Sunday, October 14, 2018

Ottobre 15 2018 Lunedì. n° 2714 + 16 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 

Recordatio 
Libere cronache anni 30 - 40 - Eventi, importanti o no 
Prima di parlare delle nuove esperienze scolastiche, che occuperanno gli anni dal 1941 al 1943, ritengo accennare quanto avvenuto in Italia dalla mia infanzia. Sono cose che, benché l’età ridotta, abbia vissuto intensamente per la convinzione che l’Italia del Duce sia la nazione migliore del mondo, sia per interesse di squadra, parteggio cioè per l’Italia, poi anche per Germania e Giappone, le potenze del patto d’acciaio e tripartito, e non Francia, Inghilterra e altre le quali, non so perché, non ci sono amiche. Nel 1935 inizia la campagna di Abissinia, conclusa l’anno successivo con la proclamazione dell’impero. Nel frattempo la Società delle Nazioni, l’ONU di allora, ci applica le cosiddette sanzioni, che comprendiamo poco cosa siano in concreto, con la conseguenza però che madri, padri, nonni, donano i loro anelli nuziali d’oro alla Patria per consentirgli di pagare il passaggio delle navi di soldati nel canale di Suez e quanto necessario per vincere. Finita la guerra abissina ne inizia un’altra in Spagna fra due parti contrapposte, quella comunista-popolare, aiutata da russi e francesi, il cui impegno principale pare sia di ammazzare preti, seminaristi, suore (oltre fucilare statue della Madonna e Gesù Cristo), e quella contestatrice del generale Franco, alla quale Italia e Germania danno un notevole appoggio. Cosicché, anche in assenza di un conflitto dichiarato, l’Italia è in guerra contro la Spagna rossa fino al 1939 (vincono i nazionalisti, cioè noi, come dubitarne?). Altri avvenimenti si succedono. L’annessione dell’Austria e l’occupazione della Cecoslovacchia da parte della Germania, che stringerà un’alleanza prima con l’Italia, poi col Giappone (Patto d’Acciaio e Tripartito), l’occupazione dell’Albania da parte nostra, diatribe fra Germania e Polonia, oltre Italia e Francia, per rivendicazioni territoriali vere o presunte, la guerra fra URSS e Finlandia. Sono segni premonitori e, infatti, nel settembre 1939 la Germania attacca il paese, cosicché Francia e Inghilterra, garanti dei polacchi, gli dichiareranno guerra. Il motivo del contendere erano Danzica e il corridoio polacco per la Prussia Orientale. Anche i russi attaccano la Polonia, riprendendosi la Bielorussia, e stipulano un trattato di collaborazione con la Germania, e un accordo per la suddivisione polacca, che si riveleranno presto carta straccia. L’Italia prende tempo ma per poco, così il 10 giugno 1940, quattro giorni prima della caduta di Parigi in mano ai tedeschi, dichiariamo guerra a Francia e Inghilterra, fra l’entusiasmo di tutti o quasi gli italiani. Comprendiamo poco la tragedia che sta per giungere. Mio padre, reduce del conflitto1915-1918, ove fu ferito, mi dice sbrigativamente che la guerra quasi certamente si perderà, lui conosce bene inglesi e francesi e ci si è scordati chi siano i tedeschi. Quasi lo odio, lo denuncerei, e pensare che abbia 13 anni.  Comunque, a parte alcune modeste vittorie, perdiamo mezza flotta a Taranto prima e Matapan poi, affondata dagli inglesi con un pugno di vecchi aerosiluranti a Taranto e con navi che hanno il Radar a Matapan (noi no); un transatlantico carico di truppe, appena fuori dal porto di Napoli, è affondato da un sommergibile inglese che lo stava aspettando; perdiamo l’Africa orientale (Etiopia, Eritrea, Somalia) e in Libia dovranno venire i tedeschi a darci una mano. Per non dire del nostro attacco alla Grecia che si rivela disastroso. Oltre la successiva occupazione della Slovenia, Croazia e aree slave con i problemi che ciò poi comporteranno Non bastasse, sempre fra l’entusiasmo del paese (diciamo affievolito), invieremo un’armata contro la Russia, che i tedeschi hanno attaccato nonostante gli accordi di un anno prima. Alfine l’America entra in guerra contro di noi, a seguito dell’attacco giapponese alla flotta U.S.A. a Pearl Harbour. Veramente siamo noi e la Germania a dichiarargliela, in rispetto al patto Tripartito (c’è taciuto che forse non c’era obbligo a far ciò, era stato il Giappone ad attaccare gli Stati Uniti d’America, non viceversa, senza avere nemmeno potuto consegnare in tempo la dichiarazione di guerra). Per chiudere iniziano i bombardamenti che colpiscono le nostre città e le sirene degli allarmi diurne e notturne ululano di continuo. Roma al momento non subisce attacchi. Questa è la situazione al 1941, con varianti in peggio nel 42 e 43. 

Probabiliter 
Wolf, cane tedesco SS, mi avrebbe attaccato? 
Nella caserma ove prestavo servizio dovevamo fare attenzione a uno splendido cane lupo d’un ufficiale del comando germanico di Corso d’Italia. Era giovane, nervoso, che l’attendente portava per la notte in un recinto riprendendolo il mattino, salvo la sera non rimanesse col padrone. Si chiamava Wolf, Lupo, si trattava ovviamente un cane pastore tedesco. Eravamo avvertiti di starne alla larga in quanto ci metteva poco ad azzannare. Era insomma un perfetto lupo tedesco, allevato e addestrato da tedeschi, di proprietà di tedeschi. Odiava i cani di piccola taglia. Una volta fece fuori uno di questi cagnetti caramellosi con un solo morso e zampata. Dava al robusto attendente strattonate tali da gettare in terra chiunque non uso a lui, e neanche pensare cosa potesse fare se aizzato contro! Nel recinto era libero, mai lo vidi con la museruola. Nell’ufficio del padrone si sdraiava su un suo tappeto e stava li per ore. Io, che a volte lo vedevo, non mi azzardavo a guardarlo perché già bofonchiava. Se abbaiava lo faceva con tale veemenza da essere riconosciuto ovunque fosse e da tutti, gli mancavano solo le mostrine delle SS. Premesso ciò ecco cosa accadde: Una sera, finito un impegno di selezione e sistemazione di divise alleate prese sul fronte di Anzio, che dovevano spedirsi in Germania, uscii dal magazzino già col buio. Il tempo era coperto, luce poca per l’oscuramento in atto, e mi avviai alla mensa per prendere qualcosa di caldo. Non so se ci fosse qualcuno in giro, sta che in quel punto del piazzale fossi solo. Feci pochi passi e sentii un brontolio che non mi era nuovo, due  -  tre passi e divenne un ringhio. Questo lo conoscevo eccome! dietro me c’era Wolf uscito dal recinto chiuso male. Che fare? Mi sentii gelare, l’istinto era di fuggire, ma ciò sarebbe stato inutile perché in due balzi l’avrei avuto addosso. Mi fermai allora con spalle a un muro (così da quel lato ero sicuro) e lentamente mi girai. La mole di Wolf, gli occhi nell’oscurità, il borbottio, promettevano poco di buono. Allora tentai di applicare le mie regole empiriche sul rapporto umano  -  canino; non avanzai, mi sedetti lento sul bordo del marciapiedi e stetti fermo pensando alle mosse future da fare. Wolf brontolava e io fra me “non attaccherai uno indifeso, seduto, che non ti guarda neppure!“ (invece lo seguivo al limite del mio campo visivo). Lui mugugnava e io silente, io immobile e lui idem, come un cane da punta. Dopo un po’ gli dissi per qualche volta “ciao Wolf” con suo scarso interesse, almeno così mi parve, pur potendo sbagliare. Poi provai con “cuccia Wolf”, che ripetei senza risultato. Dopo un po’ però Wolf si assise come la sfinge di Giza. Allora cominciai a parlargli,: “come va Wolf? l’hai fatta a chi ti ha chiuso in gabbia eh?”…  poi:  “oggi è una vitaccia Wolf, per me e per te, che ne dici? e come va con le femmine? t’avessi visto mai con una bella cagnotta, non sarai da naso come il tuo padrone che, mi sembra, alle donne non  pensi proprio?”… Entrambi immobili seguitai a parlarci lentamente. Poi mi accorsi che non borbottava e non ringhiava, mi fissava con occhi neutri, non cattivi, la coda però non si muoveva, segno di diffidenza. Provai con “qui Wolf!”, lo ripetei e m’accorsi che aveva mosso un po’ il corpo. Tirai fuori il mio pane nero con alcune fette di cotechino, forse fatto in Italia, sul cui contenuto si dicevano cose atroci, e diedi lentamente un morso, poi: “qui Wolf” e gli mostrai un bel pezzo del salsicciotto. Wolf forse necessitava di affetto ma non di vitto, coi suoi tagli giornalieri di carne, però si mosse, allora lo incoraggiai: …“Wolf! lo so che voi cani non siete cattivi finché non c’è qualche cretino che vi insegna ad azzannare, dai! prendi il salsiccione, diventiamo amici”.  Lui s’avvicinò quasi strisciando e con un colpo fulmineo mi tolse la fetta e l’ingollò senza masticare; io stavo per ritirare la mano ma Wolf prese a annusarla. Restai immobile, aggiunse dita e polsi poi si rizzò (Dio! quanto era alto e quanto basso io seduto!). Venne verso di me e s’accucciò vicino. Poi vidi la coda fremere. Dissi “è fatta” e poggiai le mani sul piancito con indifferenza, lui approfittò per annusarmi polso e braccio. Infine:  “Wolf, che ne dici se ti gratti la zucca?”. Gli sorrisi, la testa era piatta sul marciapiede, la coda si muoveva un po’ e azzardai, con le dita sfiorai la fronte e poi sopra. Come finì? poco dopo Wolf mi lavò con la sua linguona mano e braccio, oltre a sbavarmi il viso. Mi rialzai lentamente, Wolf in segno d’amicizia mi mise le zampe sulle spalle e il naso sul mio, respirando con velocità da spavento e vibrando d’amicizia. Era alto tale a me. L’invitai a star buono “vieni Wolf, vado a mangiare!” e mi diressi alla mensa con lui dietro. Credo che a Wolf in tutta la sua breve vita, avrà avuto un paio d’anni, nessuno l’avesse mai trattato con affetto. In cucina allibirono e avrebbero voluto far chissà cosa, ma li invitai a stare calmi, con Wolf che mi si era appiccicato alle gambe, poi aggiunsi “andiamo, si va’ a nanna, ci vediamo domani” e mi diressi al suo cancello, entrai di un passo (pericoloso! ero nel suo territorio, ma mi accettò) e:  “notte…, restiamo amici vero?”.  Uscii, stavolta chiusi bene il paletto e rifeci una doccia perché puzzavo peggio di un cane bagnato. Quanto tempo era passato? Poco per l’orologio, tanto per i momenti passati.  Dal giorno successivo tutti si meravigliavano per le feste che ricevevo da Wolf quando ci si incontrava. Lo alzavo sulle zampe e più d’una volta gli affibbiai un bacione sul capo (spero mia moglie ciò non lo legga). Gradiva sempre ricevere qualcosa, ovvio solo come gentilezza, e io facevo in modo da avere con me qualche biscotto. Anche il suo padrone SS mi volle parlare, stupito che Wolf mi si affiancasse amico (pensò che il cagnone visigoto l’avessi trasformato in uno latino sdolcinato). Certo, ho esagerato nel racconto, potevo dire solo di un impatto con un cane le cui difficoltà potevano esser solo nella mia mente, ma il rapporto con Wolf fu speciale (comunque una strizza l’ebbi, lo riconosco). Entro poco però i tedeschi lasceranno Roma e il mio amico seguirà il suo capo. Spero l’abbiano scampata e si sia trovata una bella compagna per replicare la sua specie. 

Consideratio
Sono due mesi esatti che ignoti hackers, privati o per conto pubblico, mi azzerarono questo Blog, oltreché il duro lavoro mio e altri di di quattordici anni. E' stato un atto infausto, da carogne, da vigliacchi, che tanto danno ha fatto quanto poco ha influito sugli intendimenti miei e dei miei collaboratori nonché degli amici consueti e nuovi. Niente timori, come la Fenice il blog, per quel che è stato possibile,  è risorto sulle sue ceneri, ma il danno procurato è stato grande. Con un lavoro di recupero, ove questi possibile, di ricerca, ricostruzione, volontà, rieccolo fra noi a parlare di eventi del secolo trascorso, tempo odierno non escluso, oltre che, quando opportuno, anche di Mussolini, Fascismo e loro peripezie nel bene o male, nel giusto o errato. Perché nò?


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