Wednesday, November 14, 2018

15 novembre 2018 Giovedì - n° 41NS (Nuova Serie) -S. Alberto Magno - pensiamo positivo -

N° 41 NS (Nuova Serie) Giovedì 15 novembre. Il Blog è rinato con una nuova serie, in quanto il 10 agosto 2018, con n° giornaliero 2714 (11 anni di attività), esso è stato azzerato da una infame azione di hackeraggio.

2003 Strage provocata da terroristi islamici in due sianagoghe di Istambul (Turchia)
----- Detto di frati: A cattivo lavoratore - ogni zappa fa dolore
----- Frate Indovino dice: Passata l'estate di S. Martino - tornano il  tempo piovoso e le serate con freschino
Orazio: Iurare in verba magistri - Giurare sulle parole del maestro (per l'allievo che segue acriticamente un maestro)

Recordatio - Diario 1944
.......... Anch’io una volta mi trovo in un attacco, senza subire conseguenze in quanto già al riparo.
-  In caserma si dice che lo spostamento in Germania (e poi?) avverrà entro pochi giorni, con buona pace del tenente Rothmann. Accadono eventi minori, importanti solo per me, finché le cose prendono inaspettatamente una piega diversa. Un monsignore della Basilica di San Giovanni che si occupa dei rifugiati accolti nel Laterano si prende cura del mio caso. In precedenza, su sollecito dei miei, non mio, aveva provato a inserirmi nella Guardia Palatina o organizzazioni Santa Sede che prevedevano l’esclusione d’impieghi RSI e tedeschi.  
-  Egli promette di interpellare qualcuno così il giorno dopo incontro il direttore (ebreo) dello stabilimento Pantanella, molino, pastificio, gallettificio, che ben conosco. Lui mi ascolta e dice di non ripresentarmi alla caserma Bianchi, ma direttamente allo stabilimento ove, a parte l’inquadramento militare che considera provvisorio, posso considerarmi assunto come operaio, a valere appena possibile. Mi precisa che nella fabbrica c’è un presidio Wermacht che lui avvertirà, e disporrà per il trasferimento. Che stia tranquillo. Mi batte il cuore. La sera ho il documento ufficiale e la carta per le cui foto un laboratorio di piazza Vittorio mi chiede uno sproposito, pur di averle subito. Il comando è in evidenti rapporti col Vaticano. 
-  Il giorno seguente torno dal tenente Rothmann. Egli controlla il fonogramma ricevuto, finge di fare il duro ma si vede che non è dispiaciuto. Mi dice che noi italiani non risolveremo nulla finché avremo in casa il Papa e non ci faremo condizionare dai suoi preti (ah, i luterani!). Comunque non contesta, il mio impegno passa così dalla caserma Bianchi al presidio di via Casilina. La interprete si congratula dicendomi che il tenente non è poi così ostico come pare. Aggiunge che ha polmoni e altro rovinato e che il padre è morto da poco in Russia. Saprò poi che conosceva lo staff civile della Società e ne riceveva pure modesti presenti.
 -  Febbraio è terminato, torno a casa e per la prima volta da parecchio tempo dormo tranquillo, sia per la bufera passata, sia per la prospettiva di riavere un lavoro. Noi tutti siamo perplessi, Durerà? Non mi pongo al momento problemi connessi con le mie idee e i miei amici.   -  Mi presento in fabbrica e, dopo vari ostacoli burocratici e personali, ospitando essa un numero notevole di diplomati, laureati, militari, cristiani, ebrei, ecc., con lo status diverso dal mio, mi trovano una sistemazione nelle cucine che lavorano per i germanici e gli interni. Sono un aiuto del cuoco, un toscano brontolone, bestemmiatore, comunque bravo e ben poco pulito. Siamo una diecina, e come ultimo arrivato, oltre per la mia posizione, sono accettato male e dicono che a breve me la faranno pagare. Inizio alle sei mattutine. E’ buio e per quattro ore spacco legna con l’ascia. Ho a disposizione cataste di cesti e cumuli di assi recuperati dal bombardamento 1943. Sebbene il freddo duro sudo copiosamente. Taglio quantità incredibili di legname e mi sanguinano le mani che proteggo con panni e non con guanti, i quali s’incollerebbero alla pelle. Verso le dieci mi sposto in cucina ove la temperatura, come fosse equatore, passa repentinamente a cinquanta gradi sopra lo zero, e collaboro alla preparazione del primo turno della mensa (si servono più di sette  -  ottocento pasti). 
Pulisco verdure, travaso acqua, accendo il fuoco, seguo le istruzioni del cuoco. Alle dodici esco, assieme ad un operaio civile, di solito con incursione in corso, con un pesante pentolone cubico militare, un manico per ciascuno e a piedi, per portare pasta o minestra al presidio e operai del molino militare di Piazza Vittorio, anch’esso requisito dalla Wermacht per uso militare e civile, in uso alla società per sopperire in parte a quello distrutto.
- Ci spostiamo poi in via Gaeta per lo stesso servizio a favore degli amministrativi e direttivi. Troviamo modo anche noi di mangiarne con loro senza danneggiare alcuno giacché le porzioni sono abbondanti e sufficienti per tutti.  Rientriamo, pulizie, doccia e alle 18  -  19, salvo imprevisti , a casa o alla caserma Bianchi in via Nomentana. Sono anche utilizzato, a volte, al trasporto viveri e altro alla linea di Anzio, servizio che avevo già svolto e conoscevo. 
- Undici  -  dodici ore e più d’impegno per sei giorni la settimana, in emergenze pure ventiquattro (mi fanno sorridere gli impegni d’oggi). Mi sento però soddisfatto e guadagno bene, infatti, in aggiunta al poco dei tedeschi, ricevo a parte anche la paga da operaio, giacché lo stabilimento ha già disposto a prendermi in carico, collateralmente al mio inquadramento, su disposizione del Direttore sito per ora nei palazzi di San Giovanni. 

Probabiliter  L’esperienza socialista (era necessaria?)
Nella mia vita un po’ movimentata, nel complesso niente male, c’è stata un’esperienza socialista, col Partito diretto da Pietro Nenni. Qualcosa l’ho già accennata, ora dettaglio meglio: Riunione “direzionale” nello stabilimento ove lavoro come operaio, quello già sede del presidio Wermacht.
E’ il 1947, ho venti anni. Uno dei “Direttori” parla un po’ di lavoro e molto della situazione del momento. Da notare che il conflitto è terminato da un anno e mezzo ed i problemi di emergenza li abbiamo ancora tutti. Inoltre il nostro complesso è di proprietà del Vaticano, col Presidente che è il nipote del Papa Pio XII e col Monsignore capo della POA, Pontificia Opera Assistenza, vera eminenza grigia, considerato di casa. Allora: Il Direttore si rivolge a me: …”Devo chiederle di rendersi disponibile per qualcosa che potrebbe gradire poco, ma contiamo che lei l’esamini. Come ho accennato fra i seicento dipendenti dello stabilimento impera la cellula comunista, ci sono solo loro, estremisti, intolleranti, che creano problemi ogni  giorno, non vi sono altre presenze. Il tentativo di creare un nucleo non rosso è fallito, specie poi se bianco, questo lei lo sa benissimo avendoci provato per nostro conto senza purtroppo risultati apprezzabili”…”fuori di qui ci sono stati contatti con alcuni esponenti socialisti coi quali ci si è potuti intendere. Con Nenni no! è un estremista peggiore di Togliatti; c’è stato però un moderato, con un certo seguito, che ci ha dato qualche idea e fatto delle proposte (parla di Giuseppe Saragat). Egli tenterà infatti di assumere una posizione primaria nel partito rendendolo più democratico e autonomo dal Partito Comunista”.. …”abbiamo deciso di aiutarlo, accennerò poi come, nel frattempo nello stabilimento c’è un giovane di cui ci si può fidare, è un capo   -   meccanico (Marcello X), e la sua ragazza (Bianca Y), operaia anch’essa. Entrambi hanno chiesto d’aprire una sezione socialista. Sono quasi soli, se qualcuno dà l’esempio di seguirli e dargli una mano verranno altri. E’ sicuro lo scontro coi comunisti che si batteranno per far fallire l’iniziativa”… 
…”perciò lei (cioè io) dovrebbe affiancarsi a Marcello, collaborare, tirarsi dietro qualche altro. Tutti sanno che quest’anno, pur se operaio, andrà all’Università e presto sarà impiegato, come della militanza RSI? e il Duce non scriveva sull’Avanti?”
…”Sa che nei socialisti ci sono molti suoi ex camerati? potrebbe quindi non avere problemi di coscienza e poi, comunque, una volta che la sezione si sia fatte le ossa, potrà rivedere tutto” …”Direttore, ciò che chiede và contro ogni mia intenzione, però se si deve fare si faccia”.
Parte la sezione socialista, subissata dalle prepotenze dei comunisti che si sbracciano onde dimostrare che non c’è affatto bisogno di un’altra presenza per rappresentare gli operai, e si sentono in contrasto con Marcello, Bianca me ed i primi che hanno aderito, anche perché abbiamo ottenuto dalla Direzione come sede un locale interno meglio del loro.  Ci diamo da fare e in pochi giorni saremo qualche diecina fra operai e impiegati, fra lo stupore dei rossi doc che ci vedono traditori della causa proletaria. Facciamo delle riunioni ove agli intervenuti tentiamo di spiegare la differenza che corre fra comunisti e socialisti. Precisiamo che loro vogliono tutto gestito dal vertice, con un ferreo capitalismo di Stato, mentre la nostra politica è rivolta alla tutela dei lavoratori nelle singole realtà economiche, alla socializzazione e che, a differenza dai comunisti, è accettata sia una proprietà sociale, sia una privata coordinata al bene collettivo (un bel po’ come il Duce); poi i comunisti si riferiscono in tutto all’Unione Sovietica, cosa che non avviene nel nostro campo ove si rispettano le idee e impostazioni dei singoli paesi, USA compresi, pur stimando l’URSS. Chiaro che è un socialismo a modo nostro, con ben poco di quel Marx propinatoci da qualche ispettore e formatore centrale. Arriviamo a scontri col PCI, qualche spintone, sgarbo, ma non molliamo. Vogliamo che in Commissione Interna ci sia uno dei nostri. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Siamo additati come provocatori, non ancora per fascisti, e convocati nella sede romana del partito ove ci invitano ad essere più collaborativi e malleabili. Il gruppo semi   -   segreto che sta lavorando all’interno della Direzione Centrale ci strizza l’occhio e dice di aspettarci novità. Poi l’imprevisto. Il tentativo di rendere il PSI indipendente, moderato, fallisce. Il nucleo vincente, che fa capo a Nenni, si appiattisce ancor più coi comunisti. Quello dissenziente, riferito a Saragat, esce dal PSI e a palazzo Barberini nasce la socialdemocrazia. Tutti si attivano per dare una mano a questi coraggiosi altrimenti non durerebbero un giorno, pur se la soluzione a cui si è giunti non è quella auspicata. Si muovono per loro le organizzazioni industriali, le aziende, l’America, forse il Vaticano, i partiti centro   -   destri. All’interno dello stabilimento la nostra sezione, dopo sofferta discussione decide (col mio dissenso) di seguire Nenni e non Saragat. Così i comunisti e i socialisti decideranno di sposarsi e nascerà il Fronte Popolare, il cui pontefice, Garibaldi, è da far valere per le elezioni future
…”senta Direttore, l’ho ubbidita, ho fatto del mio meglio. Ora non mi chieda di seguire Saragat, lui non mi piace, il partito idem. Ha fatto un bel po’ di affari suoi e non so che intenzioni avesse sin dall’inizio. Poi non digerisco per come si finanzia, locali prestigiosi gratis, tanti soldi, sovvenzioni da USA, industrie, partiti, vogliamo metterci la chiesa? Mi chiedo se vi ha stregati questo Saragat. Perciò se non ordina diverso io ne resto fuori, d’impegni ne ho altri”..
Termina così la mia esperienza socialista. È durata meno di un anno e mi ha mostrato un ambiente tumultuoso, litigioso, poco conclusivo. Io aderii a loro nella consapevolezza dovessi farlo in quanto chiesto da persone che godevano la mia stima e a cui non potevo dir di no. Poi aggiungo, non mi dispiacque nemmeno. Cercai anche in quell’occasione di combattere l’avversario di sempre, il comunismo nostrano e sovietico Pensai pure alla militanza socialista del Duce, allo sforzo che fece la Repubblica Sociale col suo progetto di Costituzione social   -   nazionale, un bel po’ sovietizzante e nazionalsocialista. Ad ogni modo sono certo di aver tentato di collaborare ad una socialità più aperta, quella che oggi viene definita “destra sociale”, sulla cui denominazione ho le mie riserve; per me la destra è destra, il socialismo no, se vogliamo aggiungerci qualcosa vedrei Socialismo nazionale, Corporativo.

Consideratio  Pomeriggio in poltrona
Pomeriggio in poltrona Lo scritto di ieri sul raggiungimento di una forma soft di pseudo stato ipnotico mi è stato contestato nella forma e contenuto. Non intendevo diffondere qualcosa di particolare e misterioso che , nel caso, richiederebbe ben più spazio di un inserto, quanto la necessità, occorrendo, di potersi concentrare in se stessi senza turbative e interruzioni. Va bene, lo cambio e, dovendo prendere decisioni che meritano una riflessione, lo sostituiso con un pomeriggio solitario in casa, telefoni e cellulari spenti, luce non molta, anzi poca. Così eccoci a dedicare qualche minuto o ora in poltrona su quanto cerca o no soluzione. Visto? Ho laicizzato, semplificato, un intervento nel complesso identico ai poco ortodossi flussi e punti di luce.


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2 comments:

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella, Ariel e tutti. Francesco, non conoscevo la tua breve avventura con i socialisti e i socialdemocratici di Saragat (che, come hai detto tu, mi è sempre sembrato un partito "buono per tutte le stagioni", diciamo, disposto ad appoggiare questo o quello a seconda dei casi e per questo molto vulnerabile alle..., tentazioni), hai avuto davvero una vita piena di esperienze. Circa la tua esperienza pomeridiana di "concentrazione" - chiamiamola così, alla laica - non vedo perché debba aver causato perplessità per la sua cripticità: è ovvio che determinate esperienze sono complesse e molto personali, e non è facile né forse giusto cercare di spiegarle in quattro parole. Ti chiamerò volentieri al telefono per sentirti e parlarne...

Francesco said...

BG Rob e tutti. Veddi Roberto, al tempo si tentò di riequilibrare, almeno un poco, lo strapotere violento comunista che vigeva all'interno dello stabilimento (specie perché di proprietà Vaticana), con danni a volta notevoli alla produzioneo gruppetto e convivenza. Era ancora in pieno auge il vento resistenziale il quale, checché dicano sul suo pluralismo, era ferreamente monopolizzato dai comunisti. Affermo con certezza che giravano anche delle armi. Un tentativo diversivo d'inizio lo tentai per formare un gruppo DC, finito prima di cominciare, con rammarico del Presidente della Società, Principe XX, nipote del Papa, che ne aveva perorata la creazione, poi, tramite un operaio-capo e una operaia sua fidanzata, si tentò la carta socialista supportata da un Saragat ancora PSI, aiutato in tutti i modi, soprattutto economicamente. Io diedi un grosso aiuto, rifiutando oltretutto la carica di respoel balletto finì male, Saragat si staccò e io non mi sentii seguirlo, tornando così ancora per poco, negli attivisti tosti, di comodo e temporanei, nella DC di prima. Avevo 18 - 20 anni! Circa la concentrazione semi-ipnotica, che seguo con soddisfazione da parecchio, per chi educatamente mi ha contestato, ho traslato l'impegno speciale in uno ordinario con una bella sosta riflessiva e riposante in poltrona. E' efficace ovviamente anche questa ovviamente ma, devo dire per onestà espressiva, è altre cosa in ogni senso. Chiaro che flussi, luci, suggestioni mentali, suini, voci e altro fannoi parte di una disciplina psichica più ampia e complessa. Ciao