Wednesday, October 17, 2018

Ottobre 18 2018 Giovedì. n° 2714 + 19 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 


Recordatio 
 Vita parallela alla GIL, chiesa, preti, amici (2  parti) Prima
La mia vita privata scorre invece su un doppio binario, come Giano bifronte mi trovo ad avere più anime con cui convivere. E ciò a iniziare dalle estati dal 1933 al 1939 nelle quali mio padre m’invia per un mese ad Anzio nella colonia marina della società ove lavora, condotta da suore che ci fanno recitare un mare di preghiere e ci affliggono con la lettura di brani lacrimosi di “Senza Famiglia” e “Dagli Appennini alle Ande”, ed esaltano di continuo la purezza (che è? boh!) di San Luigi Gonzaga il quale, col metro di oggi, dovrebbe essere un bel po’ finocchio, e ciò mentre le vicine colonie dei balilla, oltretutto gratuite a differenza delle prime, che avrò modo di frequentare anch’io, fanno sfoggio di intraprendenza e vitalità. Come non bastasse, tollerando la mia età infantile, per i primi due anni mi fanno partecipare anche al turno femminile, nel quale mi trovo senza un vero amico. Comunque nella colonia di Anzio ci vado volentieri ma quelle della G.I.L. sono altra cosa. Un ricordo dell’ultimo periodo è la presenza di tanti soldati albanesi, allora mezzo-italiani, acquartierati in una caserma vicina, alcuni dei quali in certe ore pregano in maniera strana sulla spiaggia (e dopo vanno a scolpire donne nude sul costone di creta fronteggiante il mare), con le suore che si fanno segni di croce e ci dicono trattarsi di infedeli, o pagani, coi quali non dovevamo parlare (erano musulmani). A completare le mie colonie, oltre Anzio e balilla, ci penseranno poi, come sempre, i parenti perugini disponibili e accoglienti, specie cugini-cugine a me coetanei. Aggiungo che a sei anni circa la mia mamma, con garbo e fermezza, m’inserisce nel giro dei pochi giovani che offrono i loro servizi alla chiesa privata della Madonna dell’Orto. Inizio così a collaborare a messe e funzioni col problema che l’unica mattutina è alle sei e trenta. Quanto mi pesa l’alzarmi ogni giorno prima delle sei, specie d’inverno, con gelo e buio ancora per un paio d’ore, tornare a casa e di corsa a scuola! Per fortuna sono tempi in cui non c’è la TV e la sera si va a letto presto, ma il sacrificio resta ed è grosso. Comunque mia madre è con me e ciò mi conforta e ci accomuna. Devo dire che le suore mi offrono ogni giorno una colazione con caffè-latte e un filoncino, la domenica cioccolato e maritozzo, e ciò con i tempi che corrono non è male; senza considerare che a casa, i miei ignavi, ripeto la colazione mattutina. Il cappellano, anziano monsignore di campagna, proveniente da un paesino della provincia laziale, mi prende a benvolere, mi aiuta negli studi e, a volte, m’invita a pranzare nel suo appartamento interno all’Istituto, con i cibi preparati dalle suore. Andiamo anche a prendere acqua minerale alla fonte Egeria, non ancora industrializzata. Mi meraviglio quando per l’effetto diuretico egli si apparta, non troppo, per fare pipì, ma allora quel coso l’hanno anche i preti? Sono quindi come gli altri? Era questo un problema che non mi ero posto!  La difficoltà è poi che il cappellano è anche il confessore di noi ragazzini e mi riesce difficile esporgli atti e fatti banali, svoltisi nell’ambito dei balilla, emerite lenze, dei giovani del quartiere che non sono dei santi, e della scoperta disordinata del sesso, mai affrontato da lui o altri, tentato rovinosamente nella GIL. La sua specialità è il chiedere sempre, a me e a tutti, sul finire della confessione, conferma o meno d’infrazioni sessuali solitarie, le uniche ritenute degne del fuoco dell’inferno, col risultato che più volte ci spinge a non dire la verità, aggravando la nostra coscienza di un altro peccato. Una volta confesso di avere collaborato, solo con la presenza e su direttive altrui, al sequestro di pacchi dell’Osservatore Romano, giornale Vaticano, che aveva scritto qualcosa di critico verso il partito e il Duce (erano matti?). Il Cappellano mi corre ancora dietro e m’imporrà poi un’umiliante pace, con una penitenza dura e crisi della mia coscienza religiosa, fascista, personale (così mi accorgo di averne tre). Data l’età, comprendo poco le leggi razziali del 1938 anche perché per ora non ho amici ebrei (no, uno ne ho, ma non l’ho mai considerato diverso, altri ne avrò in seguito), e il problema mi sembra lontano, come non dovesse interessarmi. Penso che se il Duce abbia agito così i suoi motivi l’avrà avuti, inoltre in parrocchia borbottano che gli ebrei si meriterebbero di peggio in quanto pretesero la morte di Gesù Cristo, e per questo sono stati maledetti (alla faccia della bontà e carità cristiana). ..... 

Probabiliter  Le “Giornate della Tecnica” 
Probabile che molti anziani le rammentino 
Accenno ad una iniziativa scolastico - divulgativa di quando frequentavo le professionali, ricorrente ogni anno, cioè la “giornata della Tecnica”, organizzata negli Istituti commerciali, industriali, meccanici, navali, delle tante specializzazioni del mondo del lavoro, ove si esponevano le attività, il lavoro e capacità dei giovani alunni.  Per noi era un evento che attendevamo e apprezzavamo. La giornata ufficiale era una, seguita da una seconda, una terza e a volte di più, anche una settimana, coi lavori degli allievi che rimanevano poi esposti per più tempo e la possibilità di fare visite oltre il previsto, se accompagnati dai professori o dai capi GIL. Non si può immaginare cosa vi si trovava quanto a novità e avanguardia del momento, per la quasi totalità progettato, costruito, elaborato da noi, con l’assistenza degli insegnanti. Io, oltre ad essere impiegato come interno alla mostra del nostro Istituto, dedicavo un paio di giorni per visitare a modo mio quelle del Duca d’Aosta, con le sue sezioni di orologeria, meccanica fine, fotografia, meccanica classica, con tutti i capo - lavori prodotti dagli allievi, nonché dell’Istituto Carlo Grella, con la sezione meccanica pesante i cui allievi, durante le visite, lavoravano alle fonderie e officine nel metallico fuso e lavorato, oltre poi la parte aeronautica, con l’esposizione di motori stellari e in linea sezionati, smontati, interi, nonché, in un padiglione proprio, addirittura un ricognitore Ro - Foker anni venti, che noi sfioravamo con le dita salendo sulla scaletta per ammirarne l'interno e figurarci di essere librati nel cielo. Non erano da sottovalutare anche gli Istituti Commerciali. Nel nostro la sezione merceologica esponeva vasi, teche, cartoni e un’infinità di prodotti con cartellini e note esplicative preparati dagli alunni, nonché una sezione chimica ove, presenti piccoli apparati in funzione, gli allievi spiegavano le reazioni in essere. C’era il settore aziendale ove si mostravano i sistemi di contabilità redatti per lo più a mano, con informatori disponibili (ci fui anch’io). Poi le novità quali le registrazioni a ricalco manuale, doppie e triple le quali, con un’unica scrittura, registravano giornale, clienti e mastro, nonché quelle con macchine elettro - meccaniche a totali e subtotali tramite totalizzatori appositi. Si aggiungevano l’elaborazione delle schede IBM trattate per la perforazione dalle giovani italiane, pur se mancava l’elaboratore, presente però in gigantografia (allora un CED occupava più di cento metri quadri, pur avendo possibilità pari si e no ad un odierno Personal). E’ bene sapere, e mi ripeto, che i principi di Bit, Byte, elaborazioni, erano tali oggi, mancava la miniaturizzazione allora non possibile, inesistente.  In queste giornate ebbi modo di entrare in confidenza con Marcello Mastroianni, il futuro attore cinematografico, allievo al Carlo Grella che, in divisa da moschettiere, ci spiegò più cose sulle fusioni a getto e sull’aereo da ricognizione. Io lo conoscevo già per la sua presenza in parrocchia e oratorio (ah! la commistione Duce - Chiesa!), ma era d’un paio d’anni anni più grande di me, cosa che da adulti si fa’ poco caso ma da ragazzi è differenza notevole. Eravamo comunque in buona amicizia, lui più con mio fratello e io con Ruggero, il fratello minore, il quale diverrà il montatore dei i suoi film. Questa comunanza durerà anni. Marcello lo presentai a mia moglie e l’ultimo saluto ce lo demmo in un ristorante di Trastevere, ove l’incontrai sofferente (poco lo rividi ai funerali in Campidoglio). Alle giornate della tecnica non partecipavano ginnasi e licei perché cosa avrebbero potuto esporre di realizzazioni? esercizi di greco e latino? Per noi dell’indirizzo Professionale quelle giornate erano importanti e le attendevamo con ansia.  Anche la Gioventù del Littorio le teneva in considerazione e tutti, con l’occasione, indossavamo divise con qualcosa di nuovo e vistoso. Le mostre le consideravamo un impegno e uno sprone a far meglio e di più, perché questo era l’intendimento della scuola, di Pavolini, Bottai, Gentile, del Duce, il promotore del tutto. Dopo una vita ho portato mia moglie all’Istituto Carlo Grella (oggi Galileo Galilei, Carlo Grella era un fascista) in una visita guidata. Sono rimasto incantato a rivedere e riconoscere quanto conoscevo, assieme ai lavori degli allievi d’un tempo ancora presenti. No, il Ro - Foker non l’ho trovato, se l’è ripreso l’aeronautica. Non ho potuto condurla al mio Istituto commerciale che esponeva cose egregie in contabilità, meccanografia, merceologia, chimica, perché il tipo di studi e la volontà dei presidi successivi non ne hanno consentito la conservazione. Le Giornate della Tecnica restano un bel ricordo e vorrei che i detrattori della scuola del Duce ne avessero visitata almeno una. Mi spiace ma quella di figli e nipoti è stata dal mio punto di vista alquanto carente sia nello studio che in cento altri aspetti.

Consideratio: 
Note estere sul nostro Miracolo Economico (con Istituzioni e uomini tempi del Duce, qualsiasi scelta politica poi fatta) 
1° inserto sulla formazione del debito pubblico odierno 
Lo storico britannico Eric J.E. Hobsbawm nel volume Age of extremes 1914-1991 definì il 2° dopoguerra una nuova «età dell’oro», mettendo in evidenza che si trattò di anni di «straordinaria crescita  e trasformazione sociale, che modificarono la società più di qualunque altro periodo»La definizione pare particolarmente centrata per l’Italia: questa, infatti, tra il 50 - 60 conobbe un periodo di crescita economica accelerata (detto boom), che ne trasformò in maniera profonda il volto, passando da Paese agricolo a una delle principali potenze industriali dell’Occidente. Un altro storico britannico, Paul Ginsborg, ha scritto che in quel periodo «il paesaggio rurale e urbano, così come le dimore dei suoi abitanti e loro modi di vita, cambiarono radicalmente». Ciò costituisce ancora oggi oggetto di studio nelle università di tutto il mondo. È sufficiente, infatti, una breve analisi per rendersi conto dell’importanza di un periodo della storia italiana che presenta molti aspetti ancora da studiare. In Gran Bretagna la International history of the twentieth century and beyond – parla di uno «straordinario successo italiano», che ebbe profonde ripercussioni non solo sull’economia e la società italiane, ma anche sulla politica europea, visto che contribuì a fare dell’Italia una della nazioni che più contribuirono al processo di creazione della Comunità economica europea e di integrazione fra gli Stati. In Francia, la Histoire économique et sociale du XXe siècle dell’Università di Montpellier, riferendosi alla situazione italiana nel 2° dopoguerra sottolinea il pragmatismo che accomunò i protagonisti del processo di ricostruzione, e si sofferma in particolare sulle figure di Luigi Einaudi – promotore nel 1947 di un’importante riforma monetaria – e di Enrico Mattei – che portò avanti strategie spregiudicate e innovative. Negli USA, Iván Tibor Berend, dell'University of California)  nel suo libro An economic history of twentieth-century Europe: individua i settori trainanti dello sviluppo italiano nelle industrie che fabbricavano automobili, elettrodomestici, mobili e macchine per ufficio, prodotti che in breve divennero un punto di riferimento a livello mondiale sia per le innovative soluzioni tecnologiche sia per la qualità della progettazione e del design. Ed è proprio lo studio dell’attività dei maestri italiani dell’interior e dell’industrial design, dei loro stili e delle tecniche impiegate nel realizzare oggetti d’arredamento e macchine, il tema che maggiormente continua ad affascinare gli studenti dell’UCLA, ma anche di numerose università straniere, dall’Europa all’Asia.


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4 comments:

Francesco said...

Cari amici e lettori, inizio una rubrica che scotta, il debito pubblico italiano, come l-ho vissuto e sopportato. E pensare che nel 1958 avemmo la Lira come esempio di solidità e serietà monetaria, assieme al suo corollario, cioè l'economia.

rugiada said...

Buongiorno Francesco. Roberto. Ariel e tutti!
Piu' che per il credo ti sacrificasti per la colazione, giusto?
Cosa è successo all'economia odierna non abbiamo piu' menti con idee e propositi per risollevare la nazione? Non ci credo. Buona giornata a voi.

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella, Ariel e tutti. Senza la pletora di distrazioni presenti oggi (TV, internet, Ipod e quant'altro), tu e i ragazzi del tuo tempo eravate padroni del vostro tempo e del vostro cervello, e lo facevate lavorare per creare da voi i vostri interessi, non subendoli passivamente come oggi. E i risultati si vedono... Circa l'economia, devo ammettere che non ne capisco molto, ma credo che oggi la nostra catastrofica situazione dipenda essenzialmente da tre cose: 1) la corruzione eletta a sistema; 2) una burocrazia che soffoca con lacci e laccioli qualsiasi tentativo di investimento; 3) il senso del dovere ormai scomparso. Tutto qui. E in questo modo non si va da nessuna parte... Francesco, ci vediamo oggi pomeriggio: a dopo!

Francesco said...

Bgiorno amici. Mary'S la bontà e la munificenza delle suore mi comquistarono, lo ammetto. Sulla fine anni 30- primi 40 per una colazione filoncino fresco, zucchero, caffellatte, Domenica cioccolato e maritozzo, mi sarei alzato anche alle 4 di mattino, si trattava di una piccola fortuna da non lasciarsi scappare. Poi, va bene, anche la fede ebbe soddisfatte le sue esigenze. Roberto, per quanto mi dici concordo in pieno. Non esisteva nulla di nulla del tecnologico mediatico odierno che ti monopolizza cervello e vita, veramente mancavano pure i telefoni, riservati a una élite ridotta e danarosa. L'unico svago, se così può dirsi, erano le voluminose radio casalinghe, per chi le aveva, riservate però ai giornali radio e una penosa programmazione spft per adulti, quasi zero per noi ragazzi. Ciò premesso, come dici, il tempo a disposizione non mancava (parlo di quello extra GIL) e, stante la nostra vivacità operativa, ci sbirrazzivamo in tutto, sia in campo meccanico-elettrico, sia mentale, studio e letture. Ciao