Tuesday, November 20, 2018

n° 45 NS (Nuova Serie) 21 novembre Martedì - Presentazione Maria Vergine al Tempio - Pensiamo positivo

N° 45 NS (Nuova Serie) Mercoledì 21 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

1964: Inaugurazione a New York del ponte che collegaBrooklin a Staten Island
Detto di frati francescani: Il troppo castigare  -  fa spesso peggiorare

Ugo Oietti: La perfezione, vecchia parola, chi vi pensa più?  ...........

Recordatio
Il flusso della V armata USA che attraversa Roma dura vari giorni, poi si stabilizza in un passaggio sempre consistente, ma più fluido, finché al termine di Luglio, con l’allontanarsi del fronte, si ridurrà nei limiti di una robusta normalità. Il generale Clark ha voluto riservare l’occupazione della città alle sue truppe, pur non mancando aliquote minori di altri paesi. L’VIII armata Britannica avanza invece sulla direttrice adriatica. In Roma le truppe transitano oltre dalle vie Appia e Laurentina, se provenienti da Anzio, pure dalle Casilina, Tiburtina, Prenestina per quelle dal sud. Io, prima di tornare al lavoro, (la Società è chiusa per qualche giorno) mi dedico a seguire il movimento militare. Roma si riempie di soldati d’ogni razza. Passo in via Quattro Novembre, ove si è installata la sede provvisoria del partito comunista e del giornale “L’UNITA”. In terra, all’inizio di via delle Tre Cannelle, giace il corpo di un tenente della finanza, oltretutto membro del Comitato di Liberazione, oggi sepolto al Verano, ucciso dallo stesso partigiano che mise la bomba a via Rasella, per la quale avrà addirittura una medaglia d’argento (il tenente ha tentato di strappare o contestare un manifesto oltraggioso al Re). Per questo atto egli subirà un blando processo alleato che lo condannerà a 18 mesi di reclusione per eccesso di legittima difesa, in quanto i rossi testimonieranno che il tenente, solo fra tanti scatenati, abbia impugnato minacciosamente la sua pistola. Otterrà poi il proscioglimento in un compiacente appello italiano. Penso si siano rigirati nelle tombe sia i caduti in guerra sia i giustiziati delle fosse Ardeatine, ove si avviano le esumazioni delle vittime della rappresaglia dello scorso Marzo. Il re Vittorio Emanuele III non rientra a Roma, al momento non abdica e nomina il figlio Umberto luogotenente del regno. Anche il maresciallo Badoglio lascia il governo, sostituito da un anziano politico d’altri tempi, Ivanoe Bonomi, personaggio che, dato il momento, è di modesta levatura. Sarà poi nominato presidente del consiglio Ferruccio Parri, del partito d’Azione, un big della resistenza cupo, mai sorridente. Dopo alcuni giorni dal cambio di fronte riapre lo stabilimento del mio lavoro. Mi chiedono se, cessata l’emergenza e la posizione Wermacht, confermi il voler rimanere in servizio, come offertomi dal Direttore Generale. Ripeto la volontà di restare, non importa se come operaio, in ufficio per ora è impossibile, giacché ho necessità di lavorare e all’arte bianca mi sono affezionato (migliorerò, c’è tempo). Ci lasciano i tanti sistemati provvisoriamente, soprattutto su disposizioni del Vaticano; vanno via così duecento persone, di cui molte stazionavano tentando o fingendo di fare qualcosa. Torno a fare l’assistente di cucina, che ora ha discreti quantitativi di cibi USA, soprattutto piselli secchi e scatole di carne e fagioli. Riceviamo anche buone quantità di stoccafisso col quale prepariamo un piatto particolare, con patate e uvetta turca, sostitutivo del primo di pasta o minestra e ben gradito dal personale. Spacco sempre legna ma il tempo è buono e le mani non sanguinano più, si sono indurite e adattate alle mansioni svolte. Seguito a portare il primo piatto al personale esterno del molino e impiegatizio, senza più incursioni aeree in corso. Questi rientrerà a breve nella palazzina degli uffici sistemandosi nei locali già utilizzati dal presidio germanico. Ne occuperà poi altri man mano che gli interventi di ripristino e consolidamento li renderanno agibili. Per quanto concerne il vitto ne ho ora a disposizione fin troppo, specie carne conservata e legumi. Non cosi in famiglia, bisognerà attendere qualche mese. La società anticipa poi a modo suo la normalizzazione alimentare e, con decisione inaspettata, assegna settimanalmente ad ogni dipendente sette chili di farina o cinque di pasta. Si distribuiscono anche minori quantità di zucchero, olio, scatolame, grazie alle forniture ricevute dal Vaticano e dagli alleati. In casa giunge finalmente l’abbondanza, almeno del mangiare. Mia madre si specializza nel preparare fragranti pagnotte di pane bianco e, almeno per i primi tempi, ci togliamo la soddisfazione di mangiare pasta asciutta a pranzo e cena.  Da una fabbrica marchigiana di conserve, di proprietà della società, giungono scatole di marmellata e frutta sciroppata, mentre dalla tenuta del direttore generale (che si è ripreso il suo bestiame) un incaricato porta ogni settimana uova e salsicce, il tutto a prezzi accettabili. Mi sembra che i tempi biblici delle vacche grasse ci siano davvero, non solo nella Bibbia di Mosè e nella nostra fantasia di due anni or sono. Circa la resa di conti a me prospettata per il servizio con la Wermacht essa, per motivi vari e aiuto a qualcuno, non ci sarà.  Ricordo che mi ero prefisso, terminata la carestia (doveva essere a guerra vinta), di mangiare tutto assieme mezzo chilo di burro, chissà perché, così provo a ingollarne una parte di un panetto di un etto, trovandoci nulla di eccezionale e un rifiuto dello stomaco a ingerire tanto grasso in una sola volta. Anche i negozi sono ora più forniti, si trova il caffè, il tè, le saponette Palmolive. Il mercato nero si trasforma in “parallelo”, tollerato e alla luce del sole. Si fanno vivi con me esaltati chic che vaneggiano su possibili azioni di sabotaggio agli USA. Vengono dal nord e hanno non ben capito la situazione in atto. Gli dico che per me il Duce è sempre il Duce e per collaborare (in che?) ci penserò. Il loro entusiasmo irrazionale e forse di facciata mi spingono a una sosta di riflessione, poi si vedrà.

Probabiliter  Il “Planetario” di Roma (pensavamo alle stelle, anziche a cose più concrete)
Questo scritto è sorto in seguito a una recente partecipazione ad uno spettacolo serale - notturno al nuovo Planetario di Roma, nel Palazzo del Museo Romano all’Eur, quello donato alla città dal Senatore Giovanni Agnelli (il nonno di Gianni). Qui, meraviglia che mi ha emozionato, ho ritrovato l’apparecchiatura Zeiss che settanta anni prima mi aveva affascinato per il suo aspetto extraterrestre e le immagini lanciate sulla volta - schermo del primo Planetario, allora in una sala delle Terme di Diocleziano in Piazza dell’Esedra. Solo che stavolta esso fa mostra come ricordo pregiato, nel grande ingresso, mentre all’interno è sostituito da un fratello meno pauroso, più recente e perfetto. Profittando così dello spettacolo odierno che, oltre la visione siderale, include la visita ad un museo - mostra più che interessante, ecco il racconto del mio planetario di quando portavo i calzoni corti.  Fra le visite didattiche a cui partecipai con la Scuola, 1940 o intorno lì, c’è quella che facemmo per l’appunto al “Planetario”.  Il termine è usato con doppio significato, sia per indicare una sala da visione attrezzata, con schermo emisferico sul soffitto e sedili a semicerchio ad hoc, sia il complesso “Zeiss” dell’apparecchiatura a teste ruotanti, simile a un grosso insetto dai cento occhi o un modello di stazione spaziale. La visita si svolge promotrice la GIL in quanto il nostro comandante, nonché professore di Ginnastica, ha ottenuto per questa pomeridiana l’invito dalla sede centrale della legione. Inutile dire che siamo tutti un po’ agitati per la voglia di conoscere quel mostro ottico che ci avevano spiegato cosa fosse, e che solo i tedeschi di Jena costruivano. Appuntamento alle quattordici in divisa e senza moschetti, ci riservano un tram, saremo cento, e arriviamo alla stazione Termini. Qui c’inquadriamo, lasciamo il piazzale, passiamo accanto al “Leone di Giuda” dorato che fino al 1936 si trovava nella sala del trono del Negus, esposto alla base del monumento dedicato ai caduti di Dogali e Adua (cose fine 1800). Leone che a breve riconsegneremo al legittimo proprietario, come faremo poi per l'obelisco di Axum, la città santa etiope, che di questi ne aveva parecchi e quello da noi, ormai con solida cittadinanza romana, potevano pure lasciarcelo visto il nostro impegno svolto positivamente  in loco. Arriviamo in Piazza dell’Esedra, entriamo nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, sita all’interno di un immenso ambiente delle Terme di Diocleziano, il Calidarium, e ossequiamo la Tomba del Generale Armando Diaz, col comandante che legge il Bollettino della Vittoria 1918 riportato in una lastra sopra il sacello. Poi fuori, meno di cento metri e entriamo in un altro ambiente delle terme. Eccoci al Planetario, al luogo riservato alle proiezioni celesti. Tanto ben si presta da sembrare che i romani l’abbiano costruito proprio per questo scopo anziché per una sala di lettura e incontro. Al centro, imbacuccato con un telo che poi verrà tolto, c’è il misterioso apparato, cioè la complessa macchina da proiezione costruita dai crucchi (perché sempre loro a mostrarsi così bravi? non potremmo esserlo anche noi?). Ci sediamo, modesto caos, subito zittiti, e tutti col naso all’insù fino a farci venire il torcicollo, col dubbio di dover assistere ad un qualcosa di palloso, mentre avremmo preferito un film Luce o Topolino. Infatti lo schermo è molto in alto, sopra le teste, emisferico, concavo. Preliminari e spiegazioni da parte di un professore tutto d’un pezzo, che parla un mezzo italiano, con noi attenti per interesse e disciplina tacita, perché c’è stato ordinato di comportarci bene. Comunque quell’astronomo dice cose che avevamo un po’ trattato nelle lezioni di scienze la cui professoressa è giunta anche lei. Egli ci parla del sistema solare, delle stelle nelle loro magnitudini, di nebulose, galassie, pianeti, anni luce. Poi iniziano le proiezioni e entriamo in un mondo che non ci aspettavamo La prima richiesta è indicarci la stella polare e allora delusione, ma è una delle più piccole! e noi che l’aspettavamo grande, chiara, splendente come Venere o la stella dei Magi! Inoltre fanno notare che la Polare indica il nord con una certa approssimazione. Poi mostrano e spiegano Sirio, Arturo, Vega, Altair, Aldebaran, Antares, Polluce e altre fra le costellazioni più luminose. Così per Orione, Vergine, Aquila, Cigno. Vediamo il moto apparente degli astri, accelerato dagli inservienti che manovrano il congegno a due teste. Osserviamo il transito dei pianeti. Il professore si attarda a farci notare qualcosa di anomalo, indicato come “precessione”, che capiamo e non capiamo e malgrado gli anni seguito a capire poco. Infine panoramica sull’altro emisfero, che mostra il cielo di Australia, India, Sud Africa e Sud America, non da noi. Segue la stella del Sud, nebulose, altre costellazioni, altri universi, altri misteri. Ci mostrano il cielo della notte ipotetica in cui nacque Gesù (perché non quella del Duce?). Poi viene disteso uno schermo verticale e proiettano Dia della superficie lunare, qualcosa di Venere, Marte, Giove, Saturno, meno chiare rispetto i crateri di prima. I nostri quesiti riguardano la vita possibile su Marte, visto che Schiaparelli vi aveva individuati diversi canali. Restiamo male al sapere che quelli dei suoi disegni non erano stati riscontrati nelle foto scattate con i telescopi.  Riceviamo la promessa di una visita all’osservatorio di Monte Mario, questa però, per via della guerra, non verrà svolta. Passano così due ore senza accorgersene. Il giorno dopo a scuola coloro che non hanno ancora partecipato alla visita chiederanno “che avete visto di bello?” e noi “stelle e pianeti!” e loro, senza eccezioni: “sai che balle!”. Quella volta parlammo poco del Duce, anche se alla tomba del generale Armando Diaz il comandante ricorderà che in guerra lui, volontario, venne ferito. Magari ne parleremo meglio alla visita dell’osservatorio di Monte Mario, se ci sarà, ove sembra che il Duce, o il Fascio, o il Governo (stessa cosa) abbiano dato un certo sviluppo. Ci ricorderemo di Lui in palestra col “Saluto al Duce” impartito dal comandante e la nostra risposta “A Noi!”. Spero che non l’abbia avuta a male se quel pomeriggio lo dedicammo agli astri del cielo e non quelli della terra.  Come complemento alla giornata astrofila ci sarà che in seguito io e alcuni amici costruiremo col mio Meccano meticcio (italo - tedesco - inglese, cioè Bral–Marklin - Meccano) un cannocchiale complicato e pesante, col nostro amico ebreo Vitt il quale, tramite il papà e il suo negozio di ottica, fornirà le lenti necessarie. In una delle osservazioni lunari autarchiche organizzate nel terrazzo del mio palazzo ci sarà una mossa falsa e l’apparato, dal peso di qualche chilo, volerà giù dal sesto piano distruggendosi sul piancito. Fosse finito su qualcuno l’avrebbe ucciso all’istante perché a peso il Meccano, italiano o di altri,  non scherza, e il mio telescopio (meglio cannocchiale astronomico a immagine rovesciata, quattro - cinque chili li faceva.

Consideratio
L'intervento di ieri sulle pensìoni ha generato, come prevedevo, diversi consensi e contestazioni, anche diretti. Non intendo fare la Cassandra facile, ma resto con la preoccupazione del futuro pensionistico dei miei figli, nipoti, bisnipoti che un giorno si troveranno, mi auguro di no, a vedersela con soluzioni penalizzanti e limitate rispetto le aspettative e il dovuto. I quattro conti fatti sia per me, sia per i pensionati medi che abbiano avuto la fortuna di raggiungere i 90 e puntare ai 100, i quali saranno sempre di più,  non possono passarmi inosservati, considerando inoltre che io ho considerato i netti percepiti, non quanto erogato effettivamente dall'INPS sul quale importo lo Stato prende la sua IRPEF e addizionali. Inoltre si affermerà sempre più l'epoca informatica e soprattutto robotica, con robot che faranno di tutto, in fabbrica, in ufficio, in mare, in aria, in terra, a casa. Ecco perché penso che l'Inps in un futuro non tanto remoto si  possa strasformare in un Ente non di previdenza, ma di Assistenza minima e generale di Stato

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2 comments:

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella e tutti. Deve essere stata una magnifica sensazione quella di tornare a un vitto normale dopo la stretta alla cintura fino al "foro Mussolini": immagino l'inebriamento di mangiare pastasciutta a pranzo e a cena, soprattutto per tuo fratello, che mi sembra di aver capito fosse quello - per un motivo o per l'altro - che subiva di più la situazione di carestia... Circa la tua ipotesi della trasformazione dell'INPS in un ente di Assistenza piuttosto che di Previdenza è assai verosimile, considerando che i contribuenti diminuiscono sempre di più: mi chiedo però se ci saranno i soldi anche per l'assistenza, e se nel caso positivo questa Assistenza sarà apprezzabile o assolutamente insufficiente nell'affrontare i costi della vita (già complicata oggi come Previdenza)...

Francesco said...

Vedi Rob, Duce o non Duce con gli americani tutto cambiò. In un baleno relativo la mia Società ricevette maxi forniture di farina, semole, grani Usa, canadesi e altri grani pregiatissimi come il Manitoba e l'Amber durum, che riempirono il nostro grande sylos (c'è ancora in via Casilina). Presto giungeranno le qualità di grano duro Taganrog russe e ungheresi, da mettere in pericolo i cilindri di macinazione. Tutti ne beneficiarono, pur se la nostra società, per via del Papa, Vaticano, programmi di assistenza POA era più che privilegiata nelle forniture. Le tessere annonarie rersistettero ancora uno-due anni ma la borsa nera di prima si era trasformata in mercato parallelo con prezzi non più alle stelle. Camioncini dei Castelli romani venivano fissi nei nostri mercati portando pagnotte di Gennzano, salumi, olio, uova. La nostra società, seguita immediatamente dalle altre, decise di distribuire settimanalmente a tutto il personale o 7 kg di farina o 5 kg di pasta. Quelle solo molitorie diedero 30 kg mensili di farina a ogni dipendente. Scatolame ufficiale e parallelo ce n'era a iosa, così carne e fagioli, wurstel, latte condensato, a seguire piselli secchi e latte in polvere, tanto per citarne alcuni. E' chiaro che la popolazione era infinita (Roma, strutturalmente circa la metà di oggi, contava 2 -3 milioni di presenze) e quanto giunto non bastava mai, però entro pochi mesi tutto si normalizzò. Non parlo poi delle distribuzioni a iosa, da parte della POA - USA, di vestiti, scarpe, coperte, telerie. In più si avviò subito una libertà di stampa anche sfrenata dato il momento e un ordine pubblico accettabile, pur con riserva considerando i cento fattori d'allora. Capisci ora perché gli USA fossero accolti bene e, simpatie a parte, il mio dire al Duce, ancora non defunto, ma come c.zzo hai fatto a dichiarare guerra all'America pur se prima grandi o altro ti avevA mostrato indicativamente la mole degli elenchi telefoni di Nedw York, rispetto i quali i nostri erano un libretto soltanto? (ad ogni modo non lo abbandonai nell'oblio generasle che immediatamente ci fu) Cmq occorrendo ne parleremo ancora.
Circa L'INPS del futuro non immediato io la vedo trasformarsi in un grande Ente Pubblico di
di Assistenza generale e non più Previdenziale.