione pasquale delle case e delle tavole approntate con salumi, uova colorate, ovetti di cioccolato e pecorelle di zucchero (costano meno), oltre le torte familiari, perché le colombe confezionate o non ci sono o è impossibile acquistarle. E i sepolcri del Giovedì santo, le cui piante in vaso con fluenti chiome bianche (germogli di grano o veccia), sono preparate con vasi al buio sotto i letti? Inoltre le astinenze della settimana santa seguite come un ramadan? E i Natali con interminabili notti passate in tombolate, giochi dell’oca, carte, cui è concesso partecipare pure a noi bambini, che rimaniamo pervicacemente con gli occhi aperti nel timore ci mandino a letto (e ben felici di qualche lira che ci fanno vincere). Anche per il Natale le torte sono di casa, mentre mancano i panettoni, cari e provenienti da Milano che, dicono, essere vecchi di mesi, pieni di conservanti e non paragonabili con le nostre pizze (non è vero, sono buonissimi, in casa ne mangiamo sempre un po’ di fette offerteci dal vicino accanto che, unico nel palazzo, ne riceve alcuni da un nipote milanese). Un accenno lo merita anche la festa di Sant’Antonio da Padova, il 13 Giugno, importante per mia madre che la festeggia con un pranzo, più messa e processione a cui partecipo vestito da paggio, cappello piumato e spadino, con il Capo che è lo stesso che ci comanda nei balilla.  Osservo con interesse passare sulle nostre teste, lento e maestoso, il dirigibile tedesco Zeppellin (l’Hindenburgh), che compie un largo giro su Roma, prima di dirigersi verso l’America ove si distruggerà incendiandosi nelle manovre di attracco. Vedo passare il Giro d’Italia con i beniamini d’allora, Binda, Girardengo, altri che sfuggono.

Probabiliter   Sogni e realtà, energia facile
Oltre che nell’inserto di cui sopra più volte nel Trittico ho parlato di una mini società informale e accroccata che noi balilla del Littorio, me promotore, costituimmo nei primordi quaranta. Non mi ripeto, riaccenno solo dei dettagli per entrare meglio nello scritto. C’era la guerra e noi, emulando i cameratini HJ, Hitler - Jugend, costituimmo la CARLA (Compagnia Autonoma Ricerche e Lavori Associati) con atto scritto, più aderenti, zero quattrini e impegno di dare una mano all’Italia in guerra per aiutarla nelle sue carenze, specie ferro, combustibili, energia. Temi super ma sembrava, che i ragazzini HJ avessero escogitate soluzioni d’interesse. Così eccoci anche noi provare a estrarre il ferro dalla sabbia di Ostia (idea scippataci da un insegnante), produrre gas da discariche contenenti di tutto, morti compresi, installare lanciafiamme su aerei, reti antisiluro per navi, ideare congegni esplodenti viaggianti sui binari ferroviari e potrei continuare, con la soddisfazione che in un caso, unico, la GIL mi rispose, l’idea era mia, precisando l’impossibilità dei lanciafiamme su aerei pur se a bassa quota e velocità. Per il tutto c’era sempre il mio Meccano, già cosa seria, con cui provare qualcosa di possibile. Il cruccio maggiore era la carenza di carbone e petrolio per far andare aerei, navi, auto, tutto militare, esclusi i mezzi privati e riscaldamento di casa che non c’eranoù Pensa e ripensa eccomi a tentare, quale Presidente CARLA che voleva far bella figura con la Società, l’Italia, il Littorio, ancor più con le ragazzine Giovani Italiane che mi apprezzavano, di far qualcosa vicina al cosiddetto moto perpetuo (l’ho detto, chi non ci ha pensato o provato almeno una volta?). Sapevo di studi e realizzazioni di altri, specie del tedesco Johann Bessler, detto Orffyreus, inizi 1700, che aveva realizzato una ruota girante senza energia, produttiva anche di una forza lavoro, ripetuta più volte, osservata da studiosi ed eminenti del tempo cui egli non permise di osservare l’interno, salvo un principe, offrendo spiegazioni generiche di pesi mutanti e collimanti per i centri di gravità, tutto e niente. Isaac Newton rifiutò di visionare l’apparato affermando non poteva che essere frutto di una mistificazione. Comunque Orffyreus, al termine dell’esistenza, distrusse le ruote ancora esistenti e portò con sé i segreti della scoperta. Dal che ne venne che io, con conoscenza generica della ruota, studiando meglio il problema nella Biblioteca Nazionale al Collegio Romano, ecco dirmi: Bessler ci ha provato, riuscito non so, pur se sembrerebbe di si, perché allora non io?  Così accantonai un progetto di energia solare a specchi concavi, tipo Archimede (non fotovoltaico, le cellule non c’erano), il quale poi era solo sfruttamento del calore del sole, sospesi un progetto di produzione idrogeno con un circuito chiuso di motore a scoppio – dinamo – arco voltaico 2000° che estraeva il gas da un flusso di vapore – invio di questi al carburatore e reinizio del ciclo. In merito ci fu pure un tentativo diretto, cercai cioè di alimentare a idrogeno un motorino di aeromodelli da 4 cmc, Antares4, con l’idrogeno prodotto in una bottiglia con acido muriatico e pezzetti di zinco. Il motore fece qualche sternuto, la bottiglia scoppiò, fu pericoloso e molto, smettemmo li. Allora, Orffyreus ispiratore, ecco il mio impegno per una ruota che in teoria doveva girare senza spinte esterne, superando un pur limitato attrito e con fornitura di energia in surplus. Progetti vari, prove minori con un Meccano poco utile poiché necessitavo di meccanica fine, scelta per un rotore immerso verticalmente a metà in acqua il quale, per il principio d’Archimede pesasse meno dell’esterna, sottovalutando le pressioni dei punti ingresso e uscita. Mia consapevolezza di aver risolto poco, con applicazione di correttivi che avrebbero dovuto fronteggiare questa difficoltà Progetto definitivo, funzionante o no, pronto a sottoporsi ai ghigni di qualcuno più preparato, ma la guerra finisce, la GIL si sfascia e per il motore “ad acqua”, soppiantato dalle emergenze di una Repubblica nordista e l’ulteriore finale bellico, sono obbligato ad accantonare il sogno. Ecco poi un quarantacinque da anno zero, lavoro schiavistico, fame, indigenza, precarietà di tutto finché, superata la prima emergenza, decido di riaprire il dossier del congegno a acqua visto che l’energia mancava sempre e c’era un signore, Enrico Mattei, che faceva  miracoli con metano nostro e petrolio foraneo. Perfeziono qualcosa, redigo un piano finale che più persone firmano per presa visione, compreso un futuro rettore dell’Università La Sapienza (di brevetti non se ne parla, sia per i tempi di caos, sia perché non c’era alcunché di provato e funzionante).  Ho però anch’io il mio Isaac Newton, quello che si rifiutò di visionare l’apparato di Orffyreus. Propongo di firmare la tavola al mio amico chiamato Il Professore (ne ho già detto) ed egli, sentite le mie ragioni, dice: “No, rifiuto firma e visione progetto, la tua ruota non funzionerà mai sia per motivi di dinamica e idrostatica sia perché tu, non rendendotene conto, e mi dispiace della carenza non da te, vorresti infrangere ciò che si chiama forza di gravità,  la legge fondamentale, assiomatica, propedeutica a ogni altra,  della terra, universo, universi. E se qualcuno avesse simulato vincerla, come il tuo Bessler  -  Orffyreus, ben ebbe motivo Newton a considerarlo un millantatore o poco serio. Senza rendertene conto hai pensato forse di sostituirti a Dio? (era ebreo), anch’egli nulla potrebbe circa la forza di gravità e le sue infinite connessioni. Questa è la sua legge fondamentale, è Lui stesso, è prima di ogni altra, da cui tutto proviene; eliminandola, pur impossibile, si annullerebbe l’infinità di ciò che chiamiamo Dio. No, non la firmo, devi capirlo. Mia delusione ma in seguito, con preparazione migliore, mi convinsi che il Professore, il mio Newton secolo XX, avesse ragione. Sic transit gloria mundi.

Consideratio 
Debito pubblico italiano, secondo me
Sempre fine 50 - 60 eccomi pronto a un ulteriore colpo allo stomaco. Di punto in bianco, come per i coltivatori, ricevono l'agognata pensione, non più di 10.000 lire ma, se non erro, sulle 70mila (Lire), tutti i commercianti che, fino a quel momento, non avevano pagata una lira previdenziale. Al riguardo si noti che allora non esistevano i supermercati mini-maxi odierni. I piani terra dei palazzi accoglievano una serie continua di forni, panifici e pasta, drogherie, salumerie, macellerie, vini-oli, carbonai, pasticcerie, gelatai, bar, fruttivendoli, burro e uova, osteriole, ristoranti per lo più modesti, barbieri, parrucchieri  donna, ferramenta, salette da ballo, sarti e sarte, calzolai, stoffe, vestiti, biancheria, cartolerie, librerie ...... quanto dovrei continuare? Il tutto poi ripetibile per i mercati rionali e per gli ambulanti con licenza. Esercizi per lo più a conduzione familiare con numero di addetti da far paura. Ne usufruirono anche i miei suoceri. Poi, per il futuro, ecco stabiliti modesti contributi assicurativi, mentre il buco della partenza rimase quello che era, scoperto e basta. Azione sociale a parte, giusta e che approvai, ecco il nascere dei primi robusti germi del debito pubblico.


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4 comments:

rugiada said...

Buongiorno Francesco. Roberto. Ariel. Buona giornata a tutti!
Un buco che negli anni è andato a superare quello dell'ozono, le pensioni sono a rischio i nostri giovani, quelli che lavorano, non hanno la sicurezza un giorno di percepirla. I negozietti da te accennati non esistono piu,' anche nei paesi sono spariti. Eppure sfamavano famiglie intere. Buona giornata a tutti!

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella, Ariel e tutti. Ottime informazioni che ci stai dando, Francesco, sulla formazione del debito pubblico, informazioni che sinceramente mi mancavano: tutti probabilmente sappiamo degli enormi problemi attuali relativi all'INPS e alle sue casse vuote, ma ben pochi credo colleghino la cosa ad origini assai lontane nel tempo e, francamente, piuttosto sorprendenti! Ma gli economisti di allora come pensavano di poter controbilanciare le improvvise voragini che si venivano a creare? Oppure sapevano benissimo che sarebbe andata così, e come costume di questo Paese se ne sono fregati e hanno lasciato il problema a chi sarebbe venuto dopo? Che roba...

Francesco said...

Mary'S, i negozi e negozietti di cui ho detto a Roma e altrove pullulavano come le mosche, sempre affollati e con famiglie intere al lavoro. Se mi trasferisco altrove, a esempio Perugia, città di mia madre, il microcommercio e artigianato erano ancora più diffusi. Poi ci fu l'arrivo dei supermarket, Centri commerciali, il supercommercio via WEB che non so dove ci porterà. Pensioni future? Dio la mandi buona a figli e nipoti ma qualche sistema si troverà. ciao

Francesco said...

Ciao Roberto. Coi miei tre inserti (piccolissimi) sul debito pubblico ho appena sfiorato la punta di un iceberg viste le operazioni poste in atto, pur con motivazioni sociali condivisibili e accette. Al momento parlo di quelle che percepii direttamente, che misero in crisi il mio status emozionale, mentre un fiume di altre scorrevano nel baratro debito. Provo a proseguire a dire delle mie percezioni dirette e anche indirette ma, ferma comunque la parzialità dell'intervento, dove mai dovrei arrivare? e in quanto tempo? ma! Vedremo!