Tuesday, October 16, 2018

Ottobre 17 2018 Mercoledì. n° 2714 + 18 NS  (nuova serie). Pensiamo positivo. 
Recordatio 
          Anni 30-40 , GIL (Gioventù del Littorio) e altro
Esamino ora gli aspetti della vita nel campo delle organizzazioni giovanili, della chiesa e infine in famiglia, cioè al di fuori della scuola, anche se da considerare a queste parallele. Il far parte dell’O.N.B., Opera Nazionale Balilla, creata nel 1926, variata nel 1937 in G.I.L. Gioventù Italiana del Littorio, è obbligatorio. L’inquadramento inizia presto (Figli della Lupa), prosegue nelle elementari alte (Balilla), medie (Moschettieri), superiori (Avanguardisti), nell’Università (Giovani Fascisti e Premilitare), così per le ragazze. Io inizio come Figlio della Lupa prima e balilla-esploratore poi, quelli che hanno assegnato il bastone a puntale già usato dagli Scout, organizzazione appena sciolta e inglobata nell’Opera Balilla. La sede di raduno, il sabato pomeriggio, è la palestra di una scuola in via Sannio, ove vado e torno a piedi. Passiamo così qualche ora a marciare su e giù nella via cantando Giovinezza e Fischia il Sasso. A volte partecipiamo a manifestazioni ove siamo sfottuti dai balilla moschettieri che ci considerano lattanti. Passo infine Balilla. Di questo periodo ricordo l’arrivo di Hitler a Roma, alla stazione Ostiense, rinnovata con le vie dei Trionfi e Impero, illuminate entrambi, assieme al Colosseo, con centinaia di bracieri a piatto e a braccia. In un certo senso ci resto male perché ad accogliere Hitler ci va il re con la sua carrozza e non il Duce. Non bastasse il papa, Pio Undecimo, se ne va a riposare a Castelgandolfo per non vedere il Fuhrer, cosa per noi inaudita! Nello stesso periodo Roma si riempie di balilla e avanguardisti figli d’italiani all’estero o nelle colonie, accolti in alcune tendopoli (campi Dux). Giunge pure un elevato numero di soldati di colore, eritrei, somali, libici (Ascari, Dubat, Meharisti, Sphais…), che partecipano alle sfilate per la proclamazione dell’Impero. Poi, con le scuole superiori, divengo per tre anni moschettiere presso la scuola Moneta, che è una delle sedi della LIV legione; a seguire ci sarà un quarto anno presso la Duca d’Aosta in via Taranto, sede della XXVI legione. Con l’ultimo periodo diverrò avanguardista in un reparto con base in Via Ruggero Borghi, nella scuola oggi Laura Mantegazza. Infine tutto cesserà con gli eventi che dal Luglio 1943 defenestreranno il Fascismo. Sia la LIV sia la XXVI legione, fra le più importanti romane, sono utilizzate come rappresentanza nelle cerimonie del regime. Il mio reparto è comandato da un sottotenente giovane, raffinato (anche troppo) e da un sottocapo di due anni più di noi, esigentissimo quanto a disciplina e organizzazione. Con lui basta poco per prendersi un ceffone o finire in cella di punizione (stanzino scope). Entrambi partiranno volontari in guerra, il tenente come carrista in Libia e non ne sapremo più nulla, l’altro con la RSI, ucciso a Caluso (To) dai partigiani, si chiamava Raffaele Galluzzo, ventenne, (per lui ne faccio il nome). Sono fiero del mio moschetto 91 ridotto, della divisa con cinturone e giberne in pelle (finta), degli scarponi che mio padre mi acquista ma si rifiuta di rafforzare con chiodi e ramponi, facendomi passare per uno screditato “gelsomino”, finché non riuscirò a comprarne un paio di quelli d’ordinanza, cioè più serio. Divengo caposquadra e, fra l’invidia degli altri, comando anche un manipolo di piccole italiane, ove una di loro è la nostra e mia passione. Siamo convocati il sabato pomeriggio e, a volte, saltando le lezioni, anche di mattino (sabato fascista) e Domenica pure. Facciamo marce col moschetto in spalla raggiungendo mete lontane, come il Foro Mussolini, tredici chilometri o Frascati, diciotto. Per fortuna all’arrivo troviamo un piatto di minestra e uno sfilatino con la mortadella. Il ritorno si svolge in tram, trenino, o autocarri 18BL della 1° guerra mondiale. Se piove ci si bagna, la marcia si sospende solo per i temporali. Monto turni di guardia agli ingressi della scuola, facciamo esercitazioni con le armi, sfilata, canti, marce, studiamo cultura fascista. Sono di uso corrente prove pericolose per temprarci carattere e resistenza. Non posso chiamarle giochi. Come il disporci in circolo e afferrare al volo il moschetto lanciato dal balilla sulla sinistra rilanciandolo sulla destra, mentre all’opposto ne è già in arrivo un altro, e ciò in cadenza ritmata da un tamburo che accelera gradualmente il battito; pur trattandosi di esercizio a dir poco preoccupante (l’arma pesa un paio di chili), mai ho visto accadere qualcosa di veramente traumatico. Altra prova è quella dello schiaffo spartano, dello stare cioè sull’attenti, a coppie, un balilla di fronte l’altro, e poi dare o ricevere un ceffone sempre più consistente e senza lamentarsi, per dieci volte. Ma cosa è ciò al confronto degli studenti tedeschi che si battono a sciabola, procurandosi pure ferite al viso? (mi pare l’esercizio si chiami Mensur). Non commento la formazione sessuale, solo verbale, della nostra tenera età e la considerazione che si ha della funzione femminile nella vita (madri e sorelle escluse). Ho un trauma quando capisco qualcosa di ciò che i miei hanno combinato per far nascere me. Come ci resto male quando mio padre mi dice con la grazia d’un elefante che io sono al mondo perché un paio d’anni prima un altro fratello decise di non nascere più. E se fosse nato, non c’ero? E nascendo ugualmente che accettazione avrei avuto? Il primo vero esame di sesso l’ho al passaggio nei moschettieri (undici anni) quando i più anziani, con saccenza, mi chiedono quanti “buchi” abbiano le donne, ed io rispondo “tre” con tale prontezza che essi rimarranno perplessi nel dubbio di non conoscere bene l’anatomia femminile! Quando poi i reparti incrociano una ragazzina degna di considerazione, cioè tutte, si alza un boato di “a bbonaa!” stucchevole, sempre quello. D’inizio penso ci si riferisca solo alla morale. Siamo impegnati sovente in cerimonie pubbliche, vedo così Mussolini, Hitler, il Re, Ciano, i ministri tedeschi Von Ribbentrop, Goering, l’ambasciatore giapponese Matsuoka, Bottai, Starace, Balbo, Muti, Antonescu, Pavelic, molti altri. Le legioni LIV e XXVI non si perdono un arrivo di personaggi o manifestazione, e ne siamo orgogliosi.   Ci incontriamo con i ragazzi della Hitler-Jugend, partecipiamo alle inaugurazioni di Acilia, Pomezia e altri borghi pontini. Passiamo periodi nei campi Dux romani e foranei. Le nostre bande musicali e fanfare, composte di trombe, ottoni, tamburi, sono fra le più quotate della G.I.L.; esse, guidate da abili maestri e mazzieri, ci accompagnano negli spostamenti nonché, sovente, si esibiscono in pubblico. Siamo presenti alle leve fasciste con manovre e sfilate nello stadio dei marmi e in quello nuovo della G.I.L., che diverrà l’attuale del calcio. Sono scelto per partecipare ai Ludi Juvenilis (giochi della gioventù) e, per un paio di volte, ai Littoriali “minori” (derivazione culturale dei Ludi), ove svolgiamo temi e poetiche sul fascismo (ai Littoriali “maggiori”, svolti ogni anno in una diversa città, partecipano i più adulti dei GUF, fra i quali diversi intellettuali divenuti poi ferventi comunisti). Prendo parte alle raccolte della lana e metalli per aiutare l’Italia in guerra, oltre riviste e libri per i soldati al fronte,ci pensiamo superiori in tutto (ovvio che sbagliamo). Abbiamo conquistato l’Abissinia, l’Albania, vinte le sanzioni, il comunismo in Spagna, abbiamo una chiesa che pensiamo erroneamente a noi soggetta, vinciamo il campionato del mondo di calcio, voliamo in America, al polo nord, conquistiamo primati aerei, automobilistici, navali, gli emigranti italiani sono fieri della nuova Italia, abbiamo vinto la battaglia del grano, bonificate le paludi pontine, colonizzato la Libia, abbiamo potenti flotte aeree e navali, un esercito importante, il raggio della morte (?), la televisione (per noi tutto inventato da Marconi), la metropolitana, l’E42 per l’esposizione universale del 1942 (o dopo, una volta vinta la guerra), come non essere fieri di essere italiani? Non ci preoccupiamo delle dicerie che l’Italia sia un paese povero. Abbiamo la lana ricavata dal latte, il ferro che estraiamo con apparati magnetici dalla sabbia di Ostia (oltre dalle miniere dell’Elba, già sfruttate da etruschi e romani) e della raccolta rottami. Le auto vanno a gasogeno, con carbonella o legna, anche a metano di cui dovremmo averne nella valle padana. Per il carbone c’è la torba sarda, per l’alluminio le miniere d’Istria. Senza contare l’elettricità data dalle cascate e dighe alpine. E che dire degli pneumatici sostituiti con cerchioni di acciaio ammortizzati all’interno? E del karkadè abissino o del surrogato Kneipp sostituenti tè e caffè? e le polveri con le quali si ha l’olio o il surrogato delle uova? Ci fossimo chiesti se tutte queste cose, con possibilità di produzioni scarse e utilità pressoché nulle, non fossero state solo ripieghi tesi a sopperire ciò che non c’era. Per chiudere la panoramica mi piace ricordare l’inaugurazione di un borgo pontino, con i nostri reparti schierati, la fanfara che suona Giovinezza e il Duce di fronte al mazziere. Il balilla, paralizzato dall’emozione, quando lancia la mazza non riesce a riprenderla, facendola cadere per fortuna ai suoi piedi, poteva essere sulla sua testa. Lo sgomento è superato dal comandante che lancia urlando il “saluto al Duce fondatore dell’Impero!”

Probabiliter
Confusione al Foro Mussolini (forse i ragazzi della Hitler - Jugend si sarebbero comportati diversamente).
E’ un episodio leggero, penso simpatico. Siamo ancora in pace e ci troviamo al Foro Mussolini nello Stadio dei Marmi, le cui statue virili accolgono compiaciute la Gioventù del Littorio. Ci sono tutte le categorie della GIL, Figli della Lupa, Balilla, Moschettieri, Avanguardisti, Giovani Fascisti, Giovani Italiane, oltre fanfare, bande musicali, tamburini, tamburi imperiali, cantori d’ogni età, anche civili. Con nostro interesse ci sono le Piccole e Giovani Italiane, oggetto delle nostre chimeriche brame, nonché le accademiste di Orvieto, più grandi e spicciative, pronte a rifilarci qualche sberla qualora gli avessimo mancato di rispetto. Sulle gradinate, di fronte il podio, siedono i tanti che canteranno “Giovinezza” e “Sole che sorgi”. Sugli spalti e nelle curve migliaia di invitati attendono l’arrivo del Duce. Il sole picchia, qualche balilla non si sente bene e viene rinfrescato con una spruzzata sul viso e una bevuta di acqua resa viscida con un po’ di sale (in seguito s’inventeranno il Gatorade). I disturbi da Sole sono più numerosi fra le ragazze ed è una corsa dei balilla della sanità per portarle in infermeria e poi a dirci di averle palpeggiate in ogni dove, con nostro vivo interesse.  Così, preceduto da Ettore Muti, nuovo o prossimo segretario del PNF, ecco il Duce con un pezzo grosso tedesco (Von Ribbentrop? Goering? Goebbels? non ne sono certo). Le fanfare attaccano Giovinezza e dagli spalti si levano grida di giubilo. Muti presenta la forza al Duce che spicca contro il cielo e Monte Mario, almeno per noi dal basso. Infine, mani sui fianchi, voce possente, gesti decisi, ci ricorda che siamo i figli della nuova era e un avvenire luminoso ci attende in Patria e nel nuovo Impero. Al fianco c’è il tedesco. Poi il Duce, Muti e gli  altri scendono, passano in rivista il drappello d’onore, mentre squillano le trombe. Noi siamo incavolati in quanto il reparto di rappresentanza pare venga dalla scuola del Nomentano frequentata dai figli del Duce (almeno così dicono) e se ciò fosse non è giusto, i meglio di Roma siamo noi della 54°, seguiti solo dalla 26° (questo coi nostri parametri, per gli altri era l’inverso). Ed ecco l’imprevisto. Dalle prime file ove sono i Figli della Lupa qualcuno di loro, come altre volte, non ce la fa a stare sull’attenti e corre verso il Duce, traversando uno dei passaggi disponibili.  Lui si ferma e osserva severo i piccoli transfughi, ma qui avviene il caos. In un batter d’occhio i dieci diventano trenta, cento e più, vari reparti si sciolgono come neve al sole e tutti si sporgono dalle transenne, o cercano di superarle urlando “Duce - Duce”. Umanamente lo spettacolo è edificante, come disciplina no, ben se ne avvedono tutti, oltre il Duce che fa’ modesti cenni di stare calmi. Il tedesco guarda attonito (succederà altrettanto con i soldati nel 1942, in Russia, quando una grande unità, la divisione Monterosa, in occasione della sua visita, l’assedierà festosamente presente un allibito Hitler). Il caos cresce e non può essere tollerato. Noi siamo presenti con una Coorte rimasta al suo posto. Allora il comandante, d’accordo con quelli di altri reparti, da’ ordine con voce stentorea: “ Prima centuria per tre, lato destro del Duce, seconda lato sinistro, terza sul fondo, fanfara, inni ”. In pochi secondi ci schieriamo ai tre lati della massa dei fuori posto (il quarto sono le transenne), indi la prima fila porta il moschetto sulle ginocchia, creando una barriera continua, le altre lo tengono a fianco e, stringendosi, si riduce il folto gruppo degli irregolari a un blocco compatto. Gli altri reparti si dislocano in più punti della spianata per non far notare troppo i vuoti di quelli disciolti. Il comandante si porta poi di fronte ai balilla e, come sempre, urla un paio di volte a tutta voce: “balilla fuori rango At - tenti” e tutti si fermano e: “Balilla! disciplina! moschettieri armi in alto! Eia Eia Eia” e noi all’unisono “Alalà” con le braccia destre levate col moschetto. Poi: “Balilla, Saluto al Duce fondatore dell’Impero”, con risposta “A Noi!”. Dopodiché saluta Muti e presenta la forza. Tornata la calma tutti fanno la faccia seria ma si vede che sono soddisfatti, anche il perplesso tedesco. Il Duce risponde al saluto, sosta più volte e si allontana col seguito. Non commento cosa avremmo voluto fare a quei balilletti dei quartieri ”in”, ai quali avevamo promesso cose irriferibili. Anche noi riformiamo i ranghi e il comandante ci dice che quei pariolini bisognava solo compatirli; che ne sanno di vera disciplina, obbedienza, abnegazione? Rientriamo pensando di aver fatto cose da guerra di Troia, mentre non era  successo altro che un’anomala e modesta invasione di campo. Riteniamo pure che il Duce abbia notato che i reparti i quali hanno risolto il tutto sono quelli della LIV, la legione migliore della del Littorio, con le scatole che più grandi non si può. Dall’inserto è derivata la richiesta di saperne più sui nostri impegni, allora: Il Sabato Fascista. Il Sabato era una giornata dedicata alla Gioventù del Littorio, cioè ai Figli della Lupa, balilla, moschettieri, avanguardisti, giovani fascisti, premilitare, man mano che l'età saliva. L’impegno partecipativo era d’obbligo e, di norma, lo accettavamo di buon grado. Quanto detto per i maschi è a valere anche per le Piccole e Giovani Italiane. Il mattino si frequentava anche la scuola, magari con orario ridotto, ma non mancavano le volte che gli impegni occupassero l'intera giornata, ciò con nostro gaudio, specie se erano previste interrogazioni. Cosa facevamo nelle adunate? Molto di tutto. Movimentazioni interne e esterne, addestramento con le armi, analisi di argomenti di cultura fascista e militare già studiati a scuola o di attualità, esercizi - giochi spesso impegnativi. Poi, con buona ricorrenza, marce nelle campagne vicine, o cittadine, borghi, frazioni nell’area romana. Proseguo con la partecipazione a manifestazioni, sfilate, rappresentanza per personaggi e ospiti illustri (Re, Hitler, ambasciatori, Papa, ministri). Ometto le volte che al nostro daffare si accompagnava la presenza del Duce,  considerata tale una elevata e ricorrente normalità. Poi collaborazione in servizi, assistenza mostre, presenza a inaugurazioni di nuove città, saggi e esercitazioni ginniche, Ludi Juvenilis, Littoriali. Quando occorreva il nostro Sabato si estendeva alla Domenica, e ciò accadeva con una certa frequenza. L'occupazione di altre mattine era rara, pur se non assente. Le uscite esterne comportavano a volte lunghi tratti da percorrere a piedi di dieci, quindici chilometri, anche venti e più (nostra sede - Foro Mussolini, Frascati, Castelfusano, Ostia e ritorno in tram, bus, autocarri. Per il Foro a volte anche il ritorno avvenne a piedi). Quando eravamo occupati l'intera giornata ci davano il rancio all’interno o all’esterno delle sedi (guai chiamarlo pranzo), a base di minestra o pasta asciutta, poi l’eterno pane e mortadella, a volte fagioli e salsicce o formaggio.  Se c’era merenda si basava su pane e marmellata, o formaggino per i piccoli e piccole, pane e mortadella, salame o formaggio per i grandi. Le varianti erano pressoché inesistenti, da bere solo acqua salvo, saltuariamente, qualche gassosa, aranciate non ne ricordo. Qualora l'impegno riguardava la Domenica tutti a messa inquadrati e in divisa, si doveva andar d'accordo col Papa o no? e allora squilli di attenti e presentat - arm all'elevazione (presentare le armi al Padreterno? alla Madonna? penoso!). Questi erano i nostri giorni, più o meno pesanti e gradevoli, comunque non negativi. Per chi li prendeva ben disposto erano stupendi, se controvoglia si trattava di rotture di scatole. Non so come li vivrebbero i giovani d’oggi. 

Consideratio
Da oggi, se le cose non cambiano, il mio PC non accetta messaggi nella Tag di colloqui veloci. Quale virus malefico di sia inserito nei programmi ancora non so. Comunque avvio il mio pour parler utilizzando l'opzione "Commento" posta in fondo all'edit giornaliero. La procedura è semplicissima, un click e stop. Stranamente questo azzeramento della Tag non funziona con l'Android del mio cellulare, ove tutto può essere svolto come prima, però l'uso del cellulare mi comporta difficoltà notevoli. Quindi il mio invito è di utilizzare questa possibilità. Dai! Apro i commenti io con un saluto, voi seguitate a dire la vostra. 
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6 comments:

Francesco said...

Buongiorno e buona lettura amici. Per scrivere ciò che volete basta un click sulla voce sottostante "post a comment" poi, terminato l'intevento, altro click sull'ultima di questa opzione, cioè "Publish your comment", evidenziata pure in colore magenta. Ciao

Francesco said...

Stiamo lavorando con mio figlio per il ritorno alla normalità circa la riattivazione della Tag colloqui veloci. Non dovrebbe essere un grosso problema. Nell'attesa della soluzione vi prego di utilizzare il "Leave your comment" del blog come sopra indicato.

Francesco said...

Per facilitare le risposte ho disposto il "Leave your comment" già pronto per scrivervi. Quindi nessun click d'inizio ma solo al termine dell'intervento sull'ultima riga sottostante, ove è evidenziato in magenta "Publish your comment".

rugiada said...

Buongiorno Francesco. Roberto. Ariel e tutti. Ancora devo prendereci la mano a scrivere qui. Anche oggi post interessanti che ho letto con piacere. buona giornata a tutti.

Roberto said...

Ciao Francesco, Maristella, Ariel e tutti. Francesco, speriamo che la situazione si normalizzi presto: si deve dire che Alberto - e meno male che c'è - è impegnato un bel po' con noi... Leggendo i tuoi racconti dell'impegno con l'ONB prima e con la GIL poi rimango sempre affascinato, con una sensazione di coralità, partecipazione, maturità e orgoglio che oggi non esistono più. E' intollerabile il pensiero che tutto questo sia stato sporcato senza rimedio dalle leggi razziali: è inevitabile, il pensiero corre sempre lì. Oltre che un orrore, fu una vera schifezza morale...

Francesco said...

Buongiorno Maristella e Roberto. Si MARY's faccio il pox affinché gli inserti del Blog siano intererssanti. Li scelgo, li rileggo, li correggo, li integro se necessario, e tutto ciò, credimi, impegna non poco del mio tempo libero che, per la maggior parte devo dedicare a mia moglie che non sta bene. Caro Roberto, quanto ho apprezzato i tuoi termini coralità, partecipazione, maturità, orgoglio! non potevi esprimerti meglio. Circa le leggi razziali c'è poco da dire, furono una immensa iattura anche per molti del top dispositivo fascista. Ricorda però che lo scopo principe, ebrei un momento a parte, era la regolazione dei bambini coloniali che la nostra armata procreò i quali, come paternità, erano nostri cittadini. Anche questo scopo ovviamente è ingiusto ma fu un problema che si trasferì dopo poco al Negus, che ebbe problemi. Chiare tracce di ciò l'ho viste questi gg in TV con la ns visita alle autorità abissine. Ben si notavano in alcuni esponenti non giovani tracce evidenti di italianità.Ciao